XXV
(parte III)
Seduto al tavolo in compagnia dei suoi ospiti, di Shura e del padre, Steven sorrideva e partecipava con entusiasmo alle conversazioni. Lui era di casa lì, forse molto più che alla villa, si poteva dire. Non perché potesse contare su una discreta quota personale di azioni del Country Club, benché questo gli desse un certo peso, né perché – agendo per conto del padre – avesse poi acquisito col tempo la quota maggioritaria, ma perché fin da piccolo aveva frequentato con assiduità quel luogo, fino a sentirlo come un luogo dove poteva essere se stesso. E infatti era così. Nonostante il Club fosse comunque un luogo molto formale, frequentato dall'alta borghesia di Boston e da personaggi di spicco della società, gli dava quelle libertà che da nessun'altra parte riusciva a trovare, in veste di rampollo degli Hayes.
Nei momenti morti di quella piacevole compagnia però, tendeva ad abbassare lo sguardo e giocherellare col quadrante del suo orologio, con la vana speranza forse che arrivasse presto "quel" momento, ma anche con il segreto timore che tutto sfumasse all'ultimo minuto; oppure si dedicava a martoriare il contenuto del suo piatto, senza alcuna voglia di mangiare davvero; oppure ancora a sorseggiare il drink, senza gustarlo, intristendosi e lasciandosi andare, ogni volta, a un sospiro penoso.
«C'è qualcosa che non va, Steven?» gli domandò Shura, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo, dopo l'ennesimo sospiro del ragazzo. Tutti ormai a quel tavolo si erano accorti che il giovane avesse qualche preoccupazione che gli occupava la testa.
«Va tutto bene», rispose lui, muovendosi incomodo sulla sedia metallica.
Si passò le mani sulle cosce, sulla stoffa dei pantaloni color panna della divisa ufficiale del Country Club – quella che ogni membro regolarmente iscritto doveva indossare all'interno del perimetro della proprietà – come per togliersi con quel gesto la patina di tristezza che si sentiva addosso; e subito dopo accavallò le gambe, sforzandosi in un sorriso per mostrare agli altri che era sereno. Si accostò un poco a Sakura che sedeva al suo fianco e riprese a descriverle i dintorni.
Anche Sean Hayes, che in quel momento stava terminando di esaminare dei documenti, distolse la sua attenzione per concentrarsi sul figlio. Lo conosceva abbastanza bene da capire che quell'innocua bugia non era servita a molto e che, anche se sembrava comportarsi come di consueto, aveva un carattere troppo cristallino per riuscire a nascondergli i propri sentimenti.
«Proprio come lui...» mormorò, sospirando sovrappensiero.
Ma forse non era proprio esatto. Anthony aveva saputo nascondergli bene le cose più importanti che riguardavano la sua vita: i suoi sentimenti per Emma, che chissà da quanto tempo aveva covato; il suo passato e... Sean si stava chiedendo cos'altro c'era ancora che non sapeva.
Aggrottò la fronte e con un movimento secco girò la pagina, riprendendo a leggere, prendendo poi anche un sorso del suo whisky. La sua mente però non era più sintonizzata sul lavoro. Ora che il figlio aveva scoperto parte della verità, attendeva solo il momento in cui sarebbe tornato da lui a chiedere di conoscere il resto della storia e probabilmente gli avrebbe rivolto domande alle quali lui stesso non aveva risposta. C'era qualcuno che avrebbe potuto colmare almeno una parte di quelle lacune, ma quanto gli sarebbe costato interpellarlo?
E poi c'era anche chi conosceva l'intera storia, ma mai e poi mai avrebbe permesso a quelle persone di avvicinarsi e inquinare il cuore dei suoi ragazzi.
Seiji, seduto all'altro fianco di Sakura, continuava a fissare Steven con insistenza, come un mastino. Erano ancora vivide nella sua mente le immagini di lui e del gemello e un brivido gli corse lungo la schiena, ripercuotendosi anche alle braccia. "Povera Sakura" continuava a pensare, scrollando impercettibilmente quell'ammasso di capelli disordinati che andavano tanto di moda in Giappone. L'aveva vista fuggire via, sconvolta e mortificata. L'aveva dovuta rincorrere fino all'albergo, fin nell'appartamento che era stato loro messo a disposizione, pregando che si riprendesse dallo choc. Infine, era stato testimone di quanto il suo orgoglio di "principessina" Watanabe l'avesse aiutata a fare buon viso a cattiva sorte per affrontare quella giornata in compagnia degli Hayes.
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Legacy (#Wattys2017) [completo]
RomantizmLa vita solitaria di Sean Hayes, giovane uomo d'affari di successo a capo della Corporation di famiglia, viene rivoluzionata da un messaggio che non può ignorare e al quale non può sottrarsi; viene così attirato a un appuntamento in un luogo fuori m...