49.Seven Days

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"Non pensi dovremmo cominciare a stare lontani?Sono sette giorni,Mike,è meglio prepararci all'addio il meglio possibile."

Sussurro,con un fil di voce,sentendo il cuore pesante e la voce che trema.

Non è passata più di un'ora,dalla fatidica chiamata con mio fratello,e questa è la prima frase che ho pronunciato senza scoppiare a piangere,da allora.

A volte la vita sa essere buffa.
Una buffa bastarda,ma pur sempre buffa.

La mia adolescenza è stata letteralmente un inferno,tra servizi sociali e case famiglia,e proprio quando sembravo aver trovato un equilibrio,ecco che le carte in tavola vengono cambiate di nuovo.

La verità è che a me non importa niente.
Non me ne frega un cazzo,se la donna che mi ha partorita e poi mi ha lasciata in un dannato orfanotrofio,si è svegliata dopo diciotto anni e si è ricordata di essere madre.

Non me ne frega un cazzo,di soddisfare un suo capriccio perché vuole rivedere i suoi angioletti.

Però Alessio non la pensa così,Alessio ha sempre avuto un'altra idea.

Nonostante la parità di anni,lui è sempre e comunque stato il fratello maggiore.

Lui mi ha protetta,si è preso cura di me e mi ha amata quando neanche io riuscivo a farlo.

Alessio ha faticato come solo Dio sa, per darmi uno straccio di casa dove vivere e qualcosa da mangiare.

Ha bruciato la sua infanzia per prendersi sulle spalle i problemi di entrambi,e ora ha bisogno di un appoggio.

Inconsciamente,suppongo abbia bisogno di una madre,del supporto femminile che gli è sempre mancato.

Non prova rancore,io invece ne sono piena.

Da un lato non vedo l'ora di vedere la donna che mi ha partorita,per poi urlarle in faccia di guardarmi.

Di guardare la figlia che aveva abbandonato,e vedere in che modo si era costruita completamente da sola,sin dall'inizio.

Il solo pensiero di tutte le volte in cui avevo pianto disperatamente per la madre defunta che non avrei mai potuto conoscere,mi fa venire la nausea.

Ma certo,fingiamo di essere morte,tanto ormai i figli li ho dati in adozione,cosa cambia?

E invece cambia,cambia tutto quanto.

"No,cazzo Lacey,non se ne parla neanche.
Sono sette giorni,okay?Non è tanto tempo,ma infondo sono centosessantotto ore,e ho intenzione di passarne ogni istante con te."

Chiarisce il moro,sedendosi al mio fianco,per poi poggiare delicatamente la sua mano sopra la mia,strappandomi un sorriso.

Trovo carino il fatto che lui davvero non voglia mollare il colpo,però ho paura che assecondando questa sua folle decisione di stare insieme fino all'ultimo,finirei per fargli del male,ed è l'unica cosa che vorrei evitare.

"E adesso,basta lacrime.
Abbiamo tutta la sera,e anche tutta la notte,davanti."

Mi ricorda,sorridendo maliziosamente,eppure nei suoi occhi è facilmente visibile un ombra di tristezza.

Si alza,porgendomi una mano per aiutarmi a fare lo stesso,e dopo di che ci incamminiamo a casa l'uno di fianco all'altro,senza dire una parola,lasciando che il silenzio parli al posto nostro.

"Non c'è speranza che ti convinca a rimanere,vero?"

Domanda,dopo un po',con lo sguardo basso,e mi si spezza il cuore nel sentire il tono spento della sua voce.

Intreccio le mie dita con le sue,carezzandogli leggermente il dorso della mano.

"Mi dispiace,Mike,ma non posso lasciare Alessio."

Rispondo,e lui annuisce,come se fosse già a conoscenza della risposta.

Solo allora mi ricordo di una cosa,si un particolare che avevo dimenticato di aggiungere alla lista dei motivi per cui sotterrarmi tra le coperte e piangere per giorni interi.

Beatrice.

Sento il cuore spezzarsi solo al pensiero di doverla abbandonare,e penso sul serio che sarà la cosa più difficile della mia vita.

"Io ti amo,Lacey."

Confessa Michele,dopo un po',guardando il cielo.
Lo guardo di sbieco,sentendo i battiti del mio cuore aumentare esponenzialmente di velocità.

Non è la prima volta che lo dice,però quella frase mi colpisce sempre dritta al cuore,come se non l'avessi mai sentita pronunciare.

Lo osservo,cercando di imprimere nella mia mente ogni particolare del suo viso,consapevole che tra poco più di sette giorni non potrò più vederlo come faccio ora.

Il naso leggermente all'insù,le labbra carnose,gli occhi profondi.

E ancora,i capelli castani e scompigliati,le occhiaie marchiate e il sorriso mozzafiato.

La sigaretta accesa tenuta a penzoloni fra le labbra,la giacca di pelle,le piccole fossette ai lati della bocca.

La voce roca,il sapore di menta e fumo dei suoi baci,il modo di guardarmi diverso da tutti gli altri.

Abbasso lo sguardo,come se notare tutti quei piccoli particolari mi facesse improvvisamente male.

Sento la gola secca,e percepisco che sto per scoppiare a piangere di nuovo.

"Anche io ti amo,Michele.
Più di qualunque altra cosa."

Rispondo,con la voce tremante,stringendomi nelle spalle.

"Non mi importa dei chilometri,mi sarai sempre vicina,qui e qui."

Sussurra,indicandosi prima la testa e poi il cuore.

Sospiro,mordendomi l'interno della guancia,e vorrei dirgli che no,non può fare quello che ha in mente.

Non può semplicemente aspettarmi,aspettare il mio ritorno.

Ha ventun'anni,deve vivere la fine della sua adolescenza e magari impegnarsi in qualcosa di serio che,per ovvie circostanze,non potrà includere me.

Potrei tornare quando sarà troppo tardi,quando la fiamma del nostro amore si sarebbe spenta,quando aspettare non sarà servito a nulla.

Però evito di dirlo,perché non voglio neanche un brutto ricordo,tra questi ultimi sette giorni insieme.

"Sarà dura dirvi addio.
Tu,Beatrice,e chiunque altro.
Siete la mia famiglia,tu sei la mia famiglia,lascia stare le questioni di sangue."

Rifletto ad alta voce,quando ormai siamo prossimi a casa.

"Però ti voglio ringraziare,perché sei stato esattamente tutto quello che non mi sarei mai aspettata."

Concludo,e sento il peso nel petto farsi sempre più grande,fino a farmi quasi male.

"Il karma fa schifo."

Sussurra il moro,scuotendo la testa,anche se so che di nascosto sta sorridendo,alle mie parole.

Sex On Fire||Mike BirdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora