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Sto leggendo un libro sulla sedia della cucina quando suonano il campanello. Mio padre si alza e va ad aprire. Lo sento parlare per poi chiamarmi. Sull'ingresso c'è Alex. "Scusate il disturbo ma mio padre la vuole vedere Matthew, dice che è urgente. Quanto a noi Emily, dobbiamo parlare." dice Alex a mio padre. Quest'ultimo annuisce e si dirige verso il bagno. Sento uno strano odore che, più precisamente, viene da Alex. Mi avvicino e annuso meglio. Spalanco gli occhi e, prendendolo per il colletto della maglia, lo spingo contro la porta. "PERCHÉ HAI L'ODORE DI UN'ALTRA ADDOSSO?!" gli urlo contro furiosa. "No fammi capire, mentre io stavo male per la morte di mia mamma tu sei andato da qualche parte con qualcuna?!" chiedo ancora più su di giri. Lui ha gli occhi verdi spalancati dalla sorpresa. Gli lascio il colletto e faccio qualche passo indietro, impedendomi mentalmente di dargli uno schiaffo. Poi lo vedo. La maglietta messa male mi ha fatto scoprire un succhiotto appena sopra la sua clavicola. "E quello che cos'è?" chiedo livida di rabbia. Indico con un indice il marchio. Lui si guarda il punto indicato e spalanca gli occhi per lo stupore, un'altra volta, come se non lo avesse notato prima. "Emily io.." inizia lui. "E' evidente che hai trovato qualcuno da farmi da rimpiazzo, okay, ora esci dalla mia casa. E pensare che avrei potuto sorvolare sullo schiaffo." dico tremando dalla rabbia e dalla delusione. "Emily fammi spiegare" dice facendo un passo in avanti e allungando le sue mani per prendere le mie. Mi scosto velocemente. "Vattene! Vattene e non farti vedere o sentire più. Per quanto mi riguarda abbiamo chiuso anche prima di cominciare." dico mentre la voce inizia a tremare. Mio padre arriva e lo porta a forza fuori. "Vaffanculo lo sapevo!" urlo con tutta me stessa sbattendo il mio pugno contro il divano. Le lacrime iniziano a scendere mentre prendo una sedia dal tavolo del salone e la scaglio contro la parete, rompendola in una ventina di pezzi.
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Alex's POV
Non la vedo da due settimane. Ho una strana sensazione. Come quando devi fare o dire qualcosa ma ti sei appena dimenticato cosa. La prima settimana ero ridotto a uno straccio. Uscivo con una ragazza diversa ogni sera, come tornato in origine, e a volte la beccavo mentre ero in giro con una di quelle. Ora mi sembra che manchi qualcosa. Non dovrei pensare a lei ora, dopo aver fatto sesso con questa ragazza. Fisso il soffitto ancora un po'. Poi miracolosamente il mio cervello decide che è ora di dormire. Mi sveglio con un tuono. Sento un peso sul mio petto e per un attimo, uno solo, penso sia la testa di Emily. Che cazzo sto combinando? Sento una furia innaturale salirmi da dentro,infatti  scosto questa ragazza infuriato. Mi dispiace per lei ma sinceramente deve andarsene. Lei si sveglia e mi guarda accigliata. "Devi andartene. Ora" dico duro, con un tono che non ammette repliche. Lei borbottando insulti se ne va. Guardo fuori, dove piove a dirotto. Decido di mettere una felpa col cappuccio, dei pantaloni della tuta e delle scarpe logorate. Devo sciogliere questa rabbia improvvisa, e per farlo al meglio devo andare a correre. Esco di casa e, sotto la pioggia battente, inizio a correre senza avere una meta. I miei piedi mi portano involontariamente nella zona della sua casa e rallento. Mi fermo e la guardo, seduta sui gradini prima della porta, con i capelli che gocciolano. Il mascara colato a farle da contorno al viso. Il volto rivolto in su, con gli occhi chiusi. Ha i segni delle occhiaie e si vede che è triste. Il mio istinto mi dice di andare là da lei, abbracciarla e consolarla, ma non posso. Non vuole nemmeno vedermi. Così, a malincuore, mi giro e torno a correre.

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