Quando riusciamo a varcare la soglia della discoteca è già quasi mezzanotte: spero solo di riuscire a cavarne qualcosa di positivo, considerato che tra un'ora e mezza dovremmo già tornare in auto.
«Allora» strilla Ester per sovrastare il frastuono del locale «Io direi che ci troviamo fuori, dall'aiuola dove c'era quella tizia collassata prima, per l'una e venti, ma tanto ho già avvisato mamma che di sicuro farò tardi perché c'è troppa calca, quindi anche se fosse l'una e mezza vai tranquilla.»
Le rispondo alzando il pollice e impostando una sveglia sul cellulare, che ripongo in una piccola pochette che porto sotto l'ascella, in modo che la vibrazione si senta con chiarezza, sistemo meglio la maschera e vado dalla parte opposta a quella di Ester, mettendomi subito alla ricerca di Andrea: nonostante le luci stroboscopiche, l'intera pista è illuminata da una luce al neon blu asettica, che rende la visuale tutto sommato chiara, e mi faccio strada nella fiumana di gente.
La pista, pur essendo spaziosa, non è molto grande, per mia fortuna, ma è gremita: decine di diavoli, zombie e streghe si muovono più o meno a tempo di un brano elettronico dal ritmo martellante e dal testo che, a quanto pare, è privo di senso.
"My eyes lie sensless, and I guess are going hazel. Eyes!" canta una voce femminile, fredda ma piacevole: non rimango a interrogarmi cosa possa significare ciò che sto ascoltando, continuando ad aguzzare la vista attraverso il pizzo della maschera, con l'augurio che Andrea non si sia mascherato tanto quanto me e sia riconoscibile.
E, soprattutto, presente.
"You may call and say one, freeze and calling and seem in a – two souls, all right!"
«Balli?» sento alle mie spalle: dal poco che vedo, lo zombie dietro di me sembra piuttosto carino, con quel viso quadrato e gli occhi blu, ma rifiuto comunque l'invito, senza smettere di sgomitare e guardarmi intorno. Lui mi dà una pacca sulla spalla e si perde in mezzo alla pista.
«Dove cazzo sarà...» borbotto, rasserenata dal fatto che nessuno possa sentirmi e iniziando a temere di aver macinato tutta 'sta strada per niente. Intravedo la chioma rossa di Ester per un momento, ma anche lei sparisce come inghiottita dalla folla.
Mi avvio verso il bancone del bar, sconsolata, mentre il brano dal testo insensato si esaurisce e il DJ propone una canzone che ho sentito un paio di volte in radio.
"Che sciocca. Come potevo sperare che andasse tutto per il meglio? Figuriamoci se Andrea bazzica in luoghi in cui c'è il rischio di incontrare qualche studente! Stupida, stupida che non sono altro!"
La musica si interrompe per un lungo istante: le persone si fermano, si guardano intorno disorientate e acclamano il DJ per farlo ricominciare, mentre io ne approfitto per controllare ancora una volta se Andrea sia presente o meno.
E, in effetti, è presente.
"Don't you worry, don't you worry, child!"
La musica riparte a volume ancora più alto di prima, accolta da un urlo trionfale dei ballerini: io, nel mentre, sono troppo concentrata a studiare quello che, ne sono certa, è Andrea.
È mascherato da vampiro: ha una camicia bianca con le maniche a sbuffo aperta sul petto villoso, un panciotto damascato bordeaux e semplici pantaloni neri dall'aria elegante; il viso è pallido, con spesse occhiaie violacee, le iridi sono rosse, un lungo rivolo di sangue gli cola lungo tutto il collo, i capelli lisciati e tinti di bianco.
Nonostante i lunghi canini posticci, riconosco subito il suo sorriso.
È bello, più di quanto non lo sia in classe, più di quanto non lo fosse in pigiama e ancora di più della sera in cui mi sono innamorata di lui. Non posso fare a meno di sorridere, e per poco non inizio a piangere per l'emozione e il sollievo.
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Hamartia
Teen Fiction[COMPLETA] Melissa Cammareri ha tutto ciò che un'adolescente possa desiderare: bellezza peculiare, ottimi voti a scuola, una compagnia di amici fidati e un ragazzo innamorato di lei al suo fianco. La sua vita sembra procedere senza difficoltà lungo...