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《Pronto a divertirti ancora, Jimin?》Al sentire quelle parole e il mio nome pronunciato nuovamente con quel tono, con quella voce che sapevo non avrei mai dimenticato, mi si ricoprì il corpo di brividi. Sgranai gli occhi quando riuscii a mettere a fuoco la figura e a vederla bene nonostante il buio. Il mio peggior incubo, era nuovamente lì. Il signor Suk, in piedi di fronte a me con le braccia incrociate e un ghigno sul viso. Tirai le ginocchia al petto, stringendo le braccia attorno ad esse, nonostante le manette.《Non sei felice di vedermi, Jimin?》Mi chiese, accovacciandosi di fronte a me, ai piedi di quel materasso, mantenendo quel ghigno sul viso. 

《Cosa vuole da me, dopo tutti questi anni?》Gli chiesi, cercando di prendere coraggio. Ero un uomo ormai, non più un ragazzino impaurito e nonostante la paura che provavo ancora per quell'uomo, avrei sempre potuto contrastarlo. Purtroppo sono parecchio debole al momento e non so cosa posso fare. 

《Quello che avresti dovuto darmi anni e anni fa, Jimin. Soldi.》Mi sussurrò, senza mai smettere di ghignare. Tenni lo sguardo sui suoi occhi, scuri, profondi, solo più vecchi. Ricordai perchè mi facevano così paura quando ero piccolo e allo stesso tempo iniziarono a farmi venire i brividi anche adesso. Sembra un luogo così oscuro, volevo starci lontano quando ero piccolo e ora invece cercavo di guardaci dentro, nonostante la preoccupazione, per cercare di capire. 

《Non ti sono bastati i soldi che ti ho dato? Ho lavorato e il mio stipendio era tuo!》Gli dissi, alzando la voce, tirando i polsi l'uno lontano dall'altro cercando di liberarmi, mentre un gemito di dolore mi sfuggiva dalle labbra. 

《Se avessi fatto quello che ti avevo detto, adesso saresti libero Jimin. Mi avresti dato il doppio o anche più e adesso non saresti qui.》Mi disse come se fosse colpa mia, come se l'essere stato rapito per suo tornaconto fosse una cosa che avrei voluto io. Quando invece era solo frutto della sua avidità, solo quella ci aveva portato qui e la colpa era solo sua. Lo vidi avvicinarsi a me e porgermi una mano che io subito scansai.

《Non mi toccare!》Gli dissi, quasi ringhiando di rabbia, cercando di mettermi prima in ginocchio e poi in piedi da solo. Fortuna che nonostante la stanchezza i miei muscoli funzionavano ancora. 

《Non preoccuparti di quello. Non sei più il mio tipo.》Mi disse, facendomi venire un brivido e una smorfia di disgusto. Se niente era cambiato, aveva un ragazzino legato da qualche parte solo per il suo piacere e la cosa mi fece venire il voltastomaco. Giurai a me stesso che avrei fatto di tutto per farlo finire in prigione una volta per tutte.《Vieni con me. Ti porto in una stanza dove puoi riposare sul serio, perchè presto devo farti le foto per metterle sul catalogo.》Mi disse, mentre iniziava a dirigersi verso la porta, voltandosi poi verso di me dato che non lo stavo seguendo per nulla. 

《Catalogo?》Gli chiesi, guardandolo con disgusto, mentre lui rimetteva su quel suo ghigno di prima. Feci qualche passo per scendere da quel materasso ed evitare così di perdere l'equilibrio e cadere. 

《Si, Jimin. Catalogo. Sarai il mio ragazzo di punta. Ora andiamo.》Mi disse e uscì di nuovo aspettandomi fuori dalla porta. All'improvviso il ricordo in cui mi diceva che avrei dovuto prostituirmi per farlo guadagnare mi colpì e rimasi a bocca aperta quando collegai tutti i pezzi. Voleva usarmi ora. Probabilmente aveva espanso i suoi giri loschi e ora trattava davvero la prostituzione come una fonte di guadagno. Lo seguii fuori senza dire una parola e senza protestare. Senza sapere nulla non potevo nemmeno provare a scappare perchè mi avrebbero preso subito, quindi fino a che non mi toccavano, avrei evitato di far qualsiasi cosa, speravo solo che mi avrebbero trovato in tempo. Speravo di riuscire ad evitare che qualcuno mi toccasse, qualcuno che non fosse Jungkook almeno. Camminammo verso una porta e una volta attraversata il panorama attorno a me cambiava drasticamente. Era tutto più bello e più curato, come se quella dove ero stato chiuso prima fosse stata una parte decadente di una villa in realtà ben curata. Ci fermammo davanti una porta e lui la aprì per me. 《Dammi i polsi, ti tolgo quelle manette. Nel bagno ci deve essere un kit di primo soccorso, vedi di curarti. Più tardi ti porteranno qualcosa da mangiare.》Mi disse secco, mentre mi toglieva le manette dai polsi, spingendomi poi dentro la stanza, facendomi cadere seduto a terra e chiudendo la porta, guardandomi ancora con quel ghigno. 

Does anyone love me? |JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora