La domenica seguente dormimmo tutto il giorno, tornammo tardi dalla festa e quello fu il risultato. Tanto che il lunedì a scuola, mi sembrava ancora di essere ubriaca.
<<Buongiorno James>> lo salutai dandogli una pacca sulla spalla.
<<Stai ancora male?>> ridacchiò e io lo guardai male. Era tutta colpa sua se stavo così.
<<Non ti azzardare a dire un'altra parola signorino, la prossima volta ci vai da solo alla festa!>>
Misi le mani sui fianchi con aria drammatica.<<Tu devi esserci invece! Ieri mi hai fatto davvero morire dal ridere, ti dovevi vedere cioè eri da filmare.>>
James iniziò a ridere davvero forte, una di quelle risate che ti provocano il mal di pancia e non sai come fermarti.<<Sono felice che tu ti sia divertito, brutto idiota>> iniziai a camminare verso l'entrata di scuola, il braccio di James avvolse le mie spalle qualche secondo dopo.
<<come farei senza di te>> sussurrò divertito al mio orecchio, scossi la testa perché davvero non sapevo rispondere.
***
Quando terminai le lezioni mi ricordai che James non mi avrebbe fatto compagnia nella strada di ritorno a casa, il lunedì rimaneva a scuola fino a tardi perché aveva l'incontro con il club di areonautica. Già, il mio migliore amico era un po' nerd, ma non era uno di quelli noiosi, anzi. James era davvero un bel ragazzo e me ne accorgevo perché quando ero con lui, mi sentivo fissata da tante ragazze che però in realtà fissavano lui. Aveva dei soffici capelli biondi a volte un po' ricci, e degli occhi verdi incantevoli, anche se James ripeteva sempre che i miei occhi azzurri erano decisamente più belli.
Il mio migliore amico aveva origini Norvegesi, si trasferì a Los Angeles, la mia città natale, all'età di dieci anni e la nostra amicizia iniziò alla scuola media. Eravamo davvero anime gemelle, lui il mio cavaliere e io la sua principessa, o almeno era così che ci chiamavamo alle medie. Ma una volta cresciuti iniziammo semplicemente a chiamarci stronzo e troia. Alcune persone invece, sopratutto mia madre, ci chiamavano 'i biondi' proprio perché entrambi avevamo i capelli biondi.
Molte volte mi chiesero se avessi mai pensato a James come qualcosa di più di un amico, ma io risposi sempre di no, ed era la verità. Quel ragazzo era troppo simile a me, sarebbe stato come fidanzarmi con me stessa. Ma lo adoravo e avrei sempre fatto di tutto per lui. Quel lunedì quindi, si stava rivelando noioso come sempre ma,
mentre tornavo a casa da sola, qualcosa mi prese alla sprovvista per un braccio tirandomi in un vicolo cieco.
Un urlo spaventato uscì dalla mia bocca automaticamente, ma venne strozzato da una mano e da due occhi neri che mi penetrarono l'anima.
Smisi di urlare all'istante quando vidi il ragazzo, mi ricordai subito di lui perché indossava ancora quella collana. Lo avevo visto alla festa di Marcus quel sabato, e subito lo spavento che mi aveva fatto prendere passò. Volevo solo sapere perché diamine lo aveva fatto.<<Giuri che non urli?>>
Sussurrò guardandosi attorno e d'istinto lo feci anch'io.<<Sì ma la prossima volta ti ammazzo direttamente.>> annuì alzando i pollici. Quel ragazzo aveva un'aria strana, quasi misteriosa e tormentata.
Ma stranamente familiare.<<puoi spiegarmi che succede?>>
<<Si hai ragione, scusa.>>
Mi guardò in modo strano e tossì.<<Tu vedi questa collana?>>
Prese tra le mani la collana che aveva al collo, la stessa che avevo appunto visto alla festa. Mi piaceva tanto, con quelle ali nere era così particolare.
Ma la sua domanda non aveva alcun senso, era ovvio che io la vedessi.
Annuì alla sua domanda con una faccia stranita.<<Cioè tu la vedi? Ne sei proprio sicura? Non è che sei sotto effetto di droghe?>> feci una faccia offesa e confusa allo stesso tempo mentre lui mi guardava con attenzione.
<<Non è che sei scappato da un manicomio? Perché non dovrei vedere questa collana?! Credo che tu sia sotto effetto di droghe. Adesso, se non ti dispiace, io me ne vado.>>
Feci un passo per andarmene ma mi bloccò all'istante. Tutto ciò che disse fu:
<<no, non puoi più andartene>> e dopo ci fu soltanto il buio.
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EVERMORE
Novela JuvenilMadison Evans credeva di essere come tutti gli altri. Ma la sua vita apparentemente normale, gli viene portata via da tre persone che dicono di essere esattamente come lei: Ian, simpatico e gentile, Ariel, sfacciata e sicura di se, e Jay, un ragazzo...