12.

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"Mi piace quando indossi queste magliette sbracciate anche se siamo in autunno inoltrato, con le stampe di chissà quali band: mi permettono di sco"

«Mi sono persa» mi distrae Ester. «Mi passi un attimo i tuoi appunti, per favore?»

«Non stavo seguendo» ammetto, candida.

«Ma se stai scrivendo da inizio lezione, dai, non dire cazzate!» soffia lei, mentre Clarissa sta già togliendo il suo foglio dagli anelli del quadernone per passarglielo.

«Non sto scrivendo gli appunti» minimizzo, pentendomi subito della mia scelta: quando ci si mette, Ester è curiosa come una scimmia.

«E allora cosa scrivi?»

"Appunto."

«Trio delle meraviglie!» ci richiama Andrea, seccato. «Anzi, duo delle meraviglie, visto che Clarissa non ha spiccicato verbo mentre voi andavate avanti a chiacchierare.»

Alzo lo sguardo, incrociando i suoi inconfondibili occhi illuminati di passione e cultura, che mi scrutano severi e indagatori: dovrebbero inibirmi, ma mi fanno salire le pulsazioni a un numero a tre cifre.

«Melissa, cosa ho appena spiegato?»

«Ero distratta, professore» ammetto, sostenendo il suo sguardo sperando di non apparire impudente. Lui storce un pochino la bocca in una smorfia di disappunto.

«Melissa, non ti montare la testa dopo l'interrogazione dell'altra volta, è chiaro?» mi redarguisce, serio. «Cerca di meritarti altri dieci.»

Dalla classe si leva un brusio stupito. Nicola, appostato nel banco dietro al mio, decide di richiamare la mia attenzione con un indelicato colpo di vocabolario d'inglese sulla nuca.

«Ma sei scemo?» non riesco a evitare di strillare. Andrea sbuffa, seccato.

«Ragazzi, vi prego, non fatemi dire quella dannata frase ancora una volta, non mi sopporto più!» reclama con voce sottile, nervosa. «Nicola, se ti girano le palle perché Melissa ha preso dieci magari studia di più, non mi sembra complicato! E ora ricominciamo.»

«Dieci?» soffia Ester, ammirata. Le sorrido, senza riuscire a nascondere un'espressione orgogliosa.

«Posso ammettere che un po' ti invidio?» confessa Clarissa, onesta. «Io l'ho letto tutto controvoglia e ho preso meno di te, un po' mi girano.»

«Hai ragione» concordo. Clarissa fa spallucce.

«Chissà cosa gli frulla in testa, quando dà i voti...»

"Già."

Riprendo in mano il mio quaderno, riprendendo a scrivere la mia lettera ad Andrea: ho deciso di portarlo a scuola, pur correndo il rischio di farmi beccare, perché mi sono resa conto che averlo davanti aiuta molto la mia ispirazione. Una parte di me, addirittura, spera che Andrea mi becchi, mi sequestri il quaderno e legga tutto, in modo tale da non dover indovinare uno strategemma per farglielo avere più avanti.

"scoprire un po' di più su di te, sulla musica che ascolti e sul tuo vissuto.

Sai che ho iniziato ad ascoltare i Led Zeppelin grazie a te? Vergognoso che non li ascoltassi prima, ne sono consapevole, ma non è forse importante, almeno, iniziare?"

Un paio di colpi alla porta mi distraggono dalla scrittura. Andrea, prima di dire «Avanti!» sbuffa

«Oh, Longarini, che piacere!» saluta, gettando subito un'occhiata indagatrice verso di me: mi sforzo di ignorare sia lui che i colpi di gomito di Ester, e concentrarmi su Paolo, entrato in classe con un piccolo plico di fogli.

«Cercherò di rubare il minor tempo possibile» rassicura Andrea, rivolgendosi verso di noi. «Sono Paolo Longarini, rappresentante della quinta B, classe che verrà con voi in gita a Barcellona: la professoressa Orsi mi ha incaricato di portarvi questi fogli, dove...»

«Perché aspettare di darveli domani durante la lezione pareva brutto» borbotta Andrea con le braccia incrociate, cercando di stemperare l'evidente seccatura con un -bellissimo- mezzo sorriso. Paolo fa spallucce, imbarazzato.

«Stringo: dovete mettere gli estremi delle vostre carte d'identità, nome, cognome, cazzi, mazzi e contropalazzi, prof, l'ho visto che sta ghignando, non mi distragga, e...»

«Guarda che faccia da triglia» sento Clarissa sussurrare ad Ester, «non la vedevo così sotto dai primi tempi in cui ha iniziato a frequentare Valerio.»

Il nome del mio ex, nonostante sia passato ormai tanto tempo, mi fa stringere lo stomaco in una morsa di fastidio: non sono mai riuscita a mandare giù la fine della nostra relazione, o perlomeno il modo in cui è finita. Dentro di me ho sempre saputo di aver sbagliato, di avergli mentito e di essere stata una fedifraga, e ogni volta che sento il suo nome risale a galla quello sgradevole senso di colpa.

«Da quanto sono le camere?» sento la voce di Elia. Paolo sorride.

«Bravo, mi sono scordato di dirlo: le camere sono soprattutto da tre, alcune da quattro ma sono molto poche, quindi in caso qualcuno volesse la quadrupla vi prego di accordarvi tra voi in modo da non creare casini quando arriviamo. Ah, a te e all'altro ragazzo» indica Nicola con un gesto distratto, che in risposta alza la testa come se non avesse ascoltato nulla fino ad allora, «consiglio già di accordarvi con qualcuno di noi, per...»

«Va be', noi ci mettiamo in una tripla come al solito, no?» propone Clarissa. «Almeno compiliamo subito 'sti fogli, li diamo domani e la Orsi è contenta.»

«Io me ne sto.»

«Anche perché non accettano stanze miste, mi sa» ridacchia Ester verso di me. Abbozzo un sorriso senza convinzione e mi stringo nelle spalle.

«E poi non è detto che a Paolo stia bene» provo a chiudere il discorso.

«Raga'» si fa strada la voce di Nicola alle nostre spalle, «ma secondo voi i professori hanno una singola ciascuno o devono smezzarsi una doppia?»

Ghigna: «Ci pensate che schifo dev'essere per Rodari sopportarsi la Orsi che, dopo tutta la giornata in gita, arrivata a sera si presenta tutta vestita di pizzo e ci prova con lui?»

«Cristo, che immagine agghiacciante!» si intromette Rossella, storcendo la bocca in una smorfia di sincero disgusto.

Non potrei essere più d'accordo.

Sembrava impossibile, eppure ce l'ho fatta! Quel simpaticone del mio PC si era inchiodato su un aggiornamento e non ne voleva sapere di sbloccarsi... Ronnie James Dio benedica il mio consulente informatico di fiducia.

Comunque sia, piano piano sto arrivando ai capitoli che ho davvero voglia di scrivere e che finalmente smuovono 'sta situazione piatta: siate fedeli, in revisione giuro che tutti 'sti filleroni saranno tagliati di brutto. Anche se hanno un loro senso...

HamartiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora