33- La Prova del Sangue

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"Il ragazzo. Ammanettatelo" disse Kolivan, indicando con un cenno del mento Keith.

Le guardie delle Lame in pochi secondi lo tenevano stretto, mettendogli ai polsi delle manette d'acciaio. Il ragazzo non faceva che dimenarsi tra gli strattoni.

"Cosa state facendo?!" dissero tutti, chi prima e chi dopo.

"Devi venire con noi"

"Mollatelo adesso! È dalla nostra parte!" disse Lance, allungando una mano verso Keith.

Il moro si dimenò ancora più forte.

"Portateli la sua borsa, immediatamente" disse Kolivan.

Seguirono gli ordini, prendendo da terra la famosa borsa di pelle nera.

Keith iniziò a dimenarsi con triplice insistenza, cercando persino di mollare calci e gomitate alle guardie."Toglietemi le mani di dosso! Quella è roba mia!" disse con i denti digrignati, gettandosi  di peso verso la sua borsa sgualcita; ora sotto le mani dei Galra.

Kolivan stesso le si avvicinò ed estrasse dalle varie cianfrusaglie il suo coltello, tenendolo lungo la lama senza preoccuparsi di tagliarsi le mani.  "Lo vedi questo? Non è tuo. Ladro" disse con tono amaro, mettendo quel reperto proprio davanti alla sua faccia.

Keith voleva prenderlo, ma ovviamente non poteva. Quel gesto gli parve crudele.

I suoi amici dovevano concordare con lui, dato che vennero in suo aiuto.

"Keith non è mai stato qui! Nessuno sapeva dell'esistenza delle Lame! È innocente!" disse Pidge, gesticolando freneticamente.

Kolivan la guardò, li guardò tutti, persino Keith.
Lo guardò come nessuno aveva mai fatto. Dritto negli occhi, con una faccia di pietra, le braccia incrociate e le labbra sigillate. Lo guardò e gli lesse i pensieri, ogni singolo ricordo, sogni singola emozione.

"Non è abbastanza. Portatelo dentro"

"Fermi! Che cosa gli farete?! È solo un ragazzo, non potete torturarlo!"disse Shiro, gettandosi verso il leader; ma per quanti fosse possente il giapponese, quei Galra erano molto più grossi di lui.

"Non lo faremo. Dobbiamo solo accertarci di non avere uno di loro nella nostra base"


"State facendo uno sbaglio" disse Keith, si occhi socchiusi.

Aveva deciso di non porre eccessiva resistenza o ci sarebbero state sicuramente dure conseguenze, quindi si limitava a camminare seguendo le spinte delle guardie dietro di lui, che gli tenevano le mani ben saldamente.

"Zitto e mettiti questi. Sbrigati"

Gli occhi chiusi non erano stati una buona idea: certo, la rabbia era sbollita, ma non aveva idea di dove si trovava. La guardia era diventata una sola e la stanza in cui si trovavano era uguale a milioni di altre stanze.

Il misterioso gli tolse le manette e gli lanciò una maglia di cotone nera particolarmente aderente con un pantalone in tinta; poi si girò.

Keith si tolse la sua giacca di pelle e la maglia della NASA nera, senza mai togliere lo sguardo da quel Galra, ora girato. Imbracciava una pistola leggera e dei coltelli lungo la cinta. 

"Cosa ti dice che non ti aggredirò?"

"Sei disarmato" rispose lei.

"Ho le mani e le braccia, e tanta rabbia repressa" ribatté Keith, continuando a cambiarsi.

"Ed io sono più grande, alto, massiccio, pesante e allenato di te. Muoviti" rispose con una leggera risata.

Quando sentì che il ragazzo aveva finito, questo si girò e gli rimise le manette.
Gli mise una mano dietro la schiena e lo condusse per una serie di lunghi corridoi che sembravano parte di un labirinto, come quello di Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo.
Che esistesse davvero, ed ora stava cambiando il suo percorso al di fuori dello spazio e del tempo?

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