Capitolo 48

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Silenzio. Solo silenzio. Tanto silenzio. Troppo silenzio.
Non lo sopporto più.
E così, è questo che succede quando due persone che hanno avuto tanto da condividere si ritrovano in una macchina da soli. In silenzio.

Durante il viaggio abbiamo fatto un paio di cambi e da quando è salito in macchina lui non ha spiccicato parola.
Sta zitto fissando la strada. Io ho provato a parlarci, giuro. Ma lui ha troncato ogni mio tentativo sul nascere con il suo silenzio.

Sbuffo. Allungo la mano e accendo la radio. Se devo passare altro tempo come l'ora precedente, almeno lo voglio fare con una bella canzone in sottofondo.

Lascio che la musica invada la macchina e torno composta.
Di nuovo silenzio. Mi giro di scatto verso di lui che sta portando il braccio al volante dopo aver spento la radio.
Torno a premere il tasto d'accezione e mi sistemo nuovamente a guardare fuori dal finestrino.
E no, di nuovo no. Lo guardo innervosita dal suo comportamento è nuovamente accendo la radio.
Lo osservo per bene, ma lui rimane fermo.
Sospiro e torno a guardare la strada.

"Eh dai, andiamo" esclamo nervosa non appena la musica si ferma di nuovo.
Lo vedo ridacchiare e alzare gli occhi al cielo.
"Smettila"biascico.
"Era un brutta canzone" usa come scusa continuando a fissare la strada.
"Ma se non mi dai neanche tempo di capire che canzone è!"esclamo.
"Non sopporto la musica che scegli"
"Ma non sono io a scegliere la musica, è la radio" mi giustifico.
Alza le spalle e ritorna i silenzio.

Afferro le cuffiette che gli penzolano  dalla tasca e le collego al telefono. Scelgo una canzone a caso e ritorno ad ignorarlo.

Se prima ero felice ora vorrei solo prenderlo a schiaffi.
Nonostante tutto quello che Sallie ha detto su di lui una bella manata in faccia non gli farebbe di certo male in questo momento.

"Perché non me l'hai detto?"chiedo togliendomi le cuffie.
"Cosa?"chiede lui curioso.
"Di tutto quello che hai fatto per Sallie mentre io non ero lì con lei."
"Mi sembrava scontato, pensavi davvero che me ne sarei fregato di lei? È una piccola Allison, siete uguali e io non potevo vederla in quello stato."
Rallenta dietro la macchina di Nash che si è fermata ad uno stop e mi guarda.
"Ho pensato a quanto hai sofferto tu e a come ti avrebbe aiutato avere una persona vicino" mormora a bassa voce.

Devo dire che sono più le cose stupide che fa, ma che quando decide di fare qualcosa di buono la fa al meglio.

"Mi hai odiata?"
Torna a guardare la strada e parte.
E di nuovo silenzio.  Penso di sì, anzi ne sono sicura, ma adesso non ha il coraggio di dirmelo?

"Mi hai odiata?"ripeto.
"Forse, non lo so"risponde.
"Che vuol dire non lo sai?"
"Vuol dire che ho pensato di averlo fatto. Ho pensato di averti odiato quando sei andata via. Ho pensato di averti odiato quando non ti sei fatta sentire e quando hai continuato ad andare avanti senza di me. Ho pensato di averti odiato quando mi sei venuta in mente guardando Kora. Ho pensato di averti odiato quando mi hai visto di nuovo, per la prima volta. E ho pensato di averti odiato davvero tanto quando dopo quella volta non volevi neanche guardarmi o rivolgermi la parola."
"Ma...?"
"Ma non potevo farlo, perché è colpa mia se sei andata via. Perché so quanto sei orgogliosa e stupidamente testarda per tornare o almeno farti sentire. Perché non posso prendermela con te se sei in tutto quello che mi circonda, non è colpa tua se sei in tutte le cose che faccio o che vedo.
Perché non ho potuto odiarti se lo sguardo ferito e deluso che provavi a nascondere era nato a causa mia. E... non volevo guardami neanche io, per tutto il male che ti ho fatto penso ancora che domani magari mi sveglierò e tu mi odierai ancora, forse più di prima. Magari non mi rendo conto che non riusciremo a tornare come prima perché tu hai paura di soffrire ancora e io ho paura di farti soffrire di nuovo."

Alza le spalle e sorride come se niente fosse. "Magari mi odi ancora, ma non vuoi dirmelo perché stai architettando la mia morte." Aggiunge scherzando.

Never Enough 2• Cameron Dallas • [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora