Rete

110 6 4
                                    

Lyon, senza ormai paura, si frappose fra il drago ed il suolo. Ormai aveva perso quasi tutto, e se perdeva quest'ultima battaglia era finita, quindi perché non rischiare?

La Spada Galatea stretta in pugno contro il cielo, la sfera di veleno fra le fauci del drago vorticavano e risplendeva di bagliori verdi e viola che danzavano insieme. Mario ed Anna si unirono a lui, e con un semplice tocco Lyon sentì la loro forza, la loro energia, fluire in lui.

-Voi, luridi schifosi dèi ed umani... Come osate opporvi a me, il cui nome è Reyla, figlia della natura e della dea della morte, della Luna, Lunar!-

La sfera infine si dilatò, sembrava grande quanto una casa, poi un palazzo, fino a che dal cielo la circonferenza non raggiunse le terra. A difenderla, quello stretto spazio fra la spada che i tre reggevano ed il suolo.

Uno scricchiolìo, poi un altro, ed un altro ancora, la spada si stava crepando, non riuscendo più a reggere quella pressione applicata ad essa. Poi, si ruppe. Le mani di Lyon vennero a contatto con quel veleno, bruciavano, bruciavano come se fossero state a contatto diretto col sole. Urlò per il dolore, ma non negò quel contatto, nonostante le sue dita iniziassero a consumarsi dolorosamente.

Ma le sue mani non furono le uniche. La Fran del futuro, Shamishu, Chara, Lee, Michael, persino la piccola Valentine, tutti imponevano i propri palmi contro la sfera. All'ultimo, fra le loro dita si formò un collegamento, leggero come una lastra di ferro pressata, una lastra di energia creata dall'ultimo che mise le mani.

Raycow, Hiro, aveva appena congiunto tutti loro, tutta la loro energia. Essa pian piano si allargò, divenne sempre più grande, sempre più potente, fino a che la sfera di veleno non venne respinta verso chissà dove nello spazio. La lastra iniziò a diventare una rete di energia nera, dura, che si piegava solo negli spazi fra le congiunzioni fra un dito e l'altro.

Essa raggiunse il drago, che reagì troppo tardi. Iniziò a piegarsi, intrappolandolo da tutti i lati, e si comprimette di più, e di più, e di più, fino a che non diventò solo una piccola sfera capace di stare fra due dita. Lyon la riprese al volo, stringendola in pugno. Se si ascoltava bene, da essa si potevano sentire dei deboli urli, dei lamenti, ma erano così fiebili che nessuno apparte chi ci accostava l'orecchio avesse potuto sentirli.

Mario prese la sfera, aprendo un varco fra due dimensioni. Dall'altra parte, c'era solo il vuoto buio, scuro. Gettò la rete nera dentro il varco, richiedendolo per sempre.

Era finita.

Il Ritorno di Herobrine//Watty's 2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora