10 - P.D.

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Girai un po' per la stanza osservando ciò che era appeso sui muri. C'erano tanti nomi, uno affianco all'altro.

<<Sono i nomi di tutti coloro che ci hanno preceduto.>>
Sussultai di poco quando mi trovai Jay accanto. Lessi i vari nomi a bassa voce.

<< Adrian Miller, Jonathan Parker,
Patricia Johnson, Samantha Locked... Fred Evans.>>
Mi soffermai sull'ultimo nome.

<<Fred Evans era mio nonno.>>
Dissi con un groppo in gola.

<<Anche lui è stato->>

<<Uno dei cinque>>
Continuò Jay.
Lo guardai.

<<Non ci posso credere.>>
Commentai.

<<Jay vieni a vedere.>>
Ariel lo chiamò e lui corse alla scrivania. Mi avvicinai a loro ancora confusa e osservai la mappa. Su di essa c'erano varie zone di Los Angeles cerchiate in viola.

<<Cos'è quel pallino rosso?>>
Indicai col dito quel pallino che continuava a muoversi nella zona in cui vivevamo, Beverly Hills.

<< Lui è il nostro numero cinque.>>
Rispose Ian.

<<Come l'avete trovato?>>
Chiesi sorpresa.

<<Ci hanno aiutato i P.D. e fortunatamente sta venendo proprio da noi.>> disse Jay.

<<Chi sono i "P.D."?>>
Chiesi.

<<Presto li conoscerai.>>
Rispose Jay.

<<Una domanda... come mi avete trovata?>>

<<Umh , i P.D. sono riusciti a scoprire dove abitavi ma non sapevano nient'altro di te.>>
Spiegò Ian.

<<Così un mese fa ci siamo trasferiti qui e abbiamo iniziato a cercarti ovunque ma con scarsi risultati.>>
Continuò Ariel.

<<Il resto è stata solo fortuna... ricordi a quella festa? È stato lì che tu hai visto la collana.>>
Concluse Jay e li guardai compiaciuta.

<<Wow>> commentai.

<<Se non vi dispiace ora dovrei tornare a casa, James mi ammazzerá per quanto l'avrò fatto preoccupare.>>

<<Uh non devi far preoccupare il tuo fidanzato>>
Rise Ariel.

<<È il mio migliore amico.>>
Alzai gli occhi al cielo.

<<Devi darci il tuo numero, ti chiameremo quando servirà e ci faremo vedere anche a scuola.>>
Disse Ian e io annuì.
Non ebbi il tempo di dire altro che Jay mi lanciò il suo telefono.
Gli lanciai un'occhiataccia e salvai il mio numero sul suo telefono. Gli restituì il cellulare e abbandonai l'abitazione, pronta a subirmi i rimproveri del mio migliore amico e anche di mia madre per aver saltato la scuola. Uscì da quella stanza e iniziai a scendere le scale quando una voce mi bloccò.

<<Aspetta>>
Mi voltai verso Jay e mi fermai.
Scese le scale e mi raggiunse.

<<Non abbiamo più parlato di ciò che hai visto stamattina a scuola, prima che incontrassi me.>> abbassai lo sguardo e per un attimo mi tornò la paura.

<<Stai bene?>>
Chiese scrutandomi.

<<Si... ma in realtà non ero spaventata quando l'ho visto, le sue ali erano così belle che mi trasmettevano quasi serenità.>>

<<Tu hai visto un angelo nero?>>
Chiese serio.
Io annuì sconcertata.

<<Perché mi guardi così?>>
Dissi accennando un sorriso.

<<È solo che è raro che a qualcuno appaia un angelo nero, tutto qui.
Noi ci vediamo domani.>>
Disse solamente per poi andarsene.
Restai ferma per un po' e poi me ne andai da lì.
Jay era quello più strano. Metteva quasi paura. Non sorrideva mai, nemmeno per sbaglio. Aveva continuamente un'espressione seria e arrabbiata, come se fosse allenato per essere una macchina da guerra.
Ariel invece era quel tipo di persona che non ha paura di dire quello che pensa. Ian, era quello più dolce e simpatico. Potevamo essere una bella squadra, ma non riuscivo a spiegarmi come avremmo potuto sconfiggere un mostro così potente con solo i poteri della nostra mente. Non eravamo Superman o Hulk, riuscivamo solo a fare cose strane con i nostri pensieri,
e non so quanto questo potesse servire.
Ma l'avrei scoperto. Ormai ero dentro quella storia.

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