10.

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Sono abbastanza brilla. Ma è colpa di Alex. Se non facesse delle domande imbarazzanti allora non dovrei nascondere l'imbarazzo bevendo vino. E ora mi sta osservando divertito con un sopracciglio alzato. Sbuffo guardandolo. "Ti piace così tanto mettermi in imbarazzo con le tue stupide domande?" chiedo incrociando le mani sul tavolo. Lui fa spallucce. "A quanto pare sì" ribatte sorridendo. Ma quanto é carino quando sorride? "A proposito fai qualcosa fra tre giorni?" mi chiede fissandomi intensamente negli occhi. Faccio due calcoli e realizzo che é quel giorno. Solo a pensarci mi viene male. E credo che si veda dalla mia faccia che c'è qualcosa che non va, infatti il sorriso di Alex scompare. "No mi dispiace sono impegnata." rispondo sperando che lasci perdere. Ma la fortuna stasera evidentemente non è dalla mia parte. "Perchè? Sei con Ivan?" chiede mentre vedo i suoi muscoli irrigidirsi e la sua mascella contrarsi. "No Alex lascia stare per favore" lo supplico. Vedo che vuole discutere ma viene interrotto dai piatti che arrivano. Mi posano davanti della carne con un sugo che manda un odore delizioso. Sento il rumore di una foto che viene scattata. La mia testa alza la testa sulla sorgente di quel rumore. La fotocamera del telefono di Alex. Lui sta sorridendo dietro lo schermo. "Scusa ma non ho resistito, eri bellissina" dice dolcemente. Arrossisco per l'imbarazzo e mi metto a tagliare la carne.
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Mi appoggio ad Alex per evitare di cadere. "Mi sa che tacchi e alcol non vanno d'accordo insieme sai?" faccio notare ad alta voce. Lui mi lancia un'occhiata divertita. Gli rispondo con un'occhiataccia. "Allora cosa devi fare tra tre giorni?" mi chiede poi. Mi stacco da lui e all'improvviso sono più lucida di prima. È come un martello che batte sempre sullo stesso chiodo, sempre sullo stesso argomento. "Allora?" domanda ancora. "Ti ho detto che devi lasciare stare!" gli urlo contro. Salgo in macchina sbattendo lo sportello. Lui sale dalla parte del guidatore con la mascella tesa. "Non ti permettere di sbattere così lo sportello della mia macchina!" mi urla contro infuriato. "Ah sì?" dico stizzita riaprendo lo sportello e sbattendolo di nuovo. Con i sensi ancora annebbiati dall'alcol non vedo la sua mano partire e me ne accorgo troppo tardi. Sento il rumore della sua mano sulla mia guancia. Spalanco gli occhi dallo stupore mentre  porto una mano dove un attimo prima c'era la sua. Ha una faccia distrutta e vedo il pentimento nei suoi occhi. Senza accorgermene una lacrima solca il mio viso. "Emily io non.." inizia lui, peró interrotto da me. "Portami a casa" ordino con tono piatto. "Emily" dice ancora allungando una mano. Mi scanso velocemente dicendo ancora: "Portami a casa". Lui accende la macchina ed inizia a guidare. Io guardo fuori dal finestrino. Come cazzo si è permesso? Non ci credo ancora. Passano 10 minuti di assoluto silenzio e appena si ferma a casa mia schizzo fuori da quel veicolo. Sbattendo per bene la portiera ovviamente. Riesco a trarre un sospiro appena la porta di casa si chiude dietro di me. Non riesco a contenermi e mi metto a piangere.
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Alex's POV
Non sono riuscito a dormire stanotte, ho fissato il soffitto mentre nei miei occhi si ripeteva la scena in cui la mia mano veniva in contatto con la sua faccia. Non volevo darle uno schiaffo, ma la mano è partita da sola. E ora sono seduto in macchina, dopo aver suonato il suo campanello per mezz'ora. Non mi vuole parlare, né vedere. La capisco in fondo. Accendo con un sospiro il motore e vado verso l'ultima casa in cui vorrei andare. Arrivato là busso gentilmente alla porta. Mi viene ad aprire una signora che piega leggermente il capo in un segno di inchino. "Stavo cercando Ivan" dico mentre lei mi fa entrare. "È nella seconda porta a destra" mi informa lei tornando verso quella che sembra la cucina. Arrivo a quella porta e la apro. "Alex" dice Ivan appena entro. La stanza è un piccolo studio, probabilmente solo per Ivan, infatti ci sono poster di tutti i tipi alle pareti. Gli faccio un segno mentre mi indica dove sedermi. "Sei venuto per la questione di Emily vero?" dice con tono sprezzante incrociando le dita delle mani. "Sai tutto quindi" commento alzando un sopracciglio. "Mi ha chiamato ieri sera in lacrime, ovvio che so tutto, d'altronde  sono il suo migliore amico" spiega osservandomi bene. Mi passo una mano tra i capelli nervoso. "Che ha detto?" chiedo velocemente al punto. "Sicuramente non sprizza gioia da tutti i pori. L'hai ferita tanto Alex ..." dice lui con un sospiro. "Come faccio a rimediare?" chiedo proccupato. "È meglio che non ti fai sentire per un po'. È meglio per Emily" dice guardandomi profondamente negli occhi. "Così  tu puoi prendere il mio posto?" chiedo con una punta di gelosia. "Io voglio solo il meglio per Emily. Lei è come una sorella e farei  di tutto pur di farla stare meglio. Quindi stalle lontano per un po', sennò peggiori solo la situazione." dice digrignando i denti. Mi alzo di scatto in un impeto di rabbia. "Dovresti fare qualcosa per questi impulsi di rabbia che hai, soprattutto  se lei  non vuole dirti qualcosa." dice girandosi verso la scrivania. "Ma lei poteva almeno dirmi cosa deve fare dopodomani" mi lamento esasperato. "Alex" dice guardandomi di sbieco. "È l'anniversario di morte di sua mamma, ci credo che non voleva dirtelo. È una cosa super delicata per lei e fa fatica a parlarne perfino con me, figuriamoci con te..." rivela lui distogliendo tutta l'attenzione da me, facendomi capire che me ne dovevo andare. Appena fuori da quella casa mi viene un magone allo stomaco. Che diamine ho fatto?

Ciao cari lettori, è giunto il momento di presentarmi. 
Mi chiamo Asia e sto provando a scrivere questa storia.

Cerco di restare al passo con i capitoli e postarli in un tempo limitato l'uno dall'altro, ma in cambio vi chiederei una piccola cosa, che per voi non è nulla ma per me vale moltissimo Sarebbe mettere una stellina a fine capitolo e magari anche un commento per farmi sapere che ne pensate. Per voi non vale nulla ma per me significherebbe una crescita personale e della storia. Confido in voi buone anime e grazie anche solo per aver letto.

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