parte 33

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Manca ancora molto al mio ritorno in Italia.
È bello qui, ma mi mancano i miei amici.
E Tommaso.
Mi si spezza il cuore se soltanto penso che mio papà avrebbe voluto che rimanessi qui.
-Mi stai ascoltando?- mio papà mi distoglie dai miei pensieri.
-Si, dicevi?-
-Stavo dicendo che se vorrai tornare in Italia, temporaneamente starai a vivere da Giulia, ha chiamato sua mamma e melo ha chiesto. È proprio una brava donna.- sorride.
Aspetta un attimo.. Ma i genitori di Giulia non erano a Los Angeles per un mese?
-Fantastico papà! Vado in camera, non ho più fame.- e mi dirigo al piano di sopra.
-Pronto?- Giulia mi risponde al primo squillo.
-I tuoi genitori sono a LA vero?- le domando subito.
-Certo.-
-Ma allora..?- sono confusa.
-Ho camuffato la voce. Tra un mese tu verrai a vivere da me! Solo noi due, capisci? Ci divertiremo tantissimo!- dice entusiasta.
-Hai ragione! Non vedo l'ora di tornare, mi mancate tutti..-
-Anche tu ci manchi.. Ma non ti preoccupare, mancano solo 29 giorni!- dice ridendo.
-Certo, -29 allora.- dico sorridendo. -Ci sentiamo domani? Sai sono stanca, è stata una giornata pesante. Domani ti racconto tutto.- dico sbadigliando.
Sono davvero stanca.
-Certo, come no, dormi bene. Notte.- attacca.
Mi metto il pigiama, mi lavo i denti e mi infilo nel letto. Dopo neanche cinque minuti dopo crollo.
*quella notte*
Mi sveglio di soprassalto. Ho sentito un rumore strano, guardo l'ora e sono le 4:28.
Mi rimetto a dormire ma quando chiudo gli occhi risento lo stesso rumore.
Li apro di scatto.
Ma cosa succede? La porta finestra è aperta.
Mi sale il panico.
Sono qui da soltanto ieri, e ci stanno derubando?
Non sento più niente.
Magari me lo sono immaginato e mio papà avrà lasciato la finestra aperta e non me ne sono accorta.
Torno a dormire e subito dopo mi addormento.
*quella mattina*
-Giorno.- mi saluta mio papà.
-Buongiorno.- gli sorrido.
Decido di chiederglielo ora.
-Hai lasciato tu la porta finestra aperta ieri sera?- domando speranzosa.
-No, non ricordo di averlo fatto, sono rimasto tutto il giorno al lavoro.- strano. -Come mai vuoi saperlo?- domanda bevendo un sorso di caffè.
-Così.- rispondo senza guardarlo.
Mi squilla il telefono.
Omar!
-Ben svegliata.- mi saluta lui.
-Giorno anche a te.- sorrido.
-Cosa vuoi fare oggi? Ci resta solo un mese, ricordi? E poi devo parlarti di una cosa importante.- dice serio.
-Certo, mi vieni a prendere tra venti minuti?-
-Si certo. A dopo.- e attacca.
Vado a prepararmi.
Mi metto un paio di jeans bianchi strappati sul ginocchio, una maglietta nera ed una felpa sopra. Prendo la macchina fotografica e aspetto Omar.
Dopo cinque minuti bussano alla porta e io vado ad aprire.
-Ciao!- saluto Omar. -Andiamo?- e ci dirigiamo verso un bar per fare colazione.
-Hai dormito bene?- mi domanda sorridendo.
-Si grazie, tu?-
-Benissimo.- mi risponde con un accento francese. Adoro il suo accento, lui è nato e cresciuto in Francia, poi si è trasferito in Italia.
-Dovevi dirmi qualcosa?- domando ricordandomi quello che mi aveva detto prima.
-Oh sì, certo.. Vedi io non sono a Berlino come turista.- dice abbassando lo sguardo.
-E allora..?-
-Sono malato. Ho un cancro al cervello, sono venuti qui per cercare delle cure.-
Non so cosa dire.
Malato di cancro.
Anche lui.
-Di qualcosa.- dice guardandomi.
-Mia mamma è morta di cancro. Il 29 dicembre 2016..- mi guarda.
-Mi dispiace.- mi prende la mano.
-A me dispiace che tu sia malato. Il cancro è una brutta bestia.- ci sorridiamo.
-Dai, ora andiamo a visitare Berlino che domani devo iniziare la chemio.- mi sorride.
Quanto mi dispiace.
-Certo andiamo.- gli sorrido ed usciamo da quel bar.
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fine capitolo💞

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