"Una festa?" chiese Allura mentre le intrecciava i capelli.
Pidge era seduta sul divano sotto le mani esperte della giovane donna.
Da quando era venuta per la prima volta a casa Shirogane/Kogane erano passati cinque giorni. Da allora, tutte le sere la ragazza era stata invitata; prima solo a cena, poi anche il pomeriggio, ed in fine pure a pranzo, quei bei giorni in cui la Garrison chiudeva prima.
Oramai Pidge era di famiglia, lo dicevano tutti, ed a lei andava benissimo così.
"Non so se ci voglio andare. Non da solo almeno. Pidge?" disse Keith, togliendosi la giacca di pelle con le borchie, le spille e le toppe. Dovevano esserci voluti anni per renderla così incasinata.
"Perché ti sei reputata ufficialmente la mia migliore amica" rispose il moro con aria beffarda, "Devi venire per forza"
"Shiro?" chiese Allura, lanciando un'occhiata a lui.
Il giovane uomo stava bevendo il suo solito caffè. Aveva due occhiaie sotto gli occhi così grandi da poter contenere la spesa. Roba pesante, come il detersivo o i flaconi di latte.
"Basta che mi lasciate dormire in pace" disse poi, sdraiandosi lungo il secondo divano nero, che occupava solo lui.
Pidge sapeva perché era così stanco: aveva passato tutta la notte a correggere verifiche di storia delle sue classi e a prepararsi gli appunti per le lezioni alle prime, ed ora era distrutto (sì, la ragazza aveva dormito da loro).
"Allora io vado a vestirmi" disse Keith, alzandosi e stiracchiandosi.
"Ma sono solo le 5 del pomeriggio: la festa non inizia verso le undici o simili, come ogni festa che può essere chiamata tale?" chiese Pidge.
"Devo realizzare prima che andrò ad una festa. Potrebbero volerci delle ore, fidati" disse il moro, prima di ritirarsi nella sua stanza.
La musica iniziò a far tremare l'appartamento, aiutata da Shiro, che aveva iniziato a russare amabilmente (e mica tanto) sul divano.
"E rimasero in due" disse Allura accendendo la televisione.
Il documentario che stavano trasmettendo era davvero poco interessante, ma non importava, perché ad un certo punto Allura si alzò di scatto, come fulminata.
"Quasi me me dimenticavo!" disse, slegandosi i capelli bianchi che erano chiusi una coda sciatta. Fece uno scatto e prese da una cassettiera uno strano pacco.
"Cosa?" chiese curiosa lei.
"Un regalo!"
"E per chi?"
"Per te!"Allura era tutta entusiasta, Pidge invece non ci capiva proprio niente.
"Davvero? E per cosa?"
"Per ringraziarti. Non fare quella faccia, hai fatto molto per questa famiglia, se può essere chiamata tale. Non ho mai visto Keith così felice e Shiro ti adora. Sembra che tutto sia più tranquillo da quando ci sei tu. Grazie"
La ragazza lentigginosa era rossa come un pomodoro. "Be', prego... non credevo..."
Allura le mise sulle mani una scatola ad ellisse, a righe, con un bel fiocco sopra. "Che aspetti? Guarda che il regalo ti aspetta!"
Era un vestito, un bellissimo vestito.
Era verde, un verde chiaro e soffice, pastello, e aveva le maniche lunghe e trasparenti, di tulle verde e morbido, ed era ricoperto di costellazioni e pianeti e stelle e asteroidi, ed era il più bel vestito che Pidge avesse mai visto.
D'un tratto era un'altra persona.
Il suo nome era Katie Holt, aveva tredici anni e girava in quei suoi vestiti a fiori che indossava pure d'inverno, che Matt le comprava ogni mese solo per vederla sorridere e piroettare in giro per la casa sorridente. Erano due anni che quella ragazzina era morta; seppellita sotto il dolore, la tristezza e la rabbia.

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"A Voltron Story"
FanfictionErano tutti dei ragazzi normali. Lance McLain era il tipico ragazzo sportivo, non eccelleva nello studio ma amava la musica, sempre sorridente nonostante i dubbi e le insicurezze. Keith Kogane era stato adottato, ma se ne era fatto una ragione da te...