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Sto correndo da troppo tempo e la freccia che ho infilata nel mio fianco sinistro non mi aiuta. Gemo ancora una volta, ma devo farmi forza: il mio branco è vicino e devo avvisarli. Devo avvisarli perché ci sono i cacciatori e nel branco ci sono molte famiglie. Posso sentire i loro passi e il loro odore, ma non oso girarmi. Ansimo e gemo ancora una volta. Riesco a vedere le due sentinelle del branco. Ci sono quasi. Trascino ormai sfinita il mio corpo e riesco a dire: "Ci sono dei cacciatori, avvertite il branco" che cado a terra svenuta.
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Sento un bip regolare e cerco di aprire gli occhi, in più sento odore di igienizzante e amuchina. Dopo vari tentativi riesco ad aprirli rivelandomi che sono in una stanza di un'ospedale. Mi guardo intorno. Tutto è di color bianco, e dalla finestra, al mio fianco, posso vedere un po' di città e i boschi. Una folata di vento si infiltra nella mia stanza. Porta l'odore dell'erba e della terra del bosco, accompagnato dal profumo di resina di pino. Le mie orecchie scattano appena qualcuno bussa alla porta. "Avanti" dico. La porta si apre e rivela mio padre. "Ehi come stai?" chiede subito avvicinandosi al letto. "Sono stata meglio" rispondo cercando di sorridere. "Il branco?" chiedo di rimando. "Stanno tutti bene. Abbiamo ucciso un cacciatore e ne abbiamo ferito un altro. Il terzo è scappato." risponde lui prendendomi una mano. "Sai quando mi dimetteranno?" "Domani mattina se sei stabile". Annuisco e rinizio a guardare fuori dalla finestra. Per la seconda volta bussano, ma la porta si apre senza un mio consenso. Entra il nostro Alpha, John. È un signore sulla quarantina con i capelli neri e gli occhi verdi. "Emily vedo con piacere che ti stai riprendendo" dice lui con tono pacato. "Sì, signore" rispondo con uno sforzo. Non mi piace dare del lei a nessuno, ma faccio eccezione per il mio Alpha. "Grazie a te non abbiamo avuto nessuna perdita, e per questo ti devo ringraziare." continua lui sedendosi vicino a mio padre di fianco al letto. "Non si preoccupi" rispondo sorridendo. "E per questo volevo invitarti a casa mia domani sera a cena." finisce lui. "Molto volentieri, ci sarò" rispondo. "Ora è meglio che vada, ci si vede domani" saluta lui alzandosi ed uscendo dalla porta. Io e mio padre ci guardiamo e scoppiamo in una risata silenziosa.
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Le ore passano e vari amici mi vengono a fare visita. Sarà mezzanotte ma io sono completamente sveglia. Il lupo che c'è in me vorrebbe correre nei prati in questo momento, ma sono chiusa qua. Mi rigiro cercando di far finta di nulla. Il mio istinto da predatore naturale vuole prendere il sopravvento ma riesco a respingerlo. Ogni lupo nel branco è bravo in qualcosa. C'è chi sa curare, chi sa costruire, e poi ci sono io, che so cacciare. Non siamo in tanti ad avere questo 'dono'. Ma vi starete chiedendo: "Cosa vuol dire che non ce l'hanno in tanti sto dono, cos'è gli altri muoiono di fame? Sono mezzi lupi e non sanno cacciare?". Non è esattamente così. Tutti sanno cacciare ma c'è chi è più veloce, chi sente ogni minimo suono e chi ha la vista acuta, ma gli manca sempre qualcosa. Invece noi 'cacciatori' abbiamo il pacchetto completo. E così ora non riesco a dormire. Sbuffo mentre le mie orecchie captano il suono di un ramo scricchiolare sotto il peso di un passerotto. Chiudo gli occhi disperatamente cercando di addormentarmi. Quando sto finalmente per addormentarmi sento un tonfo secco dietro le mie spalle. Mi giro ringhiando verso la figura che si sta alzando. "Calmati lupacchiotta, sono solo io" beffeggia lui alzando la testa. I miei occhi incontrano i suoi neri. Lo riconosco subito. Ivan. "Sbaglio o mi hai appena chiamata lupacchiotta?" faccio notare mentre metto il broncio. "E poi pensavo non saresti venuto" continuo dandogli le spalle. "Eddai Em, lo sai che dovevo lavorare." si giustifica lui avvicinandosi. "Lo so, Iv. Lo so" sospiro girandomi verso di lui. Lui in risposta fa scontrare il nostro naso come quando eravamo piccoli. Dopodiché mi abbraccia mentre ci stendiamo nel letto. L'odore di pane mi avvolge e finalmente riesco a prendere sonno, tra le braccia del mio migliore amico.

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