41- La Strada verso Casa

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Keith Kogane.

Le uniche due parole che continuavano a risuonargli in testa ogni volta che i suoi occhi incrociavano qualcosa che lo riguardasse: carboncini da disegno, vestiti neri, libri rovinati, coltelli da cucina, dischi rock, stivali, profumi dall'aria orientale, il rosso, le motociclette.

Tutto gridava il suo nome a gran voce.

Perché Hunk non se lo riusciva a spiegare, come poteva Keith Kogane tradire il suo migliore amico così alla leggera? Come poteva dimenticarlo?

Ed il moro era sempre lì a fissarlo.

"Se non hai nulla da fare... dovrei chiederti di spiegarmi una cosa" gli disse un giorno.

Era un giorno tranquillo, Keith era appoggiato ad un muro della Garrison; era l'ora di studio, stava leggendo un libro.

"Basta non sia matematica" gli rispose, accennando i libri aperti sul suo banco.

"Tu e Lotor" disse Hunk, guardandolo e stringendo i pugni. 

L'altro si immobilizzò. Non si irrigidì, il contrario: si lasciò cadere le spalle sul busto, le gambe cedettero lasciandolo scivolare a terra, le mani persero forza. 

"Come?" chiese al nulla, lo sguardo liquido.

Forse quella domanda non era neanche per lui, ma Hunk rispose lo stesso; gli si sedette accanto.

"Ero lì. Tranquillo, non ho visto nulla, solo quanto bastava. Da quanto state insieme?" 

Keith sbuffò con un mezzo sorriso. "No. Non stiamo insieme. Forse tanto tempo fa, ma ora decisamente no. Non eravate neanche alla Garrison voi; io ero al primo anno, Lotor al secondo. Non ero la stessa persona di adesso, non lo sapevo come funzionavano le cose... che frase già fatta. Sono stato cieco"

"Cos'è successo?"

"Iniziò tutto per sbaglio. Doveva essere un giorno normale, ma è cambiato tutto: Lotor iniziò a parlarmi per via di un libro preso in biblioteca e finito nel suo armadietto. E continuò a parlarmi, credevo lo facesse solo per gentilezza, non immaginavo nulla. Poi mi ha baciato. Ci siamo messi insieme in segreto; avevo 14 anni, mi sembrava figo stare con uno più grande, uno come lui. Ma lui non mi amava. Ero solo un'altra vittoria, un'altro giocattolo. In fin dei conti, Lotor non è altro che un burattinaio"

Si fermò un attimo.

"Mi tradiva in continuazione. Maschi, femmine, non aveva importanza; lui ci andava a letto comunque. Li seduceva, poi li aggiungeva alla sua collezione e pace fatta. L'ho scoperto. Non credo di essere mai stato così incazzato. Io mi ero fidato di lui e... ero furioso"

Fece una risatina.

"Ha detto un sacco di cazzate quella notte, ha davvero superato se stesso. L'ho mollato, non siamo stati più stati in buoni rapporti. Mi odiava perché ero uno dei giocattoli della sua lista di Natale, ma non poteva avermi. Non può. Io non sono di nessuno, né sono un altro primino da cambiare come una maglietta sporca"

Era stata una storia affascinante, davvero; ma mancava il pezzo finale, quello che avrebbe stabilito cosa era davvero Keith Kogane.

"Ed ora?"

Il moro lo guardò, sembrava serio.

"Lotor non è niente per me. Niente. Ma io sono umano, Hunk, anche io provo frustrazione, tristezza, rabbia, confusione... Era tutto così confuso. Quando ho conosciuto Lance avevo ancora addosso un po' di odio: Lotor mi aveva tradito anche per lui, era frustrante. E poi... non lo so, credo di... ah, non lo so. A pensare al passato, sono impazzito dalla rabbia: nessuno sarebbe più stato ingannato da lui, tanto meno il mio ragazzo. Una parte di me ha pensato che se fossi diventato quel premio mai avuto, avrebbe lasciato Lance in pace. Volevo solo metterlo al sicuro. Per lui farei qualsiasi cosa, davvero"

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