Capitolo 30 - parte 2

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XXX

(parte II)

Steven l'accompagnò fino all'agenzia investigativa. Camminarono un bel pezzo, mano nella mano, dalla fermata dell'autobus fino al portone della palazzina, parlando un po' di tutto, anche della possibilità di comprare un'auto, perché nessuno dei due pareva possederne una. Caroline aveva riso quando lui le aveva confessato che aveva passato a stento l'esame per la patente e, non fidandosi delle sue capacità, guidava di rado; per quel motivo, benché in famiglia ne possedessero diverse, non aveva un'auto a suo nome e preferiva muoversi con i mezzi pubblici. Quando fu il turno di lei, cambiò argomento. Erano stati bene. Lui si era sentito bene durante quella passeggiata, immaginando che la vita da sposato potesse essere sempre come in quei minuti: a ridere, a fare progetti per piccoli acquisti, a decidere cosa preparare per cena. Caroline era più serena quando cucinava, aveva scoperto che le piaceva provare piatti nuovi e sperimentare; spesso lo facevano assieme: lui leggeva le istruzioni nel libro e lei eseguiva; e poi improvvisavano.

Rimasero di fronte all'entrata della palazzina dell'agenzia ancora per alcuni minuti, poi Steven la salutò con un bacio e attese, con il sorriso sulle labbra, che entrasse.

Tornando verso il semaforo, per arrivare sulla via principale e fermare un taxi, prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni scuri e chiamò casa. Passò di fianco a diverse automobili parcheggiate, pensando vagamente ai vari modelli, scrollando la testa: per lui erano tutte uguali. Incrociò la strada con un passante che gli sfiorò il braccio, senza dare l'impressione di essersene accorto. Per un secondo gli sembrò Adam. Ebbe la tentazione di chiamarlo, ma non poteva essere, altrimenti l'altro si sarebbe fermato. Non gli diede più peso e proseguì per la sua strada.

Durante il viaggio in taxi, continuò a rimuginare su cosa avrebbe detto e come si sarebbe comportato; e anche su cosa loro avrebbero potuto dirgli. Di sicuro avrebbero cercato di convincerlo a tornare, adducendo come giustificazione le sue condizioni di salute. Quello era un deterrente che lo aveva frenato per quasi metà della sua vita. Si toccò inconsciamente la tempia destra, grattandosi la cicatrice con insistenza, come capitava sempre quando c'era qualcosa che lo impensieriva, e uno strano malessere prese a pesargli addosso.

Si presentò alla porta d'ingresso della villa verso le quattro e venti del pomeriggio, suonando il campanello come un estraneo qualunque. Gli venne ad aprire Shura. All'uomo bastò un primo sguardo per capire come stesse il giovane. Non gli fece domande – e di questo Steven gliene fu grato –, né lo subissò di attenzioni, che per lui in quel momento sarebbero sembrate pesanti come un biasimo. Ma non poté evitare quelle di Nanny, quando entrambi misero piede in cucina.

«Steven, tesoro mio!» esclamò la donna, andandogli incontro e abbracciandolo con le lacrime agli occhi.

Lo tenne stretto a sé come se, lasciandolo poi andare, avesse timore di non rivederlo più. Fu rincuorata in piccola parte nel sentire che lui stava ricambiando l'abbraccio, ma era davvero poca cosa per il suo cuore sempre in pena. Il suo Steven non era mai stato per così tanto tempo lontano da quella casa e da lei. Si staccò infine da lui e si asciugò gli occhi con un angolo del grembiule sporco di farina e cacao.

«Quando Shura mi ha detto che saresti venuto a casa non riuscivo a crederci. Mio Dio, fatti vedere. Mi sembri così...»

Nanny preferì non completare la frase, i suoi occhi già esprimevano con chiarezza ciò che avrebbe voluto dire, ovvero che lo trovava un po' sciupato. Gli accarezzò la guancia e trovò la conferma che il suo bambino aveva qualche problema che lo preoccupava molto.

«Nanny, sono venuto solo a parlare con...» Nel pronunciare quelle parole, la voce di Steven ebbe un attimo di incertezza.

L'anziana donna rimase visibilmente delusa. Sperava si sarebbe trattenuto di più, magari fino a cena. Sospirò e gli prese le mani. «Tuo padre è in giardino. Ma prima che ti lasci andare da lui, parlami di te: come stai? E Caroline, quella povera ragazza, come sta? Ti prego, dimmi la verità», lo esortò, con tono accorato.

Legacy (#Wattys2017) [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora