82. OLTRE L'OCEANO

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"OLTRE L'OCEANO"

«Tesoro, vorrei portarti in un posto» mi disse all'orecchio durante quell'abbraccio.

«Sì certo, quando vuoi» gli comunicai e scostandosi da me, notai che aveva uno sguardo serio sul viso.

«Ora» pronunciò a tono secco, guardandomi fisso negli occhi.

Mi sentii in soggezione per colpa di quella sua espressione, ma ad ogni modo mi mossi verso l'armadio. «O-okay, dammi due minuti per vestirmi.»

Annuendo anche lui cominciò a cambiarsi, indossando una delle sue solite tute sportive. Io invece tenni la sua felpa sopra ai leggings neri che mi ero portata dietro dall'Australia, per poi uscire dall'appartamento.

Camminammo per le vie di San Francisco senza fiatare, io mi limitavo a seguire i suoi passi non sapendo ovviamente dove stessimo andando, mentre lui guardava fisso davanti a sé. Sembrava sicuro di quello che stava facendo, ma percepii una nota di esitazione. Notavo quando era teso, respirava come se dovesse pensarci e non come se fosse una cosa naturale. Era una cosa quasi impercettibile, ma passando mesi e mesi al suo fianco lo si riusciva a capire e non era esattamente un buon segno.

Samuel doveva conoscermi, non sopportavo non sapere la meta, la mia curiosità era difficile da controllare, ma per non fargli cambiare idea dovevo trattenermi a più non posso dal fare mille domande. Tutto ai miei occhi sembrava allo sbaraglio e se non fosse per il fatto che mi fidavo di Samuel più di quanto potessi fidarmi di me stessa, avrei avuto timore. Era silenzioso e fin troppo pensieroso per essere il solito burlone. Non lo riconoscevo, da quando aveva messo piede in questo continente non era lo stesso di sempre.
Quante sfumature poteva avere Sammy? 
Di quali colori era dipinto il suo passato? 
Ero in continua ansia e in una continua paranoia che, davvero, avrei voluto battere la testa da qualche parte. 

Chissà cosa gli sta passando per la testa, mi persi a riflettere. Poi però mi credetti stupida. Forse mi voleva portare da Kayla. Forse voleva farmela conoscere. Oddio, e se dal loro incontro lui cominciasse ad avere dubbi su di noi? Magari amava ancora quella ragazza ed io ero un semplice rimpiazzo. No, Jared aveva detto che non era così, quindi di cosa mi dovevo preoccupare? Però esiste anche il ritorno di fiamma. Oh Dei, mi sentivo come mio fratello, paranoica. Non andava affatto bene, dovevo distrarmi, pensare ad altro.

«Sammy, ci vuole tanto?» chiesi cercando di alleggerire quell'aria pesante che aveva creato. Sembrava davvero di stare in una cupola oscura ed era strano che provenisse da lui.

«Non è vicino, c'è un po' di strada da fare a piedi, ma sinceramente non mi andava di prendere un taxi. Sempre se non ti dispiace.» 

Non si preoccupò nemmeno di guardarmi in viso, continuando ad aggiungere passi su passi lungo la via. Deviai lo sguardo dalla sua figura e scossi la testa. Era dannatamente difficile non riuscire ad accorgermi di quei piccoli dettagli, nuove espressioni, nuovi atteggiamenti. Era come se al mio fianco avessi un suo clone. «No, nessun problema, sai che mi piace camminare» ma dopo questa affermazione non aggiunse nulla, continuando a farsi i fatti suoi.

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