14- Il Fanboy

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Pidge aveva scoperto che Keith Kogane abitava in un condominio davvero deprimente sulla Sea Road, ovvero la terza verso Nord a partire da Break Streat, la strada che divideva Voltron in Nord City e Sud City (e vi assicuro che chiamarla città è un gran complimento).

La ragazza aveva cercato il cognome del ragazzo per molto tempo, ma alla fine era stato proprio Keith a venire da lei dicendo che 'aveva sentito qualcuno che urlava contro il citofono e aveva capito che doveva essere lei'.

Bella faccia tosta, aveva pensato la ragazza prima di mettersi a ridere.

Avevano salito le scale a due alla volta ed il moro aveva spinto la porta che evidentemente aveva lasciato aperta, che d'un tratto ci fu una bella sorpresa per Pidge.

"Keith, non hai niente da dire?" fece un tipo, dall'altro capo della porta.

Era un giovane uomo, altissimo, due spalle così, i capelli neri con un ciuffo bianco, una protesi meccanica al posto del braccio destro ed una brutta cicatrice che gli copriva naso e guance.
Era il suo prof di storia.

"Cosa ci sarà mai da dire? Tanto vi conoscete già" disse il moro, facendo spallucce.

"Non siamo alla Garrison, Keith. In questo momento non sono il professor Shirogane, ma solo Shiro"

Keith si mise una mano sulle labbra, come se non volesse farsi sentire, ma tanto parlò lo stesso ad alta vece con fare ironico. "Scusalo, Pidge, ma non riesce a capire che lui ed il prof Shirogane sono la stessa persona"

Pidge rise, e Shiro scompigliò i capelli del moro con fare paterno.

"Keith?" disse la ragazza lentigginosa quando ormai erano soli sull'uscio della porta.

"Si?" disse lui, con le mani nelle tasche dei jeans stracciati.

"Non mi avevi detto che Shiro era tuo padre" disse lei, mentre si toglieva la sciarpa e la appendeva su uno dei ganci.

"Tu non lo hai chiesto. E poi non è mica mio padre, è mio fratello"

Pidge non ebbe il tempo di citare una delle milioni di ragioni per la quale era impossibile che i due fossero fratelli, che una giovane donna entrò pimpante.

Era bella, con quella sua carnagione scura, la vita stretta, i capelli lunghi e bianchi, pieni di boccoli, gli occhi che sembravano smeraldi sul fondo di un lago di cristallo.

"Sei la prima persona che Keith porta a casa" disse entusiasta portando i due nella sala da pranzo (che non era una vera e propria sala, perché faceva parte sia nel salotto sia della cucina).

"Smettila" disse secco Keith, sedendosi.

Shiro portò a tavola quattro cartoni di pizze extra large. "Scusa, Pidge, ma il tuo amico qui accanto ci ha detto che venivi esattamente cinque minuti fa" disse per scusarsi (e per rimproverare Keith, che tanto non lo stava ascoltando).

"Ma ci ha fatto piacere! Era secoli che aspettavamo che Keith portasse una-"
"Piantala" disse Keith, lanciandole una mollica di pane addosso.

Pidge sorrise per due ragioni: primo, perché la pizza era il suo piatto preferito; e secondo, perché si sentiva finalmente a casa.

Basta lavorare in quel mini-market per guadagnarsi quattro spiccioli, basta mangiare solo cibo in scatola tutte le sere, basta dormire con il rumore dell'acqua che cadeva dal soffitto della sua catapecchia, basta mentire, basta nascondersi.

Mangiarono e parlarono, e per quella sera la ragazza si sentì finalmente a casa.

Quando arrivò la fatidica domanda: "Allora... siete fidanzati?" chiese Allura, perché ormai Pidge sapeva come si chiamava la bella ragazza.

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