Le lezioni di fisica erano solo una perdita di tempo, pensava Keith. Meglio quello che stava facendo ora: marinare la così detta lezione per passeggiare nei dintorni della Garrison, tanto più che quel giorno Shiro, suo fratello maggiore, era rimasto a casa per malattia e non lo pedinava.
Non stava facendo nulla di così sbagliato, infondo. Tutti, almeno una volta nella loro carriera scolastica, avevano saltato le lezioni; e per Keith questa non era certo una novità.
Il moro non si era mai considerato un angioletto, né tanto meno il suo aspetto da gangster glielo permetteva. Era uno di quei tipi con la quale gli altri non volevano avere a che fare, ed a Keith andava benissimo così.
Nel frattempo aveva preso il suo album da disegno preferito ed una penna, ed aveva provato a disegnare, ma niente da fare: i paesaggi non erano proprio cosa sua.
Ad un tratto, si sentirono delle voci riecheggiare nei corridoi deserti.
"Lance, questa è una cosa sbagliata!"
"Anche mettere quel maglione è una cosa sbagliata, Hunk, eppure... Dai, che Shirogane non pattuglia i corridoi per una volta! Spero gli sia preso uno di quei raffreddori che costringono a stare chiusi in casa per settimane, così impara a non fare i compiti a sorpresa di Lunedì mattina"Keith stava per uscire dal suo nascondiglio e gridagliene quattro, al tipo che stava cospirando contro suo fratello, ma sentì un'altra voce.
"Io odio questa scuola. Nessun segnale, nessun segnale e guarda un po' che novità: nessun segnale!"
Il moro era nel mezzo dei percorsi dei ragazzi e proprio non sapeva che fare per scappare via, dato che aveva avuto il buon senso di mettersi in un quella sottospecie di vicolo cieco. Vedete, quando ho detto che per Keith saltare le lezioni non era una novità, non scherzavo mica: lui saltava sempre le lezioni ed il professor Zarkon, preside della scuola, lo aveva ben avvisato su cosa sarebbe successo se lo avesse visto ancora fuori dalla classe.
Il ragazzo provò ad abbassare semplicemente il capo ed andare via; come se non fosse successo niente, come se non stesse saltando nessuna lezione, come se fosse solo in ritardo o stupidaggini simili, ma non fu poi così fortunato.
"Guarda dove metti i piedi!" disse una delle voci, quella che malediceva il segnale che in quella scuola era del tutto assente. Una ragazzina bassa con due occhialoni rotondi gesticolava con un cerca-persone, in preda ad una crisi di nervi.
"Starò più attento" disse Keith, cercando di mantenere la farsa dello studente ritardatario.
Il ragazzo fece di nuovo per andare via ancora più veloce di prima, ma con una capacità quasi sconcertante urtò anche gli altri due tipi, tra cui quello che poco prima voleva picchiare."Attento zazzera" disse il cubano.
"Guarda che sei stato tu a venirmi addosso" rispose Keith, che non seppe resistere a stare solo in silenzio.
"E con questo? Dovresti stare comunque più attento"
Keith ora sapeva con chi aveva a che fare: con Lance McLain non c'era da ragionare, dato che il moro dubitava persino che il tipo avesse un cervello.
"Ma davvero? Shiro sarà felice di sapere quanto i suoi studenti tengano a lui. Potrei giusto parlare di quanto quel Lance McLain sia stato gentile, ad augurargli di ammalarsi..." disse Keith, ghignando.
"Ma chi ti credi di essere?" azzardò il cubano digrignando i denti.La ragazza lentigginosa irruppe in quella discussione che forse forse stava prendendo proprio una brutta piega. "Se voi due urlate così, finiremo tutti e quattro in punizione. Sappiate che il mio preferito è quello grasso-"
"Io non sono grasso! È costituzione!" interruppe l'amico di McLain, offeso.
" - perché non parla neanche, che sia benedetto in eterno"I ragazzi continuarono a guardarsi con aria circospetta.
"Ma chi è quello?" disse il ragazzone che era stato zitto per tutto il battibecco, il preferito della ragazzina lentigginosa.
A quelle parole tutti si girarono verso la direzione indicata timidamente da lui, dimenticandosi che stavano litigando.
Un tipo, che poteva essere uno studente quanto un professore o un perfetto sconosciuto, stava nascosto in un vicolo non lontano dalla scuola. Il volto era nascosto dal cappuccio della felpa che portava, ma era ovvio che il così detto era una persona losca e poco raccomandabile.
"Lo vedo quasi sempre lì, non fa niente ed aspetta la fine delle lezioni. I ragazzini gli si avvicinano, ma poi lui mi scruta ed io me ne vado via. Non voglio guai " disse la ragazza pensierosa, mentre si aggiustava gli occhiali.
"Ti chiami Pidge, per caso?" chiese Lance, un sopracciglio più su del normale.
Lei abbassò gli occhiali con fare saccente.
"Credevo che il mio nome fosse sconosciuto, ed invece Lance McLain lo sa. Suppongo sia un miracolo, non è così?" fece ironica."Ah, divertente. Quel tipo... mi è familiare" continuò Lance, in un improvviso attacco di intelligenza.
"Forse. Non lo so. Non mi interessa" borbottò Keith, ancora con l'irrefrenabile impulso di -scappare via gridando all'improvviso una cosa tipo "Dannazione, sono in ritardo!".
"Che ci fate voi quattro qui?"
I ragazzi si girarono all'unisono, ed il professor Zarkon era là ad aspettarli, le braccia incrociate ed un piede che picchiettava a terra, causando un ticchettio tipico dei mocassini con la suola chiodata. A Keith non era mai piaciuto particolarmente quell'uomo: troppo severo, troppo insegnante vecchio stampo, rigido e inflessibile.
"Vi aspetta una luuunga ora di punizione, cari" disse il professore, con un vago sorrisetto divertito. Addio ai piani per il pomeriggio, disse tra se e se il moro, roteando gli occhi.
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"A Voltron Story"
FanfictieErano tutti dei ragazzi normali. Lance McLain era il tipico ragazzo sportivo, non eccelleva nello studio ma amava la musica, sempre sorridente nonostante i dubbi e le insicurezze. Keith Kogane era stato adottato, ma se ne era fatto una ragione da te...