5. UN PAZZO COL SOGNO DI CAVALCARE UN CANGURO

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"UN PAZZO COL SOGNO DI CAVALCARE UN CANGURO"

La mattina seguente mi svegliai tranquillamente sapendo che quel giorno non avevo lezione. Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi era Samuel che mi stava guardando con un sorrisino sul volto. I suoi pozzi azzurri quel giorno erano di un colore vivace simile al celeste e illuminati dalla luce che trapelava leggera dalle tende, come se si vergognassero a farsi vedere. Era un pensiero stupido, ma lui dava quella sensazione anche a me in un certo senso. «Ah buongiorno.»

Non riuscii a rispondere, ancora dovevo svegliarmi del tutto e gli feci un semplice cenno con la mano. Mi scompigliò i capelli e si alzò dal letto dirigendosi in bagno. Pensai che dormire con lui non fosse così male, io mi ero svegliata nella mia parte del letto e lui nella sua. In realtà non sapevo bene nemmeno io cosa potesse succedere, mi facevo dei problemi senza avere un motivo valido. Per colpa di Brooke e della mia sporca coscienza sottolineerei. Lui uscì dalla porta del bagno facendomi pensare che fosse passato troppo poco tempo, ma forse ero io che ero intontita e talmente immersa nel dormiveglia che sembravo morta sul letto. Chiusi le palpebre e riaprendole lentamente vidi Samuel togliersi la maglia, facendomi ammirare i suoi dorsali e girandosi a piegare la canotta per metterla sotto il cuscino, vidi anche i pettorali e l'addome.

Wow. Potrei morire felice ora.
Oh mio Dio.
No vabbeh, dico sul serio Scarlett, ma lo hai visto bene? È diventato un figo della madonna e per di più adesso dorme con te! Mi sento Angelina Jolie.

Quella vocina stava diventando come l'immagine cartonizzata di Lizzie McGuire, ma mi passò per mente il pensiero che la mia fosse decisamente più fastidiosa, rompipalle e assillante.

Non sapevo il motivo vero e proprio e neppure come fosse successo, ma talmente mi ero impressionata dal suo bel fisico che caddi dal letto cacciando un urlo. Lui mi venne subito incontro e si preoccupò all'istante. I suoi occhi erano seriamente in pensiero per me quando li guardai, oltre al farmi fare un tuffo nel passato, mi ricordò che aveva la stessa espressione quando mi vedeva cadere a terra con un ginocchio sbucciato. Al contrario di quelle volte in cui eravamo piccoli, quel giorno era venuto a soccorrermi senza la maglia. Poteva mettersi anche una canotta per la miseria.
No no, meglio così, credimi.
«Oich, non pensavo di essere così vicino al bordo del letto» pronunciai, grattandomi la testa.
Tsk, tutte scuse.
Sssth, ci sta credendo.

Lui scoppiò a ridere. «Che buffona che sei. Ti sei fatta male?» disse, mettendo in mostra le sue dannate fossette.

Lo guardai male per il nomignolo che mi rifilò al momento e scossi la testa, combattendo contro me stessa per non sorridergli a mia volta. «No, e rimarrò qua a terra ancora per un po' dato che non riesco ad alzarmi dalla modalità sonno. Mi passi il cuscino?» chiesi avendo tutta l'intenzione di rilassarmi sul pavimento fresco pur di farlo andare via per cambiarsi.

Senza ascoltarmi, mi prese in braccio e mi buttò sul letto come se fossi un sacco di patate, facendomi rimbalzare sul soffice materasso. «Ora sei comoda?» chiese, abbagliandomi con il suo sorrisone mattutino e portando le mani sui fianchi.

Quanto cazzo è bello?! Svengo.
Spalancai la bocca dallo stupore e cercando di non pensare a quelle stupide parole. «Se non mi avessi scaraventata sul letto come se stessi facendo il lancio del peso alla Donkey Kong ti ringrazierei.»

Samuel scoppiò a ridere, evidenziando le leggere fossette sulle guance. Si avviò nel mentre verso l'armadio, prese un paio di pantaloni grigi, una canottiera bianca e una camicia in jeans per poi iniziare a cambiarsi. Per non guardarlo - e per non sbavare - scattai come un felino in sala e accesi il televisore. Col telecomando continuavo a cambiare canale e sentendo Samuel chiamarmi mi voltai verso di lui con ancora il braccio teso verso la televisione, ma smorzando la mia attività di zapping. «Tu non hai lezione oggi?» Scossi la testa e lo vidi soffermarsi ad osservare lo schermo, come se cercasse di capire di che cosa si trattasse. In realtà non lo sapevo nemmeno io, ero più intenta a studiare la sua espressione. «Stai guardando un porno?» domandò in modo serio.

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