End

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Ero sdraiato e su un pavimento di pietra nera e ruvida. Mi misi a sedere e dovetti trattenere un conato di vomito.

Mi girava la testa e non avevo il senso nè dell'equilibrio nè della tridimesionalità. Quando mi alzai sentii il bisogno di appoggiarmi ad una parete di roccia giallastra sempre ruvida. Quando la mia vista si fece meno sfocata, riuscì a capire che mi trovavo in una stanza spoglia, piccola, angusta, poco illuminata e con il pavimento in ossidiana e le pareti di quella strana roccia a cui mi ero appoggiato.

Non c'erano vie d'uscita, così mutai la mia aura e la plasmai in modo che assumesse le sembianze di quelle di Magmors. Mi avvicinai ad una delle pareti e sciolsi i blocchi con il tocco delle dita, risalendo piano piano.

Arrivai in superficie e lo scenario che si presentava era spaventosamente vuoto. Era un isola di pietra giallastra che terminava nel vuoto. Un vuoto nero pece, che ricopriva sia intorno sia sopra l'isola, dando un senso di solitudine terrificante.

Delle colonne di ossidiana alte non so quanto sormontavano ogni tanto l'isola. Sopra di esse c'erano strani piedistalli vuoti, grigiastri e bruciacchiati.

Mi sembrava quasi impossibile che qualcuno potesse vivere lí, dove le uniche creature sopradiche che andavano e venivano erano gli alti e neri EnderMan.

Sentì dei passi dietro di me. Mi voltai di scatto, ma non vi era niente o... nessuno. Mutai la mia anima e la feci diventare viola scuro, come quella di Shadow, e cercai di leggere i pensieri, ma sentì solo voci confuse.

Prima erano solo sussurri, ma iniziarono ad umentare il volume, diventando urla, urla disperate che mi affollavano la testa. Qualcuna chiedeva aiuto, qualcun'altra si limitava ad urlare, qualcun'altra ancora gridava nomi incomprensibili, come se stesse solo pronunciando lettere a caso.

Mi tenni la testa, urlando a mia volta. Quelle urla erano uno strazio, una tortura. Non capivo da chi o da che parte arrivassero, ma dovunque il possessore di quei pensieri confusi fosse, come aveva fatto a sopravvivere con tutto quel caos che gli vorticava in testa?

Cambiai immediatamente aura, acquisendo quella del Wither a Quattro Teste, mettendomi sulla difensiva. La mia mente finalmente ritornò a sentire solo i miei pensieri. Tenendo una mano alla tempia, mi alzai lentamente.

Uno strusciare di un qualcosa di grosso sul terreno e dei passi attirarono la mia attenzione. Mi voltai di scatto, ma niente. Era come se quel movimento fosse vicino a me ma lontano nello stesso tempo. Ricordai di mala voglia i sussurri. Mutai la mia anima ancora, trasformandola in quella dell'Enderman Bianco. Un teletrasporto, forse due, bastarono per giungere in una dimensione totalmente differente.

Il Ritorno di Herobrine//Watty's 2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora