Stavano discutendo da ore, nessuno andava d'accordo su niente.
Chi voleva tenerlo rinchiuso a vita, chi voleva trattarlo con gentilezza, chi con freddezza, chi voleva solo che tutto finisse al più presto.
Hunk non sapeva che pensare.
"Credo che dovremmo dargli l'occasione per spiegare" disse ad un tratto, finendo per zittire tutti.
Lo guardavano come se l'idea che anche lui desse un'opinione fosse impensabile, ma nessuno lo contradisse. Shiro approvò la sua proposta, Matt lo seguì, Kolivan non ribatté. Fu deciso.
L'interrogatorio ebbe inizio.
Lotor era seduto su una sedia e si pulita le unghie con noia, circondato da persone di rilievo: i cinque paladini, Allura, il comandante Kolivan con due guardie del corpo, Thace e Ulaz, infine Matt e due Ribelli incappucciati. Coran non aveva voluto partecipare; diceva che avrebbe tenuto d'occhio la Base dei Ribelli mentre gli altri non c'erano.
"Iniziamo?" chiese Shiro con aria affabile, proprio come un insegnante delle superiori del biennio.
"Iniziamo" disse Lotor, girandosi a guardarli.
"Il mio nome è Taahir Foster, mi faccio chiamare Lotor perché il mio nome lo ha deciso il mio caro padre di origini arabe e fa schifo, più altre motivazioni che non c'entrano un cazzo con questa storia. Sono metà Galra, da mio padre appunto. Mi hanno costretto fin da piccolo ad assumere quintessenza, i miei marchi sono su tutto il petto, se uno di voi marmoriani deciderà di controllare. Spaccio, è vero. Mi avete beccato. Ed ora?" disse con semplicità, come se tutto ciò non lo riguardasse minimamente.
"Cosa sai dell'Imperatore Galra?" chiese Allura, un po' meno dolce di Shiro.
"Che è un gran bastardo"
"E della base? Che ci dici?" chiese Matt, da un lato più tecnico.
"Che devi essere specifico: sono ovunque. L'Impero regna su questa città da troppo tempo, Voltron è corrotta fino alle radici. Posso segnare alcune delle basi, nulla di più"
Gli diedero una cartina, fece dei cenni con le dita. Le Lame avrebbero controllato in seguito, dicevano. Lo avrebbero fatto, questo era certo.
"E tu perché ci racconti queste cose? Non starai forse sabotano i Galra?" chiese Pidge, sedendosi a gambe incrociate a terra. Si tenne a distanza.
"Puoi dirlo forte: prima L'Imperatore muore, prima saremo tutti liberi. E questa volta per davvero" disse.
"Io dico che mente" lo stuzzicò Keith.
"Io non mento. E sento quando le carte in tavola sono cambiate. Voltron ha ritrovato i suoi paladini, i Ribelli ed i Galra reietti si sono schierati. L'Impero sta per finire ed io sono l'unico che può aiutarvi"
"Ed in che modo? Tu hai detto di non saper nient'altro che l'ubicazione di piccole basi, no?" disse Lance, giocando con un portachiavi.
Lo avevano messo alle strette. Non poteva più continuare a nascondere quei segreti.
Lotor sbuffò. Lo aveva capito, lui capiva sempre tutto. "Potrei sapere qualcos'altro. Ma come voi non vi fidate di me, io non mi fido di voi. Sto correndo pericoli che non potete nemmeno immaginare"
Shiro fece un sospiro. "Lotor, per questo ci sarà tempo. Devi solo darci un motivo per capire se ne vale davvero la pena. Per noi, per te"
Ed il ragazzo li guardò tutti, uno ad uno. Hunk conosceva quello sguardo: stava cercando di leggere nei loro animi. Forse qualcosa lo lesse, perché si arrese sotto le mute preghiere dei paladini.
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"A Voltron Story"
FanfictionErano tutti dei ragazzi normali. Lance McLain era il tipico ragazzo sportivo, non eccelleva nello studio ma amava la musica, sempre sorridente nonostante i dubbi e le insicurezze. Keith Kogane era stato adottato, ma se ne era fatto una ragione da te...