06.It's Okay

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"Allora Lacey,raccontaci qualcosa di te!"

Esclama Riccardo,rivolgendomi nuovamente uno di quei suoi sorrisi incantatori,sfoggiando i suoi denti bianchi e perfettamente dritti.

Porto una ciocca di capelli corvini dietro all'orecchio,sentendo tutti gli sguardi incuriositi calare su di me.
Uno,in particolare,riesce a mettermi particolarmente in tensione.

"Non c'è molto da dire,in realtà.
Sono la sorella di questo coglione,frequento il quinto anno,e sono ancora indecisa su cosa fare dopo il liceo."

Spiego,brevemente,alzando le spalle con non curanza.
Chiaramente quella raccontata non è altro che una microscopica parte di quella che è la mia vita,ma da un po' ho deciso che sarò questa io,come se non avessi alcun passato burrascoso che valga la pena essere raccontato.

"Cazzate."

Sbuffa il moro dagli occhi scuri come la pece,per poi spegnere sull'erba la sua sigaretta consumata.

Lo guardo,con un sopracciglio scattato in alto e gli occhi attenti,convinta che probabilmente si stesse riferendo a qualcun altro.

Quando però incontro il suo sguardo fisso nel mio,in segno di sfida,capisco che quelle parole erano rivolte proprio a me.

"Scusa?"

Domando,scettica,con tono di superiorità,mentre l'aria intorno a noi si fa tesa in un batter d'occhio.

Lui non muove un muscolo,non cambia espressione,rimanendo vestito della sua maschera di indifferenza.

"Quelle che hai appena detto,sono soltanto cazzate.
Non può essere tutto qui,non puoi riassumere la tua vita in una cazzo di frase."

Risponde,senza alzare la voce,anche se colgo nelle sue parole una scintilla di sfida che prima non avevo notato.

Rimango un attimo interdetta,confusa da quell'improvviso intervento,senza staccare i miei occhi dai suoi neanche per un istante.

"Credi di poterne sapere qualcosa,Michele?"

Ribatto,con un tono così tagliente che,se quel ragazzo fosse un foglio di carta,si ritroverebbe sicuramente fatto a pezzi.

Incrocio le braccia,raddrizzando la schiena,come a prendere una posizione d'attacco,perfettamente consapevole che la conversazione non è terminata.

"So per certo che non bastano tre secondi e mezzo a riassumere diciotto fottuti anni di vita."

Risponde,sporgendosi verso di me e scoccandomi il suo migliore sguardo di ghiaccio.
Se pensa che un po' di gelo possa bastare a farmi mettere un punto a quella discussione,si sbaglia di grosso.

"Beh,forse non ho voglia di raccontarli a te,tu che dici?"

Ringhio,stringendo gli occhi in due fessure sottili,e socchiudendo appena le labbra per pronunciare quelle parole.

Mio fratello,decidendo che è ore di fermare quella futile discussione,apre le braccia,scuotendole.

"Okay,ragazzi,basta adesso.
Lacey,puoi ritirare gli artigli,e Mike,tu puoi rimettere la tua lingua biforcuta e velenosa al suo posto."

Ci interrompe,con calma pacata,poggiandomi una mano sulla spalla,come per assicurarsi che io non sia in procinto di aggredire Michele.

Me lo scrollo malamente di dosso,per poi portare una ciocca di capelli dietro alla spalla,ed accavallare le gambe con sguardo indifferente.

Il ragazzo di fronte a me lancia un'occhiata gelida a mio fratello,per poi accendersi la terza sigaretta nel giro di tre ore.

Storco le labbra,leggermente disgustata da quell'insana dipendenza,per poi tornare a rivolgere la mi attenzione ad Alessio,che mi guarda preoccupato.

Con lo sguardo mi chiede se sto bene,ed io annuisco freddamente,sibilando un 'andiamo a casa',che passa inosservato a tutti meno che a Mike,il cui sguardo sembra bruciarmi addosso tanto da perforarmi da parte a parte.

Mio fratello annuisce,congedandosi con una stupida scusa,per poi alzarsi e porgermi una mano per fare lo
stesso.

Rifiuto il suo aiuto,rialzandomi con le mie forze,come ho imparato a fare da molti anni a questa parte,per poi scoccare un bacio sulla guancia di Riccardo,con il quale,quel pomeriggio, avevo scoperto di trovarmi molto bene.

Lui sorride,salutandomi con la mano,e lo stesso fanno Thomas e Cosimo,mentre gli altri urlano dei 'ciao' scoordinati e calorosi.

Rivolgo un sorriso generale,per poi voltare le spalle ed andarmene,fingendo di non sentire lo sguardo di Mike fissarsi sul mio fondoschiena non appena mi alzo da terra.

Pervertito di merda,finge di essere tanto diverso ed alla fine è esattamente come tutti gli altri.

Giusto per infierire interiormente,mi volto repentinamente,cogliendo il ragazzo sul fatto,e facendogli capire che so perfettamente che razza di coglione sia.

Lui sembra interdetto,ed alza un sopracciglio,dopo che io,scuotendo la testa rassegnata,mi volto e ritorno a camminare a testa alta,questa volta ancheggiando più del dovuto.

Raggiungo mio fratello,che era già entrato in macchina,e appena mi vede raggiungere il veicolo,mette in moto,guardandomi di sottecchi.

Distolgo lo sguardo,fingendo di essere molto interessata al paesaggio,e sperando solo che la fatidica domanda non arrivi.

"Stai bene?"

Ed invece ecco che,puntualmente,arriva.
Ed io devo annuire leggermente,sbattendo forte e velocemente le palpebre,impedendo agli occhi di inumidirsi.

È un trucchetto che ho imparato qualche anno fa,quando "Lacey la grassona orfana" aveva deciso di smettere di essere chiamata in quel modo,perché qualunque nomignolo sarebbe stato meglio di quello.

"Lace.."

Ritenta,poggiando delicatamente una mano sulla mia gamba,cercando di essere incoraggiante.

Mi scosto repentinamente,sbattendo nuovamente le palpebre,per poi fingere un sorriso allegro.

"Ho detto che va tutto bene."

Sex On Fire||Mike BirdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora