10- La Cotta

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Ad Hunk piaceva la sua vita e non aveva mai pensato di andare via da casa sua per trovare 'la felicità', come bramavano invece molti suoi amici di scuola.


Vedete, il ragazzone viveva in una cittadina che si chiamava Voltron.

Voltron non era segnata su nessuna cartina, nessun libro di geografia, nessun mappamondo, e non c'erano neanche dei cartelli stradali che conducessero a lei, ma nonostante ciò, nessuno poteva dire che Voltron non esisteva: infondo, era comunque lì. Quella cittadina aveva una lunghissima storia alle spalle, ma non importava a nessuno (o almeno così sembrava, dato che nessun cittadino si era mai preso la briga di metterla per inscritto).

A Voltron non succedeva mai niente di interessante, questo lo pensavano tutti, ma andava bene così. Lì nessuno era in cerca di avventure mozza-fiato.

Nemmeno Hunk, che osservava con fare distratto il libro di matematica, fuori dalla palestra secondaria della Garrison.

Non capiva mia niente, quando leggeva tutte quelle formule, ma faceva finta di sì.
Aveva troppa paura di andare da un insegnante per chiedere un tutor.
E poi, se avesse effettivamente avuto un tutor, avrebbe avuto il pomeriggio impegnato, e non avrebbe potuto osservare la sua ragazza mentre si allenava: si chiamava Shay Balmeraha e non era la sua ragazza.

Shay era una ragazza alta e robusta, con due occhioni d'oro massiccio e la carnagione scura.
Faceva parte delle cheerleaders, anche se passava poco tempo al tavolo con le altre ragazze e aveva un carattere buono e generoso (a dispetto di molte delle altre, che sembravano sempre indispettite da qualcosa).

"Smettila di fissarla. È inquietante"

Pidge, la ragazza dai grandi occhiali rotondi, si era materializzata all'improvviso accanto a lui, con un milkshake alla menta tra le mani.

"Io non la sto fissando!" gesticolò Hunk, diventando paonazzo.

La ragazzina alzò un sopracciglio, e prese un sorso dal bicchiere firmato con il logo della scuola.
"Sì, come no. Ti piace, non è così?" continuò lei, lanciando un'occhiata fugace alle ragazze in divisa bianca ed arancione.

Hunk non volle rispondere, ma forse avrebbe dovuto farlo: lui, dopo tutto, non sapeva che non si poteva mentire a Pidge Gunderson, che era la miglior bugiarda del mondo e che riusciva a sentire i segreti da lontano.

"Vediamo se il mio fiuto per i segreti funziona ancora: a te, Hunk, piace Shay Balmeraha da un anno. Da quando l'hai sentita cantare, tutta vestita con quel vestito d'oro un po' esagerato, a mio avviso, alla festa di suo fratello maggiore. Ma sei troppo timido e spaventato per dichiararti, e posso pure citarti le ragioni, se proprio vuoi"

Hunk non disse niente.

"Dato che vedo che sei molto interessato, te le dirò. La prima è suo fratello Rax, che è iperprotettivo nei confronti di Shay e ce l'ha a morte con te perché, a quella stessa festa, gli hai rotto il trofeo della sua prima partita di rugby. Oh, lui ti fa paura anche per la sua grande stazza. Poi, credi che Shay sia innamorata di un altro, magari un giocatore della squadra di basket, o un tipo molto più figo di te. Stupidamente, credi che lei si meriti un ragazzo migliore, perché lei è meravigliosa, gentile, dolce, spiritosa, eccetera eccetera. Mi sbaglio?"

Hunk era paonazzo, molto più di quando avevano iniziato quella strana discussione.

"Come hai fatto?" balbettò il ragazzone, tra l'imbarazzo e lo stupore.

Aveva conosciuto solo una persona in grado di fare una cosa del genere, ma non la vedeva da anni. Se solo fosse riuscito a ricordare...

Pidge sorrise, prendendo un altro sorso dal milkshake alla menta. "Allora ho fatto centro! Oh, voi ragazzi siete tutti quanti uguali. Ugualmente ingenui" disse lei tra uno sghignazzo ed un altro.

"Aspetta: ugualmente ingenui? Cosa ho fatto per essere ingenuo, scusa?"

Pidge si mise una mano in fronte. "Ahhhhh, ingenui, ciechi e stupidi! Ma non lo vedi che Shay è pazza di te?! Insomma, lo hanno notato tutti! E poi, Rax non ti odia per il trofeo, ma perché sa della cotta di Shay per te! Ma andiamo, è così evidente"

"Io... le piaccio? Dici sul serio? Ti prego, non prendermi in giro, non reggerei il colpo" disse Hunk, con la testa tra le mani.

"Siete due provoloni, ecco cosa siete! Due grandi e grossi provoloni ingenui e con il prosciutto sugli occhi! Dei bei pezzi di prosciutto belli spessi! Ma andiamo, chiedile di uscire! E se lo fai, a Shay piace la cucina italiana. A meno che tu non decida di cucinare, c'è un posticino niente male sulla quattordicesima, non troppo lontano a qui. Facci un pensierino"

Pidge prese il suo zaino, che aveva abbandonato a terra quando era arrivata, si mise delle grandi cuffie verde acido sulle orecchie e se ne andò, continuando a sorseggiare il suo milkshake alla menta, che sembrava infinito agli occhi del ragazzone.

Hunk rimase sulla panca fuori dalla palestra secondaria per un po', a seguire con lo sguardo quella ragazza che diventava sempre più piccola.
Continuava a cercare di ricordare il nome di una persona che aveva conosciuto tre anni prima.

C'era qualcosa di strano, ed Hunk avrebbe scoperto cos'era, anche a costo di finire in una di quelle avventure che non aveva mai sognato.

"Oh, ciao Hunk. Che ci fai qui?"

La voce cantilenante di Shay lo raggiunse poco dopo.

"Hey Shay... senti... ero venuto perché, sai, volevo chiederti se... se ti va di uscire con... insomma, con me. Dico, solo se ti va, eh, magari a quel ristorante italiano sulla quattordicesima, hai presente no? Dico solo..."

E quella sera Hunk riuscì a rimediare il suo primo appuntamento con Shay.

"A Voltron Story"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora