25. AC/DC

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"AC/DC"

«Ehi dormigliona, svegliati che è tarti!» sentii tuonare nelle mie orecchie.

Solo poco dopo che riuscii a connettere che ero sveglia - che si fa per dire - sentii Samuel che continuava a scrollarmi disperato. Mugugnai qualcosa, alzai la testa con la bocca impastata e le palpebre appiccicate una all'altra. No, non ce la facevo, quindi ributtai la testa sul cuscino.

«Dai Scarlett, svegliati!» insistette.

Feci un solo e misero verso, ero proprio stanca morta. La sera prima avevamo visto Harry Potter e i Doni della Morte, e tutti sapevano quanto duravano certi film: ore ed ore. Per di più Sam mi aveva avvisata che la mattina dopo non mi sarei svegliata, ma secondo voi io lo avevo ascoltato? Certo che no, infatti mi ritrovai incollata alle lenzuola come un koala stava incollato al suo albero di eucalipto. Il bello era che gli ribattevo dicendo che sarebbe stato lui quello che avrebbe dormito, mentre sarei stata io quella che gli avrebbe rotto l'anima di prima mattina.

«Ma poi, che soprannome è Scar? Insomma, è lo stesso nome dello zio di Simba, sei insensibile» affermò cercando di infastidirmi.

Sentendo quelle parole mi sollevai di colpo e gli tirai un cuscino in faccia, ma invece di incazzarsi cominciò a ridere di gusto, facendomi venire la voglia di tirargli anche l'altro. «Senti, innanzi tutto sono una femmina, al massimo zia.»

«Ma se la zia è ancor peggio!» esclamò tra uno sghignazzo e l'altro.

Alzai gli occhi sul soffitto non sopportandolo di già. «Vabbeh, e poi che ragionamenti fai?! Sei stupido o cosa?» sbottai.

Lui si alzò dal letto e mi buttò i miei vestiti addosso, anche perché per essere i suoi erano troppo piccoli.

Che carino, si è preoccupato nel trovarti dei vestiti decenti dal tuo armadio. Forza, ringrazialo.
Tu vuoi che faccia altro, di la verità.
Cosa vorrei volere, che gli salti addosso? Pfff, io che penso certe cose? Maddai...
Esattamente.

Guardai le robe che mi lanciò e vedendo dell'intimo in pizzo nel mezzo, mi bloccai nel pensare che aveva rovistato persino tra i miei reggiseni e le mie mutande. Non volevo crederci.

Che pervertito!
La cosa sta iniziando a piacermi.
Ma no! Perché dovrebbe ficcare il naso nelle mie mutande?!
È un uomo, non farmi certe domande, e poi anche io se fossi stata in te avrei rovistato nella sua roba.
Per trovarci cosa?
Sono curiosa di sapere se ha dei preservativi.
Ma perché?!
Non si sa mai.
Ma va al diavolo!

«Re Leone o meno, ti devi alzare. Sono le nove e mezzo, devi fare colazione e dobbiamo andare a Melbourne per il concerto. Quindi sbrigati nanetta» continuò a lamentarsi aprendomi la porta del bagno e guardandomi fisso negli occhi.

Sbuffai, pensando all'ora in cui dovevamo essere là. «Ma non è così tardi, insomma, è alle ventuno!» sbottai.

Lui, con aria seccata, mi venne in contro, mi prese per le braccia, mi trascinò in bagno, mi lasciò in piedi davanti alla soglia e nel giro di tre secondi mi ritrovai una cascata di vestiti scivolarmi addosso, di cui solo il reggiseno rimase appeso sulla mia testa. «Voglio essere lì in anticipo per non fare troppa fila bambinetta» e detto ciò chiuse la porta.

Lui in anticipo? E da quando?
Da quando ha una rompipalle di coinquilina come te.

Alzai per l'ennesima volta gli occhi al cielo e cominciai a farmi la doccia. Mentre passavo lo shampoo iniziai a perdermi tra i miei pensieri, tornando alla sera del mio compleanno. Appena scartai il regalo di Samuel, notai con euforia che mi aveva regalato tre biglietti per il concerto degli AC/DC a Melbourne, di cui erano per me, per lui e ovviamente per Xavier. Vedendo il pensiero che mi aveva fatto, Suwa si precipitò sul sito ad acquistarsene uno e Hugh fece la stessa identica cosa. Infatti sarebbe stato quest'ultimo a darci un passaggio fin là. In realtà non vedevo l'ora di partire, adoravo quella band, le loro canzoni e il modo in cui Angus Young  suonava la sua chitarra. Non a caso Sammy mi aveva scelto per quell'evento la maglietta con il loro logo.

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