Capitolo 9 - parte 3

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IX

(parte III)

Cora si presentò al colloquio con quasi un'ora di anticipo. Non si stupì che l'avessero chiamata di domenica, poiché sapeva che per gli investigatori privati non c'erano giorni di riposo. Uscì di casa con l'intenzione di prendersela con calma, di passare magari una mezz'ora al solito caffè e distrarsi un poco, per essere poi in splendida forma per l'incontro e fare buona impressione; invece, senza rendersene conto, con la testa fra le nuvole, tirò dritto fino alla meta.

Sedeva sulla sedia più nervosa che mai, mentre attendeva di essere ricevuta da Edward Price, il titolare dell'agenzia, ma quella tensione non era solo per il lavoro. Di fronte a lei, la segretaria batteva alacremente sulla tastiera del computer, rispondendo a corrispondenza varia o redigendo chissà quale tipo di documento. Si portò una mano al ventre, nascondendola dietro la borsa a tracolla che teneva appoggiata sulle gambe. Lo stress le provocava delle deboli fitte. E allora, per provare a non pensarci, ripercorse con la mente i programmi che si era fatta per quella mattina e che non era riuscita a portare a termine. Forse avrebbe dovuto ammettere che non aveva combinato proprio nulla, ma la colpa non era sua. No, era di quell'insidioso ragazzo dal viso d'angelo, dai modi troppo gentili e dalla candida sfrontatezza di un bambino, che lo rendevano impossibile da detestare. Aveva avuto il coraggio di ripresentarsi alla sua porta con quel sorriso tanto dolce... Possibile che non si fosse reso conto di ciò che era successo fra loro? Ma forse per lui era una cosa normale.

Lei si era fatta delle domande, prima di cedere a quel fascino così puro e sensuale. Si era detta che non le importava sembrare l'ennesima avventura di una notte; che tanto era uno sconosciuto e non l'avrebbe più visto. Ma quando se l'era ritrovato di fronte che manifestava il desiderio di passare ancora del tempo con lei, non aveva potuto fare altro che chiudergli la porta in faccia. Era rimasta scombussolata per tutto il resto della mattinata e ancora adesso lo era, con le gambe che si agitavano come in preda a un tic nervoso e le mani che stringevano la tracolla della borsa. Sentiva il peso del rimorso e l'imbarazzo per quella pazzia di una notte. E poi, ad aggiungere ansia ad altra ansia, c'era anche l'attesa per quell'incontro di lavoro. Le sembrava di vivere nuovamente il patema di un esame di scuola; ma forse, un esame lo era davvero quello che stava per affrontare. Non sapeva con esattezza cosa attendersi, né che tipo di lavoro avrebbero avuto in serbo per lei, nel caso fosse stata presa.

Cosa si aspettava da lei, mr Price?

Lavorare con lo zio Phil era stato semplice, perché lui era di famiglia. E, anche se molto esigente, aveva creato un clima sereno nella sua agenzia: le aveva sempre facilitato la vita. Lei di questo ne era ben consapevole, così come era consapevole che ora sarebbe stata tutta un'altra cosa, un'incognita.

Si alzò per sgranchirsi le gambe e si avvicinò incuriosita a una delle pareti dove erano appesi dei quadri strani. Era lì, con la testa un poco piegata di lato che li fissava, quando finalmente la porta dell'ufficio di Edward Price si aprì.

L'uomo comparve sulla soglia e fece un cenno alla sua segretaria che subito si attivò per richiamare l'attenzione di Cora, chiamandola per nome un paio di volte, ma senza risultato. E allora, un potente fischio risuonò nella saletta d'attesa, facendo sobbalzare sia la ragazza che la segretaria stessa, nonostante la donna fosse abituata a quel tipo di comportamento poco ortodosso del suo capo.

«Ragazza, mettiamo subito in chiaro un paio di cose: in primo luogo, anche se mi sei stata raccomandata da Big Phil, non ho intenzione di usarti un trattamento di favore. In secondo luogo, di lavoro qui ce n'è ed è anche tanto. Ma è soprattutto di tipo investigativo. Senza una preparazione adeguata non mi servi a molto.» L'uomo non badò alle presentazioni di rito, si rivolse a Cora come a una qualsiasi persona estranea e non come alla figlioccia del suo vecchio amico e superiore, mostrando il classico atteggiamento intimidente del poliziotto.

«Capisco», rispose in tono serio Cora, facendo un cenno con il capo e stringendo le mani sulla tracolla della borsa.

«Sono affiliato a un importante studio legale e non posso permettermi di avere dei collaboratori incompetenti che non conoscono la Legge o la infrangono, durante lo svolgimento del proprio lavoro. Ne andrebbe della serietà della mia agenzia e soprattutto degli interessi dei miei clienti», continuò.

Cora annuì una seconda volta.

L'uomo si sedette dietro la sua enorme scrivania, piena di fascicoli aperti e accatastati uno sull'altro, guardando la giovane dritta negli occhi per diversi secondi. Ne voleva studiare le reazioni sotto pressione. La vedeva che si sentiva a disagio, ma al tempo stesso cercava di recuperare un minimo di sicurezza, provando a concentrare la sua attenzione su un oggetto particolare.

Cora infatti si fissò sul portacenere che si intravedeva appena, sperduto fra i vari incartamenti, stracolmo di cicche di sigarette e mozziconi di sigari. Notò che erano di marche diverse e le sembrò una cosa alquanto strana, soprattutto per un uomo. È risaputo che gli uomini che fumano quando scelgono una marca di sigarette – o sigari – sono assolutamente fedeli. C'era un'altra cosa che non quadrava: l'aria all'interno dell'ufficio era sì un poco viziata, ma non era poi così impregnata di fumo. Guardando più attentamente notò anche che tutte le cicche, nonostante alcune portassero segni rossi, erano state schiacciate nello stesso modo. Lo stesso si poteva dire per i mozziconi dei sigari, che erano tutti leggermente masticati all'estremità. Era evidente che l'uomo di fronte a lei dovesse essere un fumatore accanito, si capiva anche dall'accendino che si intravedeva attraverso la stoffa del taschino della camicia, ma era altrettanto vero che quel portacenere – e soprattutto il suo contenuto – stonava in tutto e per tutto con l'ambiente. Cora fece una strana smorfia, quasi di disgusto, e bofonchiò qualcosa scuotendo leggermente la testa.

Price sorrise. Si alzò, chiudendo e raccogliendo alcuni fascicoli sulla sua scrivania, e si diresse alla porta. Parlò con la segretaria e le consegnò il materiale che aveva preparato, congedandola poco dopo.

«A me servono soprattutto collaboratori esperti per le indagini. Se in un prossimo futuro vorrai diventare un'investigatrice posso consigliarti di frequentare dei corsi parauniversitari di tecniche e procedure d'indagine e psicologia criminale. Si svolgono ad Harvard e sono tenuti da alcuni miei ex colleghi della polizia. E non sarebbe una cattiva idea avere anche un'infarinatura di Diritto», spiegò. «Ma bada che questi corsi non saranno una passeggiata: c'è molto da studiare e richiedono anche tanto lavoro sul campo.»

Mr Price si fermò alle spalle della ragazza accendendosi una sigaretta, inspirando a lungo e soffiando in alto il fumo.

«Quello che per ora ti posso offrire è un part-time per dei lavori di archiviazione. Il materiale da sistemare e catalogare è sempre tanto. E, all'occorrenza, potrebbe anche servirmi un corriere per consegnare documenti e rapporti hai clienti importanti.» Fece di nuovo il giro della scrivania e si riaccomodò sulla poltrona. Con un paio di gesti nervosi scostò alcuni fogli per liberare il portacenere, svuotandolo con un colpo secco nel cestino delle cartacce e lo ributtò malamente sulla scrivania.

Cora non aveva grosse pretese per il lavoro, né grandi ambizioni per il momento. Tutto quello che le si sarebbe presentato l'avrebbe preso al volo. Quindi, annuì alla proposta dell'uomo.

«Molto bene, puoi iniziare mercoledì. Dalle tre del pomeriggio, alle sette. Tutti i giorni, tranne nel week-end: dove verrai chiamata solo in caso di bisogno. Per qualsiasi cosa chiedi a Susan, sarà lei a occuparsi di te.»

Senza perdere altro tempo, Edward Price la congedò, riaprendo uno dei fascicoli che aveva di fronte e riprendendo il suo lavoro. Dopo pochi minuti però, si alzò e si affacciò alla finestra che dava sulla strada sottostante. Con lo sguardo osservò Caroline Miller attraversare la carreggiata e proseguire sul marciapiede opposto, verso nord. Dalla tasca dei pantaloni estrasse il cellulare e subito compose un numero.

«Ehilà, Big Phil! È tutto sistemato. Sì, sì, te la terrò d'occhio», lo rassicurò. «Ha delle buone doti da osservatrice e la prova l'ha superata a pieni voti. Con il giusto addestramento potrebbe diventare anche più brava del padre. No, non mi sono dimenticato di Greg, il distretto non è stato più lo stesso senza di lui e anche la tua assenza si è sentita molto, quando hai lasciato. Ma come ti ho già detto non farò favoritismi. Ah, quasi dimenticavo. Per quell'altra faccenda, ho parlato con qualche vecchio amico al distretto, loro non hanno notizie per il momento. Se quel tipo dovesse farsi vedere da queste parti... beh, sai bene come trattiamo gente del genere.»

Legacy (#Wattys2017) [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora