Capitolo 15°

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Le ore di scuola finiscono. E io decido di tornare a piedi a casa.
Mentre sto andando via qualcuno mi chiama e non appena mi volto vedo Cameron.
Dalla sua faccia deduco che sia nervoso.
"Cameron!" esclamo.

"Katrin... Parli ancora con Benjamin!" dice fermandosi di colpo a pochi centimetri da me.
"Certo che no!" Ma come fa a saperlo. E poi oggi non ci siamo rivolti mezza parola.
"Ah no? Quindi Linda mi ha detto una bugia? Oggi in classe era seduto accanto a te e ti parlava." Linda sappi che ti ucciderò. Questa me la pagherà.
"Cameron, Benjamin viene nella mia classe è normale che mi chieda qualcosa sulla lezione no? E poi quante spiegazioni devo darti? Ma chi cavolo sei per comandare la mia vita eh!" rispondo in modo nervoso, ne ho davvero abbastanza di lui.
"Beh da ora in poi cambierai posto, ci siamo capiti?" dice afferrandomi il braccio.
"Cos'è una minaccia? non se ne parla minimamente." dico a denti stretti.
"Cerca di obbedire ragazzina!" mi dice facendo pressione sul mio braccio.
"Non sono il tuo cagnolino Cameron. Lasciami stare." cerco di liberarmi ma lui afferra anche l'altro braccio. Fa malissimo, fa pressione sui nervi.
"Non lascio stare proprio niente, capito?" dice avvicinando il suo viso al mio.
"Lasciami Cameron, mi stai facendo male!" dico fissandolo dritto negli occhi.
"Ah ti faccio male? Poverina, aspetta che allento un po' la presa, magari adesso fa meno male!" Invece stringe ancora più forte, facendo urlare dal dolore. Mi lascerà dei lividi, ma non ho intenzione di cedere.
"Idiota!" dico a voce bassa e lui in tutta risposta mi sferra uno schiaffo facendomi cadere per terra.
"Non mi faccio prendere per il culo da una novellina è chiaro?!" dice per poi andare via.
Io sono ancora per terra, le lacrime rigano il mio viso, ma non per il dolore alle braccia e al bruciore sulla mia faccia, ma al fatto che stessi sopportando tutto questo per il ragazzo che amo e per un amico fantastico e poi perché con tante persone li presenti nessuno ha provato a fermare Cameron e tutt'ora nessuno ha il coraggio di avvicinarsi a chiedermi come sto, eppure tutti hanno sentito le mie urla. Così mi alzo lentamente cercando di fare meno peso possibile sulle braccia e mi incammino verso la panchina più vicina.

"Nessuno! Nessuno! Tutti dei perfetti idioti. Tutti che guardavano e nessuno che reagiva! Poteva anche prendermi a calci, sarebbero rimasti tutti fermi a guardare, ma finirà presto! Si, gli farò pagare ogni singolo gesto." la rabbia saliva ogni minuto di più e le lacrime non smettevano di scendere.
Mi guardai allo specchietto di una macchina per vedere se la faccia era rossa ed effettivamente era così e vicino l'occhio si era creata una piccola macchiolina violastra.

Mi siedo sulla panchina e mi massaggio le braccia, cerco di alleviare il dolore quanto più posso ma non risolvo un gran che. Da lontano noto due ragazzi accompagnati da uno o forse due ragazze non riesco a capire. Non voglio che la gente mi veda così. Ricordo di avere gli occhiali da sole in borsa così li prendo e li metto velocemente, asciugo le lacrime e prendo il telefono per tenermi occupata e non farmi notare, intanto scrivo a mia madre che sarei andata a mangiare fuori con delle compagne di classe. In realtà non volevo che mi vedesse conciata così.
Sento il suono delle sicure della macchina di fronte a me e le voci dei ragazzi sempre più vicine.
"Si, non capisco perché ci abbia tenuto così tanto per una stupida scritta!" afferma uno.
"Già è vero! ma la domanda è perché se non siamo stati noi?" chiede una voce femminile.
"Non lo so, se la prende sempre con noi quella vipera." Risponde in tono nervoso l'altro ragazzo.

Ammetto che quelle voci mi erano molto famigliari così per curiosità mi volto leggermente e vedo Federico, Benjamin e Rachele, una mia compagna di classe.
Non devo vedermi così, non devono vedermi accidenti.
"Beh ragazzi, io vado ci si vede ciao!" afferma la ragazza andando via. Bene fuori una.
I ragazzi si avvicinano sempre di più all'auto di fronte a me così decido di alzarmi e andare via nella speranza che non si accorgano di me.
"Ehi Katrin!" questo è Benjamin...
Beh, grazie dio tu si che mi vuoi bene.
Mi blocco e resto ferma senza muovermi di un passo.

"Ciao!" esclamo senza voltarmi. Vi prego andate via, avanti.
"Tutto bene?" domanda la voce inconfondibile di Fede.
"Ehm... si certo!" dico e cerco di sembrare tranquilla ma la voce mi tradisce.
"Ma perché non ti volti? Dai non c'è nessuno puoi parlare con noi!" continua Fede.
"No è che sono di fretta devo andare!" bugia.
"Allora veniamo noi!" afferma Benji e dei passi veloci avanzano verso di me e qualcuno mi afferra il braccio.
"Ahi!" dico appena fa una leggera pressione.
"Scusa!" si ritira subito. "Ma cos'hai qui?" mi chiede Benji. "Alza il viso e togli i capelli dal braccio e fammi vedere, non voglio farti male di nuovo." continua.
Appena alzo il viso nota le braccia rosse.
"Katrin, chi è stato?" chiede nervoso.
Io non rispondo.
Nel frattempo Fede si accorge del rossore sotto gli occhiali e si avvicina lentamente scansando Benjamin e togliendo delicatamente gli occhiali dal mio viso.
Non faccio altro che rimanere immobile mentre le lacrime tornano a scendere lungo le mie guance.
"Adesso basta! Tu ora vieni con noi! E non mi interessa cosa diranno se ci vedono insieme capito?!" dice nervoso anche Fede. Mi limito ad annuire e ad entrare in macchina con loro.

*In macchina*
"Perché ti ha picchiata?" chiede Fede.
Mentre Benji è seduto dietro con me che mi accarezza le braccia e mi da piccoli baci tra i capelli.
"Perché mi ha ordinato di cambiare posto, sa che siedo accanto a Benji e non vuole, così io gli ho detto che non avevo nessuna intenzione di farlo ed ha iniziato a stringermi il braccio, gli ho detto che mi faceva male e lui a afferrato anche l'altro stringendo più forte. Mi ha detto di obbedire ai suoi ordini ma io gli ho detto che non sono il suo cagnolino e poi l'ho chiamato idiota e lui mi ha sferrato uno schiaffo buttando per terra e... Nessuno mi aiutava, nessuno si è intromesso per fermarlo tutti che guardavano e nessuno che reagiva." racconto e altre lacrime iniziano a bagnare il mio viso.
"Pezzo di merda! Sta tranquilla non la passerà liscia." dice Fede.
"No infatti" dico prendendo il telefono.
"Cosa fai?" chiede Benji.
"Una cosa che avrei dovuto fare a pomeriggio ma non posso aspettare." dico e faccio partire la chiamata.

"Kevin, novità?" chiedo.
"Sì, alle 4 alle villette sono sicuro che sai dove sono vero?" mi chiede.
"Si certo!" esclamo ma in realtà non idea di dove siano le villette di cui  parla.
"Tutto okay?" domanda.
"Vedrai di persona se lo è o meno." dico e riaggancio.

"Chi era?" chiede Fede.
"Un amico di famiglia!" affermo con un leggero sorrisino.
"Ci spiegherai meglio a casa va bene?" continua Fede e io annuisco.
"Fede andiamo da me, siamo più vicini" avvisa Benji e Fede annuisce e svolta a destra per andare verso casa di Benjamin.

Un Nuovo Inizio |Benjamin Mascolo|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora