VI
(parte III)
L'improvviso frastuono dello sferragliare del treno, che in quel momento stava sfrecciando veloce davanti a lei, la ridestò da quella visione del passato, riportandola bruscamente alla sua realtà. Alzò la testa di scatto. I suoi occhi erano umidi di lacrime. Uno spasmo nervoso alle gambe le fece scivolare a terra la borsa a tracolla che teneva in grembo, spargendo il suo contenuto ai suoi piedi. Il suo respiro si fece accelerato e ansioso; il suo cuore iniziò a battere con un ritmo frenetico e assordante, furioso, tanto da farle dolere il petto.
Si passò le mani sul volto per scacciare quella sensazione di oppressione e paura. Poi, si chinò a raccogliere le sue cose, mentre lentamente cercava di riprendersi dalla confusione che regnava nella sua testa.
Due colpi secchi, improvvisi, erano rimbombati in rapida successione nell'aria gelida di quella stazione sotterranea. Sobbalzò ancora una volta. Erano stati così simili a due spari che inconsciamente si strinse le mani al petto, girandosi nella direzione della fonte del rumore, anche se era difficile individuarla a causa dell'eco. Lo scatto le fece perdere l'equilibrio e cadde a terra. In quell'istante, una lacrima scese sulla sua guancia.
Altri colpi.
Questa volta meno forti e meno spaventosi, eppure Cora si rannicchiò per terra, coprendosi le orecchie con le mani. Poi, ancora colpi, in rapida successione, provenienti dal fondo della banchina; e imprecazioni pronunciate con tono maleducato. Due teppisti avevano iniziato a prendere a calci il distributore automatico delle bibite, arrivando a scuoterlo fino a ottenere il bottino agognato, allontanandosi infine fra risate sguaiate e insulti ai malcapitati testimoni.
«Idioti!» mormorò lei a denti stretti.
Era tesa come una corda di violino. Si passò la mano ad asciugare la guancia umida di lacrime e riprese a raccogliere le sue cose ancora sparpagliate a terra, ma questa volta con stizza e nervosismo. Sbuffò. Alle sue spalle il treno si era fermato e i pochi passeggeri stavano già scendendo.
«Tutto a posto, signorina? Ha bisogno di aiuto?»
Una mano, coperta da un elegante guanto di pelle nera, si avvicinò a Cora, sfiorandola sulla spalla.
La voce, educata e dal tono affabile, provocò un nuovo scatto nella giovane; e questa volta, nel voltarsi si aggrappò al bordo dello scatolone sulla panchina, trascinandoselo a terra con sé. Sgranò gli occhi pieni di terrore, il suo respiro si fece asmatico, fino ad accelerare e rasentare l'apnea. Un grido uscì dalla sua gola, non appena riuscì a mettere a fuoco la figura di quel ragazzo comparso praticamente dal nulla. Era giovane, alto, castano di capelli e di occhi. Distinto e garbato nei modi. Il classico viso da bravo ragazzo.
Cora non ci poteva credere, proprio di fronte a lei si era materializzato il suo peggior incubo. Provò a indietreggiare, senza riuscirci. Lo vide chino su di lei, con lo sguardo profondo e un sorriso troppo sicuro di sé. Il suo respiro si fece ancora più precario e accelerato, il cuore riprese a battere all'impazzata nel petto: forte e veloce, doloroso. La sua bocca non era in grado di emettere alcun suono, muovendosi muta, sconnessa. Era paralizzata dalla paura. Vedeva quel tipo farsi sempre più vicino, fissarla e parlarle, ma lei non comprendeva le sue parole.
«Si calmi, signorina.»
Cora si guardò attorno con disperazione, arrancando all'indietro in cerca di una via di fuga, provando a scorgere qualcuno a cui implorare aiuto. Nessuno pareva essere rimasto sulla banchina. I suoi occhi terrorizzati non riuscivano a vedere altri all'infuori di quel viso e... dietro di lui, un'ombra. Anch'essa era comparsa all'improvviso: la somiglianza fra i due era agghiacciante.
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Legacy (#Wattys2017) [completo]
Storie d'amoreLa vita solitaria di Sean Hayes, giovane uomo d'affari di successo a capo della Corporation di famiglia, viene rivoluzionata da un messaggio che non può ignorare e al quale non può sottrarsi; viene così attirato a un appuntamento in un luogo fuori m...