Capitolo 3 - parte 1

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III

(parte I)

Boston, Natale 1998

Natale è sempre stato per antonomasia il periodo dell'anno preferito da grandi e piccini. È simbolo di gioia e di famiglia, di buoni sentimenti, di condivisione e... vacanze e regali! Tutti, ragazzi e adulti, sono in trepida attesa della mattina del santo giorno per scartare i pacchetti che attendono pazienti sotto l'albero tutto addobbato, o che giacciono nascosti nell'armadio fino all'ultimo minuto, al riparo da mani troppo leste e intraprendenti e occhi curiosi. Ma quello del Natale è sempre stato anche un periodo pericolosamente convulso. Soprattutto il giorno della vigilia che si trasforma in una vera e propria corsa contro il tempo per i regali dell'ultimo minuto, o dimenticati, per esaudire gli improvvisi capricci di figli, consorti o fidanzati.

Come per ogni famiglia media americana, quelli dovevano essere i giorni dell'anno più felici in assoluto anche per Caroline Miller e la sua famiglia. Quell'anno invece, sembrava che le cose in casa non dovessero andare propriamente bene. Non che ci fossero problemi economici in arrivo. Anzi, da quel punto di vista andava a gonfie vele, ma era nel rapporto fra i genitori della giovane dodicenne che iniziavano a intravedersi le prime serie incrinature. O così poteva sembrare a occhi estranei e bocche pettegole.

La madre, Teresa Costantini Miller, italiana di nascita ma trasferitasi con la sua famiglia negli Stati Uniti quando era poco più che una bambina, era una casalinga di trentacinque anni con la passione per la scrittura. Tre anni prima, quasi per caso, aveva visto coronarsi il suo sogno con la pubblicazione del suo primo racconto. Dapprima, apparso sul giornalino parrocchiale – fra gli articoli delle feste di quartiere, la raccolta di beneficenza e gli annunci economici – e, grazie a un poco conosciuto editore indipendente, era stato poi pubblicato all'interno di una raccolta di autori emergenti vari e distribuito in alcune piccole librerie della zona. La provvidenza però non aveva ancora terminato con lei. Un editore con maggiore distribuzione, pochi mesi dopo, ne aveva comprato i diritti e aveva stipulato con lei un vero e proprio contratto.

Gregory Miller, il padre della giovane Caroline, era di un anno più vecchio della moglie. Era un infaticabile lavoratore dalla promettente carriera di poliziotto, la quale proprio in quell'anno era stata gratificata con la promozione a tenente. Era sempre stato l'orgoglio della sua famiglia. Ultimo di tre fratelli – che avevano scelto strade molto diverse – Gregory aveva mantenuto viva la tradizione di casa Miller, seguendo le orme del padre e del nonno nelle forze dell'ordine. L'uomo però, anche se responsabile e ligio ai suoi doveri, non era propriamente un pragmatico come i suoi. Era più un sognatore e celava dentro di sé il desiderio, forse troppo ambizioso, di entrare a far parte dell'FBI.

Gregory era una persona squisita nei modi e nel carattere. Quando si parlava di lui, tutti erano concordi nel dire che era troppo buono per fare il poliziotto, non aveva la tempra del duro uomo di legge. Spesso aveva affiancato il capitano Burton quando questi si muoveva in prima persona per prendere parte a certe indagini delicate o di alto profilo. Però, le sue migliori qualità le dimostrava nell'organizzazione e nelle ricerche; e, per il suo temperamento conciliante e affabile, era spesso chiamato a fare da collegamento con la procura e l'ufficio del sindaco. Per queste sue competenze aggiuntive, aveva scoperto dentro di sé una certa attitudine per le materie giuridiche che lo avevano convinto a frequentare dei corsi serali presso l'Università di Harvard. Ma era apprezzato anche per la grande sollecitudine che dimostrava sul lavoro. Questo però lo portava troppo spesso ad accondiscendere a ogni richiesta di colleghi e superiori, finendo poi quasi sempre incastrato in questo o quel favore. Ed era proprio quest'ultimo aspetto del suo carattere la fonte principale delle divergenze che, durante quel Natale, erano diventate più frequenti in casa. Ogni volta, Teresa gli rimproverava la mancanza di polso e, quando l'esasperazione arrivava oltre misura, lo accusarlo di farsi mettere i piedi in testa da tutti.

Legacy (#Wattys2017) [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora