Capitolo 24 - parte 2

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XXIV

(parte II)

Teresa attendeva la figlia sulla soglia di casa: il cuore ansioso e gli occhi che non riuscivano a mascherare la preoccupazione di una madre.

«Sta bene. Adam lo sta facendo sfogare», disse Cora, con un sorriso forzato sulle labbra e la fronte imperlata di sudore. Ad affaticarla non erano certamente quelle due o tre rampe di scale, quanto invece i soliti crampi che erano tornati a farsi sentire; ora più forti e continui.

«E tu?» le chiese la donna; e non intendeva riferirsi solo alla sua salute fisica, che naturalmente le destava sempre qualche pensiero, ma piuttosto al contraccolpo psicologico di quanto era avvenuto.

«Ha colpito forte», scherzò Cora. «Mi ha fatto male, ma non poi così tanto», confessò infine, cercando comunque di minimizzare la realtà dei fatti e intendendo le medesime cose che erano rimaste sottintese. Non era riuscita però a trattenere oltre le lacrime e, lasciandosi abbracciare dalla madre, si era sfogata un poco anche lei.

«Bambina mia...» le sussurrò piano la donna, tenendola stretta e accarezzandole la testa. «C'è voluto molto coraggio per fare quello che hai fatto e per affrontare poi le conseguenze. Non è colpa tua se la legge ha vanificato il tuo sacrificio.»

La madre la riaccompagnò in casa, fino in cucina, dove già si erano ritrovati Chris e Phil, che sembrava stessero ancora discutendo dell'accaduto. Non appena si affacciarono nella stanza, la discussione si chetò di colpo. Chris lasciò il suo posto alla ragazza, mentre Phil, in piedi accanto al frigorifero, beveva una birra dalla bottiglia, con un'espressione sul volto che rispecchiava la gravità della situazione.

«Quando tornerà in casa dovrò fargli un bel discorsetto», borbottò l'uomo, con un tono di rimprovero, prendendo un altro lungo sorso.

«Così rischi di peggiorare la situazione, proprio com'è successo l'altra volta», rispose distrattamente Teresa, passando accanto al compagno e aprendo il frigorifero. Con gesti automatici iniziò a prendere della verdura dal cassetto in basso, e appoggiandola nel lavello. Il tono che aveva usato era sembrato però piuttosto risentito.

«Non sto dicendo di punirlo severamente e togliergli ogni libertà, ma almeno di provare a parlargli di nuovo e spiegargli che ciò che ha fatto è stato molto grave. Se quel tizio dovesse sporgere una querela per aggressione, Mickey potrebbe finire in tribunale. E il giudice minorile non si limiterà a dargli un semplice scapaccione e a mandarlo a letto senza cena. Se dovesse andargli bene, potrebbe essere condannato alla libertà vigilata e all'obbligo di una lunga terapia con uno psichiatra. Ma un periodo in riformatorio sarebbe più plausibile», spiegò l'uomo, appoggiando la bottiglia lì vicino e avvicinandosi alla donna, posandole le mani sulle braccia per interrompere quello che stava facendo. «Mickey ha ormai un'età che gli permette di capire cos'è giusto e cos'è sbagliato, cosa può fare e cosa non deve fare. Non puoi chiudere gli occhi su ciò che ha fatto. Non puoi continuare a proteggerlo in questo modo», le disse con un tono molto serio, facendola girare e guardandola dritta negli occhi.

Dentro di sé sapeva che la donna comprendeva di dover correggere il temperamento del figlio che in quei mesi era diventato gradualmente meno gestibile, ma sapeva anche che per lei sarebbe stato difficile. Se doveva diventare padre anche legalmente, avrebbe dovuto iniziare a comportarsi come tale, persino nelle punizioni.

Cora corrugò la fronte nel sentire quei discorsi. Avrebbe voluto chiedere ulteriori spiegazioni, ma desistì nel sentire sulla sua spalla la pressione della mano di Chris. Era perplessa per quella situazione: non era così che aveva lasciato la sua famiglia. L'aveva sempre creduta unita e felice; ora invece, sembrava smembrata e divisa, con cicatrici insanabili che li teneva lontani gli uni dagli altri.

Legacy (#Wattys2017) [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora