24- I Ribelli

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Pidge bussò alla porta di casa sua, prendendo il suo telefono dalla tasca.

"Non voglio comprare niente!"
"Matt, sono io!" gridò lei, impaziente di entrare. Non aveva le chiavi, dato che le aveva dovute lasciare a suo fratello che non aveva niente da fare dalla mattina alla sera (o almeno, lei credeva così).

Matt alla fine aprì la porta; aveva una felpa troppo grande del Soldato d'Inverno e dei pantaloni di tuta bucati. Sembrava piuttosto allegro.

"Ciao! Non puoi capire che giornataccia, è da questa mattina che dei bambini cercano di vendermi dei biscotti veggie ed io sono ore che cerco di far capire loro che non sono vegetariano. Un inferno"

Pidge avrebbe tanto voluto scherzare, ma non era il momento. Almeno, non per lei. "Devi farmi un favore" disse seria.

"Di che cosa si tratta? Se si tratta di scuola, io non..."
"Devi fare delle copie di alcune... strane chiavi, ecco" disse Pidge.

Vedete, dopo quella scena da film di fantascienza che era avvenuta quello stesso pomeriggio, i nuovi paladini si erano messi ad ascoltare la storia di Allura, dei Paladini di Voltron originali e di quelle cose così.

In seguito, i ragazzi si erano messi a smanettare con il cofanetto misterioso, che però non aveva dato altri cenni di vita. Si era giunti a conclusione che servivano le chiavi (in codice, i leoni) per poter aprire la scatola e rivelare il segreto nascosto di quel Voltron, che per la cronaca non era affatto la loro cittadina.

Per le chiavi, Pidge aveva suggerito di chiedere aiuto ad un certo ragazzo lentigginoso che si era dichiarato il maestro delle serrature. Era la ragione per la quale Pidge era lì.

"Figurati, un gioco da ragazzi. Al liceo, ero il maestro delle serrature! Una volta ho duplicato le chiavi dell'ufficio della prof di algebra e ci abbiamo fatto un festino dentro. Uno spasso" disse Matt, appoggiandosi al uscio della porta.

"Be', non abbiamo le chiavi originali, solo le serrature. Ho una foto..."

La ragazza accese il telefono, aprì la galleria e mise a pieno schermo la foto che Allura le aveva detto di scattare al cofanetto.

Matt ne rimase come fulminato.

Spalancò gli occhi e trattenne il respiro per un secondo; avvicinò la mano allo schermo, poi la tirò indietro di scatto. "Non può essere. È impossibile"

"Cosa?" chiese Pidge.

Il fratello la guardò sconvolto.
"Oh, Pidge, tu non ne hai idea... È Voltron, vero? Quel Voltron? È impossibile: è stato distrutto. Non ci posso credere" disse Matt, gesticolando. Sembrava che sapesse tutto su quel Voltron, il punto era che nessuno gli aveva mai detto niente.

Pidge preferì fidarsi di lui, ricordandosi che lui era stato rapito dall'Impero Galra. Come poteva ora lavorare con loro? E sopratutto, come poteva suo fratello essere uno dei cattivi? Era fuori discussione.

"Non distrutto, ma nascosto da Alfor Altean, il padre di Allura. Le ha lasciato quel cofanetto con inciso il simbolo di Voltron, me lo ha spiegato, il problema è che mancano le chiavi per aprirlo. I leoni" sussurrò Pidge, sperando che non ci fosse nessuno.

"Questa è una faccenda per adulti, Pidge. Tu ed i tuoi amici vi siete infilati in una cosa troppo grande per degli adolescenti"

"Forse. Ma tanto ora non ci possiamo più tirare indietro: il cofanetto aveva uno scanner per impronte digitali e siamo stati registrati come i nuovi Paladini. Non c'è altro modo"

"Non posso permettertelo. Se ti facessi male, non potrei perdonarmelo"

"Felice che ci tieni tanto a me, ma la cosa è un pochino più complicata. Non mi serve il tuo consenso, ed il tuo disappunto è inutile: l'Impero Galra deve essere fermato e per farlo serve Voltron. Non ci sarà un altro paladino, Matt. Io devo farlo, che ti piaccia o no. Che mi piaccia o no"

"A Voltron Story"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora