Killer - Raycow

203 15 10
                                    

È passato un anno, da quando i ragazzi si sono ripromessi di uccidere chi li ha maledetti. In questo lasso di tempo si sono allenati sotto la guida di Valentine e Fran, le quali avevano scelto i loro nomi da battaglia già da un po'.

Valentine era diventata Shamishu, sotto consiglio di Hiro, che sembrava il più determinato;
Fran era Pinkdeath;
Chara aveva scelto Sunrise, nella speranza di assistere all'alba di una nuova era;
Micheal trovava opportuno Blackeye, per il suo occhio nero come il vuoto;
Mentre il fratelli Lee, diventato un incredibile cecchino, si era affidato al senso poetico di Chara, che gli aveva suggerito come nome Redgun, colui che con il suo mirino vede solo il rosso cremisi del sangue avversario.
Hiro invece non lo volle dire a nessuno, voleva che i primi ad ascoltare il nome con cui sarebbe rinato fossero chi gli aveva affibiato il suo nome reale.

Arrivò la fatidica notte che avevano pianificato. Si mossero contemporaneamente, avevano studiato a lungo la routine dei loro genitori, e sapevano per certo dov'erano e quando sarebbero stati dove.

Mario.
L'uomo muscoloso si stava dirigendo in camera da letto dopo aver cenato con il consorte. Quel giorno era più stanco del solito. I suoi figli gli avevano detto che erano andati a dormire da Hiro, quella notte.

Varcata la soglia della camera da letto matrimoniale, Mario si sentì strozzare dalle gambe di un aggressore che si era appostato sul soffitto e poi piombato su di lui. Un attacco del genere non era niente, e rapidamente se ne liberò infilando una mano in quella morsa ed allargandola dall'interno.

L'aggressore saltò giù dalla vittima lasciandogli però un forte colpo sul braccio utilizzato per scappare. Senza perdere tempo Mario si girò di scatto per guardare negli occhi l'aggressore. Anche se portava una maschera, capì immediatamente di chi si trattasse.

-Stefano!!- Gridò all'altro, che stava tranquillamente in cucina a finire il suo pasto. In quel momento di distrazione il ragazzo con la maschera con le lancette si avvicinò a lui e gli fece un taglio lungo e profondo nella schiena. -Perchè Michael?! Perchè fai tutto questo?!- Il ragazzo non rispose.

-Black Void of Swords.- Dal vetro a specchio dell'occhio destro si intravide una luce nera. Esatto, nera, che nonostante ciò risplendeva nella penombra della camera. Dei buchi neri si materializzarono nella sala, e dapprima attirarono verso di loro Mario, per poi sputare fuori un infinità di lame, da spade a katane, da pugnali a sciabole come quelle che teneva in mano.

Una di queste lame gli provocò un taglio enorme alla testa.

Non sentì più le gambe. Le forze lo stavano abbandonando, mentre altre spade gli infliggevano altri notevoli graffi nel resto del corpo. Si accasciò in ginocchio, mentre la vista si faceva sfocata. Aveva così tante cose da fare ancora, così tante cose da sistemare. Le avrebbe sistemate una volta giunto all'altro mondo.

Sorrise. Suo figlio era diventato davvero forte.

Il suo cuore si fermò. Era morto.

Stefano.
Sentito il grido del marito, fece per soccorrerlo, ma qualcuno gli sbarrò la strada. Un ragazzino con una maschera completamente nera. Stefano lo riconobbe dagli occhi scoperti: -Lee levati! Mario potrebbe essere in pericolo!-

Il ragazzo non si mosse di un millimetro, anzi. Puntò il suo braccio armato dalle canne di pistola contro il padre. -Che stai facendo?!- Lee caricò il fuoco. Era pronto a sparare. Stefano non aveva il coraggio di muoversi o di opporsi. Perchè suo figlio si comportava così? Perchè voleva incenerirlo?

Mille domande si alloggiarono nella sua mente. Erano centinaia, anzi, migliaia. Così tante che non riusciva a contarle, così tante che non si accorse nemmeno che il figlio aveva fatto fuoco. Una poderosa fiammata si diresse verso di lui a tutta velocità.

Il Ritorno di Herobrine//Watty's 2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora