"Vediamo se ci sete tutti, delinquenti. Garret Hunk?"
Il più grosso di loro alzò la mano timidamente.Dalla faccia intimorita che aveva, Pidge era sicurissima che non fosse mai stato messo in punizione in tutta la sua vita, ma nonostante ciò il cognome le era familiare; forse frequentavano il corso di biologia insieme o simili. Se lo ricordava mentre vomitava e, inoltre, aveva dichiarato apertamente che era il suo preferito.
"Gunderson Pidge?" continuò Zarkon, socchiudendo gli occhi per tutte le volte che quegli occhiali per l'ipermetropia non erano della giusta gradazione.
"Eccomi" disse lei, scuotendo il braccio per aria.Era sempre costretta a dichiararlo a voce piena, perché quando faceva un vago cenno con la mano (come tutti i suoi compagni) per indicare la presenza, puntualmente il prof di turno non la vedeva. La cosa non le era mai piaciuta, mai.
"McLain Lance?"
Questa volta, il professor Zarkon lo disse con più riluttanza degli altri due nomi. E come dargli torto? Pidge sapeva benissimo come erano quelli come lui.Tutti in quella scuola conoscevano il nome di Lance McLain, prodigio del basket, ma non altrettanto prodigioso nei compiti in classe.
Non ci aveva mai parlato davvero, dato che quelli come lui non stavano con quelli come lei.
Era una questione di gerarchia scolastica, niente di più. Era meglio così."Kogane?"
Pidge si girò verso il ragazzo che avrebbe dovuto corrispondere a quel nome.
Era sempre stato lì? La ragazza non lo aveva sentito entrare; ma ora che lo vedeva, Pidge lo aveva già catalogato come un tipo che ha la testa tra le nuvole, cosa che di fatto era.Pidge lo conosceva. Tutti quelli come lei, studenti di poco conto, lo conoscevano.
Non lo chiamavano per nome, però, perché era stata sparsa la voce che poteva sentire tutto ciò che lo riguardava, ed i piccoli plebei (come Pidge amava chiamarli) non volevano mettersi nei guai con lui. Lo facevano anche perché non si sapeva il suo vero nome (ma tanto neanche i professori ne erano a conoscenza, quindi nessuno si era preso la briga di chiederlo).
In fondo c'era da dire che Kogane era una vera leggenda nei corridoi, per le sue buone ragioni che di sport non riguardavano proprio un accidenti.
Era conosciuto con nomi diversi, di classe in classe, e su di lui giravano strani miti, partiti da chi lo aveva visto o no. Alcuni lo chiamavano Red, altri Robin Hood, poi c'era chi lo chiamava Lupo Solitario o Pugno d'Acciaio e via dicendo. Si diceva fosse un guerriero del futuro o un alieno di una galassia sconosciuta, un'eroe sotto mentite spoglie, un automa di ferro senza cuore; ma tutti concordavano su una cosa: Kogane non sopportava i tipi come McLain, e non si preoccupava di sporcarsi le mani se necessario.
"Direi che ci siete tutti. Mettete qui i vostri effetti personali e no, non potete fare niente per tutta l'ora. Vediamo se vi divertite"
I ragazzi si alzarono, borbottando insulti molto poco carini al professor Zarkon.Pidge mise sulla cattedra lo zaino, poi il telefono, le cuffie, il suo game-play, il lettore MP3 e gli auricolari.
Diede una sbirciata agli altri, giusto per curiosità. O meglio, perché era più facile intuire la personalità della gente attraverso le cose che avevano in borsa. Era come guardare i loro occhi, le mani o le scarpe: non mentivano mai.
Lance aveva consegnato il suo zaino pieno di spille, degli auricolari bianchi coperti di scotch colorato, un telefono (anche piuttosto mal messo) e delle chiavi, probabilmente quelle di casa sua. Sorprendente: nessuna sigaretta o quel che sia, cose che i tipi fighi trovavano divertenti.
Kogane mise sulla cattedra una borsa a tracolla, poi un paio di album da disegno, qualche dozzina di matite e penne sparse, delle cuffiette logore che promettevano di cadere a pezzi nell'arco di un paio di secondi ed un telefono, in più le chiavi di una moto.
Hunk ... okay, lui mise praticamente solo cibo: bustine di patatine, Cheetos e Doritos, una barretta di cioccolato, Skittles e del sale (non chiedete come ci sia finito lì); in più il telefono e degli spiccioli.
I quattro si risedettero tutti a quei loro banchi vuoti, in attesa della fine della punizione.
Red fece per prendere qualcosa dal calzino, ma il prof lo aveva visto subito. "Kogane" iniziò Zarkon," forse non sono stato chiaro quando ho detto di posare tutti gli effetti personali sulla cattedra? Parlo arabo, per caso? O magari credi di essere diverso da questi altri, solo perché tu e questa classe andate particolarmente d'accordo?"Questi altri avevano un nome, ma Pidge non lo disse certo ad alta voce. Si limitò ad osservare il moro che, sospirando, aveva preso i foglietti di carta dal calzino e li aveva consegnati, insieme ad una penna che si trovava nel suo cappello.
Furbo, ma non abbastanza, pensò Pidge azionando l'auricolare bluetooth ben nascosto dietro i capelli.
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"A Voltron Story"
FanfictionErano tutti dei ragazzi normali. Lance McLain era il tipico ragazzo sportivo, non eccelleva nello studio ma amava la musica, sempre sorridente nonostante i dubbi e le insicurezze. Keith Kogane era stato adottato, ma se ne era fatto una ragione da te...