Capitolo 32 - parte 2

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XXXII

(parte II)

Tutto taceva in quell'angolo squallido di Boston. Dove prima la voce di Deline era in parte offuscata dalle ventole dei condizionatori, ora, nel silenzio di quel vicolo, lei era sola con i suoi pensieri e proprio per quello aveva paura.

Erano rimasti lì a terra, a due passi dall'uscita di quel vicolo male illuminato, umido e maleodorante delle immondizie, ammonticchiate contro i muri. Nell'aria persisteva l'odore acre della polvere da sparo che lei conosceva bene. Nelle sue orecchie rimbombavano ancora quei tre colpi esplosi a bruciapelo. Inorridiva al pensiero che non aveva avuto remore a premere il grilletto e tremava, impaurita e angosciata, perché erano bastate quelle parole provocatorie e lei aveva dato libero sfogo al desiderio di vendetta.

Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando aveva chiamato i soccorsi. Sicuramente troppo per le condizioni di Steven. Caroline era china su di lui, con i vestiti strappati e sporchi di sangue, teneva stretto a sé l'uomo che amava. Si dondolava avanti e indietro, lentamente, sussurrandogli che l'incubo era finito, che presto sarebbe stato bene. Avrebbero dimenticato quella brutta notte e sarebbero stati di nuovo felici.

Le lacrime scendevano silenziose sul suo viso tumefatto e insudiciato del sangue del mostro di Philly che si mescolava al suo e pizzicavano sulle ferite già gonfie. Qualche metro più in là, riverso nel suo stesso sangue, giaceva Deline, lei stessa aveva messo fine alla sua vita, ma a quale prezzo?

Aveva ucciso un uomo, spezzato una vita, ma ne era rimasta coinvolta lei stessa. Nonostante fosse quella di una persona indegna, che avrebbe meritato di passare il resto dei suoi giorni in carcere, lei si era arrogata il diritto di prendere il posto di giudice e giuria, imponendo la sua sentenza e applicandola con le sue stesse mani. Ora però, iniziava a sentire il peso delle sue azioni. E poi, anche Steven stava pagando per i suoi sbagli. Questo le spezzava il cuore. L'ultima cosa che avrebbe voluto era fargli del male.

Un refolo di vento trasportò fino a lei l'odore della morte, investendola come un'accusa. Cosa avrebbe fatto da ora in avanti? Quale giustificazione avrebbe dato a sua madre, allo zio Phil e a Mickey? Come sarebbe apparsa agli occhi dell'uomo che amava?

Sarebbe stata biasimata per aver sprecato il suo futuro, ne era certa. Questa volta non se la sarebbe cavata. La polizia non ci avrebbe messo molto a capire che non si trattava di legittima difesa e allora, lei che sentiva di non avere più la forza per opporsi, sarebbe stata separata per sempre dalle persone che amava.

Fu distratta dai suoi pensieri da un lamento sommesso di Steven. Respirava piano, ma era sofferente. Gli sfiorò appena la guancia. Lui era vivo, solo quello contava per lei.

«Ho ucciso un uomo, amore mio», sussurrò fra le lacrime, «e ora... sono morta anch'io.» Con la mano tremante gli pulì la guancia da quello sbaffo di sangue. «Cos'ho fatto... cosa ti ho fatto...» singhizzò.

Lo aveva coinvolto di nuovo nei suoi guai, ma questa volta non si trattava di uno stupido trasloco, ma di qualcosa di molto più serio e pericoloso e per poco non ne era rimasto ucciso. Aveva la nausea all'idea di perderlo. All'improvviso avvertì al ventre una forte fitta e un gemito le si strozzò in gola. Si morse il labbro e strizzò gli occhi. Due grosse lacrime caddero dalle sue ciglia e finirono sul volto di Steven.

«Ma perché non arriva ancora nessuno», mormorò con rabbia.

«Ehi, tutto bene, hai bisogno di aiuto?»

Caroline trasalì nel sentire una voce alle sue spalle. Afferrò rapidamente la pistola a terra accanto a sé e, voltandosi di scatto, la puntò contro lo sconosciuto.

«Non ti avvicinare!» gli intimò.

«Calma, calma! Non voglio farti del male!» esclamò con tono sorpreso il giovane, mostrando i palmi delle mani per dimostrarle che non era armato e che non aveva cattive intenzioni.

Legacy (#Wattys2017) [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora