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Stiamo tornando dall'ospedale, con Emily con il braccio fasciato, il quale sta già guarendo grazie alla mia fantastica presenza. Ma appena entriamo nel villaggio notiamo subito qualcosa che non va. La gente cammina veloce per la strada e si guardano intorno con circospetto e paura. Anche il tempo sembra rispecchiare l'umore, il sole è sparito sotto una fitta coperta di nuvole. Io ed Emily ci guardiamo con circospetto e decidiamo di andare direttamente a casa mia. Quando entriamo cala un silenzio tombale nel mio salotto, dove sono riuniti i capi famiglia e le loro mogli. Ci uniamo al consiglio, ma subito tutti iniziano a guardare male Emily. "Lei non può restare se non è compagna di qualcuno" dice un capofamiglia indicandola quasi con disprezzo. "Beh, si da il caso che sia la mia compagna, quindi portale rispetto" gli ringhio contro prendendo, con una mano, il fianco di Emily, per portarlo verso di me. Spero con tutto il cuore che Emily non si metta a dire che non è ancora la mia compagna ufficiale o cose del genere. Ma lei resta zitta. Il tipo fa cadere la mano e mio padre continua a parlare. "Come stavo dicendo, la situazione è più grave di quanto pensassimo. Il clan dei Lupi del Sud ci ha voluto mandare un chiaro segnale, con quella freccia e con il messaggio rilegato ad essa. Per lo sfortunato a cui è dovuta arrivare, i medici stanno facendo del loro meglio. Pensano che si tratti di un veleno,  curabile. Lo hanno portato all'ospedale" spiega. "Non volevo allarmarvi così, visto che alla fine pensavamo di avere più tempo, ma la guerra è alle porte. Gli esploratori hanno riportato notizie allarmanti dalla parte sud del nostro continente. Abbiamo già chiamato i rinforzi, infatti da domani inizieranno ad arrivare i giovani reclutati per la nostra difesa. Vi chiedo massimo supporto, sia a noi sia a loro. Arriverà anche mio fratello Logan, il re del clan dei Rendos, e chiedo massima collaborazione da parte di tutti voi. Cacceremo con loro, mangeremo con loro, e dormiremo con loro. Instaureremo anche una guardia, e ci sarà il coprifuoco. Tornando al fatto di oggi, beh non c'è molto da dire... è una dichiarazione di guerra, e affermano che rivendicheranno ciò che è loro. E noi gli faremo vedere che alla gente del nord non si comanda. In più ho anche avvertito il sindaco del paesino di fianco al nostro villaggio. Spero che abbiate capito tutto nei minimi dettagli, e se ci sono domande fatele ora" continua mio padre. "Chi è il poveretto a cui è arrivata quella freccia?" chiede poi una donna. "Si chiama Ivan, Ivan Suvek". L'assemblea poi si scioglie.
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Emily's POV
Spalanco gli occhi mentre mi sento mancare l'aria. Poi un vuoto inizia ad aprirsi nel mio stomaco. È come se avessero strappato via una parte di te. Mi guardo intorno smarrita. Poi senza dire niente esco velocemente da quella casa. sento qualcuno chiamarmi, ma inizio a correre. Corro più veloce che posso. Ho le lacrime agli occhi, vedo tutto appannato. Cerco di darmi più slancio possibile con le braccia, anche se ne ho uno fasciato per la bruttissima botta che ho dato al comodino. Sento un rivolo di sudore attraversarmi la fronte ma lo scaccio con una mano. Arrivo all'entrata dell'ospedale e mi catapulto verso un'infermiera dietro il bancone della reception. "Ivan Suvek" ansimo. "Mi scusi?" mi chiede lei. Ripeto il nome appoggiandomi al bancone. "A meno che lei non sia una parente, non può andare a vederlo." mi dice tirandosi su gli occhiali sugli occhietti acquosi. "I su..err i nostri genitori sono già passati?" chiedo addocchiando  il corridoio di fianco a noi. "No, ma lei è una parente?" mi richiede. "Sono la sorella minore, Emily" dico acquistando sicurezza. "Sarà... stanza 243" mi dice facendomi segno di andare. "Appena arrivano i miei genitori li può avvertire della mia presenza?" chiedo prima di andare. Lei annuisce mentre mi incammino verso l'ascensore. Pigio il pulsante per chiamarlo e inizio a battere nervosamente il piede a terra. Le porte si aprono con un 'ding'. Scatto dentro e inizio a premere il pulsantino per il secondo piano. Lo premo più volte come se servisse a fare andare più veloce questo coso. Le porte si richiudono e io mi guardo allo specchio nella parete. Ho il viso arrossato e i miei capelli mossi tutti arruffati. Mi do una sistemata veloce, appena in tempo per un altro 'ding' e il riaprirsi delle porte. Schizzo fuori e mi metto alla ricerca di quella benedettissima porta. La trovo, e dopo un lungo sospiro, la apro. Le mie mani tremano, e me ne accorgo solo ora. Entrata in quella stanza, o meglio dire, stanzino, mi chiudo la porta alle spalle. Ed eccolo lì. Steso su un lettino, con il torso nudo e una fasciatura che copre metà dorso, in più ha gli occhi chiusi. Mi avvicino piano piano, mentre una smorfia di dolore attraversa il suo viso. Da più vicino mi accorgo che ha la fronte imperlata di sudore. Mi siedo nella sedia affianco a lui e gli prendo la mano. "Emily" lo sento a malapena sussurrare. "Sì sono io, sono qui." rispondo stringendogli leggermente di più la mano. "Mi chiedevo quanto ci avresti messo" ridacchia piano piano, facendo subito dopo un'altra smorfia di dolore. "Ti ricordo che l'ultima volta sei arrivato notte tarda, e poi ho avuto un piccolo incontrattempo" gli ricordo scherzando. "Puoi guardare com'è la ferita?" chiede. Senza che lui possa vedermi, annuisco e inizio a togliere le bende. Arrivo alla sua pelle. E' percorsa da striature nere, le quali si congiungono in un unico punto, dove è entrata la freccia. Passo leggermente le dita su delle striature più lontane. "Sono ridotto così male?" chiede con un sospiro. "Ti ho visto ridotto peggio" rispondo mettendo le bende al loro posto. "Più o meno di quella volta che ho picchiato Tyler?" domanda accennando un sorriso. "Beh, molto meglio." rispondo facendo un sorriso. "Smettila di sorridere Emily, sei inquietante" dice. Come ha fatto a capire che sto sorridendo poi me lo spiega. "Sono felice che tu sia vivo" ammetto. "Anche io" ridacchia lui.

Come avevo promesso, doppio capitolo questa settimana. Spero che vi piaccia e lasciate una stellina in quel caso.

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