Capitolo 15 - parte 3

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XV

(parte III)

Steven percorse quelle scale il più velocemente possibile, salendo i gradini a due a due e non staccando mai la mano dal corrimano. Arrivò davanti all'appartamento di Cora con il cuore in gola e il battito impazzito, senza sapere cosa aspettarsi. Piegato sulle ginocchia, quasi non riusciva più a respirare tanta era stata la fatica di quella corsa. I suoi ansimi riempivano il lugubre e stretto corridoio del quarto piano di quella palazzina.

Quando finalmente si rimise dritto – e con la mente un poco più presente – notò che la porta era socchiusa. Con circospezione, trattenendo il respiro, varcò quella soglia. Provò a chiamare la giovane, mentre procedeva a passi lenti all'interno dell'appartamento. Non si sentiva alcun rumore. La porta del bagno e quella della camera da letto erano spalancate; fece capolino con la testa e verificò che erano state svuotate di ogni effetto personale. Il ripostiglio, che si trovava dirimpetto all'ingresso, era tutto sottosopra, come fosse stato rovistato malamente. Entrando nel salotto trovò un caos peggiore. Sentì una stretta allo stomaco nel vedere quella situazione; ancor più quando, avanzando fino ad affacciarsi nella cucina, col piede finì su dei cocci.

Si aspettava di trovare Cora così affaccendata e concentrata nel riporre le sue cose negli scatoloni, tanto da non averlo sentirlo arrivare. Invece di lei non c'era alcuna traccia e tutto sembrava abbandonato a se stesso. Quella strana sensazione che era gorgogliata nel suo stomaco fin dal primo momento e che stava invadendo ora anche la sua mente, creandogli cupi scenari da romanzi polizieschi, non sembrava infondata. In quel momento era più che sicuro che fosse successo qualcosa. Era dunque per quello che lei non aveva risposto alle sue chiamate, né ai messaggi?

Più volte si passò le mani fra i capelli, scompigliandoli più di quanto non avesse già fatto quella sua corsa sfrenata. I suoi occhi iniziarono a pizzicare e la vista si fece un poco sfocata, mentre raccoglieva quei grossi cocci e li posava sul bancone della colazione. Stancamente – e sfiduciato – si sedette su uno degli sgabelli, contemplandoli con occhi avviliti. Le sue mani tremavano mentre cercava di ricomporli e con uno dei bordi taglienti, nel tentativo di far combaciare due pezzi, si ferì il dito. Non ci mise molto a capire che quella era la tazza preferita di Cora. Dalla tasca del cappotto prese il cellulare e provò a chiamarla ancora. Subito sentì quello di Cora risuonare nella stanza, molto vicino a lui. Con le mani iniziò a spostare gli oggetti, i fogli di giornale, i libri, fino a ritrovarlo in mezzo alla posta sparpagliata a terra, sotto pallottole di carta stracciata e il rotolo di scotch per i pacchi. Lo schermo segnava impietoso il numero delle chiamate perse e dei messaggi in arrivo, ancora da leggere.

Si sedette di nuovo sullo sgabello, con le braccia conserte sul bancone e la testa appoggiata sopra di esse. Sarebbe rimasto lì ad attenderla, col cuore triste e lo sconforto che si faceva più presente.

Cora si passò ancora una volta il palmo della mano sul viso, per asciugarsi gli occhi di nuovo umidi e stanchi. Dopo aver fatto scattare la serratura del portone d'ingresso, aprendola poi con una leggera spinta della spalla, si avviò su per le scale. Per tutto il tragitto di ritorno non aveva fatto altro che rimuginare su quanto fosse successo con lo zio Phil. L'uomo si era comportato ingiustamente nei suoi confronti. Con la testa pieni di pensieri, quasi non si accorse di essere arrivata di fronte alla porta del suo appartamento, senza sentire la fatica per tutte quelle scale. Corrugò la fronte nel trovare la porta spalancata.

«Chen, sei tu?» chiamò, prima di entrare. Non ricevette risposta.

Allora entrò lentamente, stringendo nella mano il sacchetto del fast food e, con l'altra già infilata nella borsa a tracolla, era pronta a usare lo spray urticante.

«Steven?»

Cora vide il ragazzo chino sul bancone della colazione e, davanti a lui, la sua tazza ricomposta. «Steven», lo chiamò ancora, notando come non si fosse mosso di un centimetro.

Legacy (#Wattys2017) [completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora