8 - Il tuo è un dono.

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Durante la verifica di matematica non ero molto concentrata. Quella storia mi aveva stufato, quei ragazzi dovevano smettere di seguirmi e lanciarmi segnali. Io non ero una di loro, non volevo esserlo. Ero semplicemente Madison Evans, una ragazza come le altre. Mi saltò in mente l'idea di denunciarli per sequestro e stalking, ma non volevo essere così cattiva. Li avrei semplicemente avvertiti che avrebbero dovuto lasciarmi in pace. Così dopo le lezioni girai per l'edificio. Mi sembrava che quei tre facessero parte di quella scuola, anche se non li avevo mai visti.
I corridoi erano pieni e sarebbe stato impossibile trovarli. Mi fermai improvvisamente, perché qualcosa attorno a me era cambiato. Non c'era più nessuno, e le pareti illuminate dal giorno erano diventate scure come la notte. Chiusi gli occhi per due secondi, ma non cambiò nulla. Che cosa stava succedendo? Iniziai a camminare più velocemente, mi chiusi in un'aula cercando di respirare. Anche lì era tutto buio, ma improvvisamente un punto della stanza si illuminò, rivelando una figura alata. Capii subito che si trattava di un 'angelo nero', ma continuai a pensare che la mente mi stesse solo giocando brutti scherzi. Quel...coso, era mostruoso ma con due ali magnifiche.
Non mi trasmetteva paura, ma nemmeno tranquillità. Era un misto di emozioni inspiegabili.

<<Tornerai quando inizierai a vedere cose strane>> le parole di Jay mi risuonarono in testa. Erano queste le cose strane di cui parlava? Osservai ancora la creatura, ma quando chiusi gli occhi per un secondo, lei era scomparsa. Avvertì una presenza dietro di me, un sospiro pesante sul collo e delle parole che mi sussurrarono: <<non puoi scappare>>.
Chiusi gli occhi sperando che tutto finisse e poco dopo, mi accorsi che finalmente era tornato il giorno.
Non c'era nessuna figura strana nell'aula, solo io che sospiravo affannosamente.
Corsi subito fuori da lì, avevo bisogno di stare tra la gente. La paura di rimanere di nuovo da sola con quella cosa era troppa. Camminavo velocemente e le persone mi guardavano in modo strano, avevo il viso terrorizzato e stringevo forte il libro di letteratura. Svoltai l'angolo andando a sbattere contro qualcuno, il libro mi cadde dalle mani e un piccolo urlo uscì dalle mie labbra. Il ragazzo mi guardava comprensivo e riconobbi subito gli occhi neri di Jay.  Per fortuna eravamo soli in quel piccolo corridoio, la campanella era suonata qualche secondo prima ed erano tutti in classe.
Cercai di scappare anche da Jay ma mi fermò con un braccio.

<<Calmati.>>
Sussurrò.

<<No, adesso basta!>> urlai.
<<Mi state facendo diventare pazza, non ne posso più! Io non sono una di voi, volete capirlo si o no?>>

Jay scosse la testa.

<<Il tuo è un dono Madison, devi accettare quello che sei.>>

<<No!>> urlai. Sentivo la rabbia ovunque, non mi ero mai sentita in quel modo. Avevo un'energia indescrivibile.

<<Ho detto che devi calmarti! Che cosa hai visto?>>
Urlò Jay. Scossi la testa cercando di andarmene.

<<Madison che cosa hai visto?>>
Urlò ancora fermandomi.

<<Ho detto basta!>> urlai così forte che temetti di svenire.
Ma ciò che successe dopo il mio urlo, fu troppo strano da poter descrivere. Per la rabbia incanalata avevo urlato alzando il braccio verso Jay, che in quel momento era schiacciato contro il muro.
Mi guardai subito la mano preoccupata.
Lo avevo fatto volare con la mano contro il muro. Io.
Jay mi guardò serio mentre io iniziai quasi a piangere.

<<Sei stato tu ammettilo! Vuoi farmi perdere la testa!?>>
Domandai sedendomi contro il muro.
Ero esausta e mi girava la testa.
Jay scosse il capo con un'espressione soddisfatta.

<<Sei stata tu. Sei riuscita a farlo, con la mente.>>
Lo guardavo incredula ma non sapevo come obbiettare.

<<Adesso mi credi?>>

E come negare l'ovvio?

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