26- L'Ambra e Le Scuole Medie

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Era passato un giorno da quando il leone blu era stato trovato, e proprio per questo i paladini erano ancora più determinati a trovare gli altri.

Dato che sembrava non ci fossero buone notizie per il povero Keith, gli altri avevano deciso che avrebbero proseguito le ricerche per conto loro.

Coran era per l'appunto appena tornato dalla sua sessione di yoga per riferire ad Hunk e Pidge i possibili luoghi in cui potevano essere nascosti i loro leoni.

"Il Paladino Giallo si chiamava Garrik Meirgans, detto Gyrgan. Aveva un luogo dove si riuniva con la sua famiglia tutti i Sabati, proprio a Voltron. Avete la macchina, potete tranquillamente raggiungerla in una mezz'ora" disse Coran, che se ne stava seduto sul divano di casa Shirogane.

I ragazzi avevano discusso, ed erano giunti a conclusione che il quartier generale dei Ribelli non poteva essere anche il loro. Così, nel dubbio, il loro nuovo punto di riferimento era la casa del loro leader.

Hunk era abbastanza emozionato per questa avventura, ma allo stesso tempo ne era assolutamente terrorizzato. E se non fosse riuscito a trovare il leone giallo? E se lo avesse perso? E se lo avesse rotto, distrutto, disintegrato?! Mise da parte questi brutti presentimenti e finse di essere solo e soltanto molto emozionato.

"Perfetto. Ora vi do il mio numero di telefono, così potete inviarmi la posizione..." stava dicendo Hunk, ma Coran iniziò a sventolare le mani in aria.

"Primo: non darmi mai più del voi. Secondo: ma quale inviare posizioni! Ho proprio qui la cartina di Voltron. Vedi questo cerchio, proprio qua sopra? È dove dovete andare"

Coran mise quella cartina nelle mani del samoano, che iniziò a pensare che sarebbe stata più dura del previsto.

"Perfetto, credo. Chi è lo sfortunato che viene con me?"

Shiro, che era presente nella stanza (beh, in fondo era casa sua), diede una pacca a Lance.

"Sarà Lance" disse.

Sembrava abbastanza rilassato, ed il ragazzone ne fu felice: ultimamente era sempre nervoso, ed il fatto che Pidge e Lance erano tornati sani e salvi dalla loro missione lo aveva messo di ottimo umore. O meglio, il miglior umore nell'umore più brutto che potete immaginare.

Era pur sempre un cambiamento.

"In marcia amico!" disse il cubano, mettendosi il suo zaino di scuola in spalla.


Il viaggio fu più difficile e allo stesso tempo divertente del previsto.

Quando i due ragazzi si erano allacciati le cinture della Jeep distrutta di Hunk, il primo pensiero era stato quello di accendere la radio, che li aveva accompagnati per tutto lo strano tragitto. La cartina di Coran era stata girata e rigirata milioni e milioni di volte, ed era stata chiamata in modi così osceni che non ne voglio neanche parlare. D'altra parte, lo sanno tutti che è piuttosto difficile leggere una cartina quando non si è abituati. E poi, figuriamoci, per arrivare in una meta lungo la ormai ben conosciuta periferia di Voltron!

Da perdere la testa, davvero.

Ma i nostri paladini erano ragazzi di spirito, e nonostante le difficoltà seppero arrivare alla loro meta (senza risparmiarsi una bella cantata a squarciagola della loro canzone preferita).

Erano arrivati, per l'appunto, in un posto che pareva essere di un altro mondo: una vallata rocciosa, ricoperta a chiazze da steppa e arbusti bassi. Sotto il sole che aveva deciso di battere più forte del solito, sembrava quasi di trovarsi in una savana del Sud Africa. Non erano ancora arrivati del tutto però: bisognava camminare fino ad arrivare in una grande buca di pietra e roccia (Coran era stato molto preciso al riguardo).

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