30.

67 6 0
                                    

Maya's pov
Sono appena entrata da questi cancelli di ferro e questo ormai familiare vialetto verde mi si apre alla vista. Lo percorro velocemente e parcheggio la bici. Salgo poi queste scale tanto familiari ed entro all'interno di questa struttura. Ormai qui tutti mi conoscono e mi salutano. Vado verso gli ascensori chiamo uno di questi. Aspetto che arrivi. Si aprono le porte e poi, entrando, premo il bottone per l'ultimo piano. Appena arrivata esco e mi dirigo verso quella porta. Sento il mio respiro caricarsi di lacrime ma cerco di non piangere. Con la mano che trema entro nello stanzino. Ha un inquietante odore di igienizzante. Mi avvicino a quel letto così freddo, così solitario. Mi siedo sulla sedia e metto una mano sulla sua poi chino il capo. Sento le lacrime scorrere sulle mie guance. Mi salta agli occhi il ricordo della prima volta che l'ho incontrato.

Ero appena uscita dall'ospedale perché avevo accompagnato mia cugina a mettersi il gesso e passando, per il vialetto verde, ho visto una nonnina piangere  seduta su una panchina. Non ci ho pensato due volte e mi sono fermata per cercare di darle un po' di conforto. Poi mi ha chiesto se potevo accompagnarla dentro l'ospedale a vedere la stanza di suo nipote, perché lei era da sola e non aveva forze. Ho acconsentito a questa sua richiesta e insieme siamo venuti qua, all'ultimo piano. Entrate in questa stanza mi è saltato subito all'occhio un ragazzo in coma. Lei si è avvicinata con il viso pieno di pianto e ha messo una mano su quella del nipote. Io ho messo la mano sulla sua e ho sfiorato quella del ragazzo. Subito in corpo ho sentito brividi passarmi per la schiena. Sia io, sia la nonnina abbiamo capito. Il ragazzo steso in quel lettino dovrebbe essere il mio compagno per la vita. Dopo la nonnina mi ha parlato di lui e ha detto che si chiama Brian, che per un incidente stradale è in coma, in questo momento, da 2 mesi, ma non vogliono staccare la spina. Mi ha detto che ha gli occhi color cielo mentre i suoi capelli sono color ambra. Era stato scelto come soldato e, visto che non c'era la guerra, stava andando ad un colloquio di lavoro quando ha avuto l'incidente.

Alzo la testa e lo guardo. Ha i capelli spettinati e il viso scavato. Dei fili sono infilati nel suo braccio che però è muscoloso nonostante sia fermo da 2 mesi. Vorrei averlo incontrato prima. So di preciso che quella sera avrei potuto incontrarlo. Stavo andando nello stesso posto, ma per una ragione diversa. Avrei potuto passare del tempo con lui. Conoscerlo, sentire il suono della sua voce. Avrei potuto essere stretta tra le sue braccia, ma non è accaduto niente di tutto ciò. Ora invece sono sola. Ci sto male quando Emily mi racconta del suo rapporto con Alex. Lo so che non lo fa apposta e magari quando mi vede troppo triste dice che quando incontrerò il mio compagno sarà bellissimo. E lei continua a parlarmi di loro due insieme. E io ci sto male perché io non potrò mai avere quello che adesso ha lei. E poi sì sono gelosa. Sono gelosa del fatto che lei ha tutto quello che si possa mai desiderare e che io invece probabilmente non avrò mai. Accarezzo il dorso della sua mano e vedo sullo schermo il suo cuore battere leggermente più forte. "Brian, tu non sai chi sono, ma io sono la tua compagna. Ti prego torna da me. Voglio conoscerti voglio stare con te. Ti prego non so se puoi sentirmi, ma se puoi svegliati per favore" dico accarezzandogli una guancia. Subito dopo mi alzo e lascio quella stanza asciugando le lacrime. Entro in ascensore salutando la persona che ne esce e inizio la discesa. L'ascensore però si ferma prima del piano terra ed entra Ivan. Merda. Mi ero dimenticata che doveva venire qui.

We are oneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora