Era ancora notte, ormai erano quasi le due.
Houstone Alley era poco più a est di Sunny Street, dove viveva Hunk. La sua era una casetta modesta, dipinta tutta di giallo perché considerato un colore allegro dalla famiglia Garret, la famiglia con l'umore migliore della città.
Il ragazzo ebbe premura di fare poco rumore mentre apriva la porta, perché sapeva quando la sua famiglia potesse passare dal buon umore a quello cattivo, se svegliata all'improvviso. E lui non voleva vedere sua madre che correva giù del le scale con la maschera per la notte e la cuffia gridando insulti in samoano e agitando un mattarello; ne tanto meno matai (che era suo padre, il capofamiglia) che lo minacciava di spedirlo in un lungo viaggio sul Mauga Silisili, il vulcano più alto della Samoa. Proprio no.
Non andò il camera sua però, in quanto aveva mal di testa e voleva farsi un bel tè verde.
Dopo la dichiarazione di Matt a casa Kogane, Pidge li aveva trascinati tutti fuori; poi aveva rubato un passaggio sulla sua Jeep rotta e non si erano più sentiti. Hunk aveva anche accompagnato Lance, ma l'ispanico non si era fatto portare fino a casa. Data la serata strana, il ragazzone non aveva fatto domande.
Il tè era ormai pronto, le foglie verdi che continuavano a rilasciare la loro dolce essenza nell'acqua zuccherata, che d'un tratto qualcuno bussò alla porta.
Hunk posò la tazza con cautela, e a passi lenti si avvicinò alla porta, i pugni stretti. A quell'ora della notte, se fossero dei ladri? O magari i membri di quella società di spaccio, i Garla?
Ma no, no, i delinquenti non bussano mica!"Pidge?"
La ragazzina era tutta bagnata, dato che la pioggia ora era forte ed incessante, i capelli vertiginosi brutalmente domati dall'acqua, i vestiti zuppi, gli occhiali appannati. Non erano appannati solo per la pioggia: la piccola Pidge stava piangendo, e ad ogni lacrima corrispondeva una tirata con il naso o un tremolio delle mani, delle spalle, delle ginocchia.
"Non sapevo dove andare. Mi dispiace, tantissimo, ma io non... non... È tutto un disastro, è andato tutto a rotoli, ed io non sapevo dove diavolo andare"disse disperatamente, stringendosi in un abbraccio da sola, come a consolarsi o a proteggersi.
"È okay, a casa mia c'è sempre posto per chi non sa dove andare. Sopratutto per gli amici"
"Davvero mi consideri tua amica?"Hunk rimase spiazzato da quella domanda.
"Perché non dovrei?"
"Perché sono un disastro!" gridò lei."Facciamo che ne parliamo tra poco. Prima ti metti qualcosa di asciutto, ti siedi sul divano con un bel plaid caldo, bevi del tè verde con me, e poi ne parliamo. Okay?"le sorrise lui, mettendole le mani intorno alle spalle per farla sentire più al sicuro.
"Sì. Sì, ovviamente" sussurrò lei. Sembrava più una risposta per se stessa che per il samoano, ma non aveva importanza.
Il ragazzone la fece strada verso il bagno, dove lei si asciugò come poteva e si mise dei vestiti asciutti. I vestiti, per la precisione, non erano altro che un maglione di Hunk, rigogliosamente color mango e grande abbastanza da sembrare un vestito per una ragazza piccola e minuta come Pidge. Hunk ebbe premura di coprirla con ben due plaid colorati e di cederle il suo tè verde, mentre per lui se ne fece un altro.
"Vuoi dirmi cos'è successo dopo che ci siamo separati?"chiese Hunk, mentre sorseggiava la bevanda bollente.
"Diciamo che è una cosa che è iniziata un po' prima di questa sera e che è stata confermata oggi"rispose Pidge, girando con il cucchiaino il contenuto della tazza con su scritto Buon Giorno, Fiorellino!.
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"A Voltron Story"
FanfictionErano tutti dei ragazzi normali. Lance McLain era il tipico ragazzo sportivo, non eccelleva nello studio ma amava la musica, sempre sorridente nonostante i dubbi e le insicurezze. Keith Kogane era stato adottato, ma se ne era fatto una ragione da te...