Ho il cuore in gola.
È talmente presto che inizio a temere di essere arrivata in anticipo, e che quei dannati risultati non siano ancora esposti: ho detto a mamma che li metteranno su domani, così da essere tranquilla e farmi un'idea iniziale di quale sia il mio destino, e sono sgattaiolata fuori dal mio letto appena ho sentito la porta di casa chiudersi.
Ho paura. Per la prima volta da quando ho finito quel dannato esame, sono terrorizzata dal numero che resterà impresso sul mio dannatissimo diploma.
È tutto così dannato che quasi quasi di ritorno da scuola faccio un salto in chiesa.
Parcheggio il motorino di sbieco, con lo stomaco ritorto dalla paura: arrivo di fronte al portone della scuola che Giulio, il bidello, sta ancora girando la chiave d'ingresso per aprirlo dall'interno. Quando mi vede, spalanca gli occhi, stupito.
«Melissa! Che ci fai qui?»
«Ci sono già i risultati della maturità?» Gli rovescio addosso, senza neanche salutarlo. Lui ridacchia, poi si fa da parte, lasciandomi entrare.
«Sì, sì, ho appena finito di appenderli. Ma non...»
Non gli do tempo di terminare la frase e cerco la mia classe di corsa, soffermando però un momento lo sguardo sulla quinta B: Paolo ha guadagnato uno splendido cento e non riesco a fare a meno di gioire per lui, tanto da dovermi trattenere dal telefonargli per congratularmi.
Dopo una ricerca che mi è sembrata eterna e febbrile, trovo il foglio tanto sospirato e inizio a leggere con attenzione, scorrendo cognome per cognome aiutandomi con l'indice destro.
"Baglioni Rossella: 82/100
Barolo Erika: 100L/100
Bordoni Ester: 77/100
Cammareri Melissa: 85/100
Chiaravalle Pamela: 78/100"
No, dai, non è vero.
Si sono sbagliati per forza.
«Visto che non avevi ragioni di preoccuparti?»
La voce di Giulio alle mie spalle mi fa sussultare: sono tanto presa a scrutare i risultati che mi iniziano a tremare le mani.
«Giulio» esordisco, scoprendo la voce sottile, sfiatata. «Quello vicino al mio cognome e nome che numero è?»
«Fai Cammareri di cognome, giusto?»
«Eh!»
Mi conosce da cinque anni, sono l'unica "Melissa" della mia classe, possibile che non se lo ricordi?
Lo controlla con aria concentrata e fa una smorfia pensosa.
«E allora è ottantacinque» conferma a mezza voce. Poi sorride: «Sì sì, un bellissimo ottantacinque. Ah, prima che me lo dimentichi, mi sono stati dati questi per te.»
Mi porge una piccola scatola in cartone nero, chiusa da un nastrino sottile di tessuto grigio lucido e setoso, insieme ad una busta da lettere dalla sfumatura scura, in carta riciclata, chiusa con un sigillo in ceralacca rossa.
Dietro, il mio nome e cognome in un corsivo spigoloso ed elegante, l'inconfondibile grafia di Andrea.
«Mi è stato detto che devi prima aprire la scatola e dopo la lettera. Che sia chiaro, io non so niente di niente» alza le braccia in segno di resa, «me l'ha portato la professoressa Orsi da parte di "un amico".»
Gli sorrido, mentre tento di dominare l'ondata di emozioni che mi sta travolgendo: ho un voto che va ben oltre le mie aspettative più rosee, una lettera e un regalo da parte dell'uomo di cui mi sono innamorata.
Sembra tutto troppo perfetto, dopo questo epilogo di quinquennio così catastrofico.
«Hai idea di chi possa essere l'amico della Orsi?» Domando con finto disinteresse: Giulio mi fa l'occhiolino.
«Fingo di non aver riconosciuto la grafia del professor Rodari. Fossi in te andrei in un posto più tranquillo, tra poco qua si riempirà parecchio.»
Lo osservo un momento, disorientata.
«Se ti va, puoi andare in classe. È aperta.»
Non lo ringrazio neppure e prendo le scale di corsa, infilandomi in quella che è stata la mia aula nell'ultimo semestre, soffermandomi un momento a osservarla: candida, i muri svuotati, i banchi risistemati in rigorose coppie, l'odore di disinfettante e gesso, la cattedra tanto pulita da essere lucida.
Mi siedo in fondo all'aula, poi ci ripenso e mi siedo sullo spigolo esterno destro della cattedra, ridendo di me stessa e del mio omaggio ad Andrea; tiro il nastro per sciogliere il fiocco, aprendo la scatola: un ciondolo rotondo appeso a una sottile catenina color oro, che reca un occhio di Horus (o di Rah? Ora come ora, non me lo ricordo) azzurro e piccoli geroglifici incisi tutti intorno. Lo studio con espressione interrogativa, estraggo il supporto di gommapiuma su cui è appoggiato e rivelo un foglio di quaderno piegato, scritto fitto fitto in penna blu:
"Non pensare che si chieda perdono con facilità, [...]
non pronunciare parole di cui potresti pentirti,
né permettere che il fuoco alimenti tua testa [...]
Io sono l'occhio nel cielo, che ti osserva dall'alto e può leggere la tua mente
sono il creatore delle regole, scendo a patti coi folli, posso ingannarti senza che tu lo comprenda
E non necessito di vedere altro, per sapere che posso leggere la tua mente.(Libera traduzione di "Eye in the sky" degli Alan Parson Project)"
Riconosco solo ora che il foglio è strappato dal quaderno su cui ho scritto tutti i miei pensieri, lettere e stralci per lui durante le lezioni, e che mi ha restituito l'ultimo giorno di gita a Barcellona: e dalla grafia frettolosa e un po' disordinata, immagino l'abbia scritto allora, di fretta, sulla scrivania della camera di albergo dove abbiamo litigato. E, osservando meglio il retro della scatola, leggo in sottili lettere argento la serigrafia "Valentina Falchi Artistic Jewellery, Carrer Del Congost, 45, Barcelona".
Sbatto le palpebre, col respiro corto: di sicuro, me l'ha comprato prima della nostra lite, prima di evitarmi e di tutto il disastro che è stato il mio ultimo periodo a scuola. Forse, se non l'avessi aggredito quella sera...
Scaccio via quei pensieri cupi, estraendo il ciondolo dal supporto e scoprendo una catena lunga a sufficienza da poterla infilare senza litigare con i ganci, che di certo non riuscirei ad aprire con le mani che tremano come ora. Poi, prendo una lunghissima boccata d'aria e litigo con il sigillo in ceralacca, ridendo di quanto a volte sia vecchio stampo il mio amato professore: all'interno c'è un foglio di carta spessa bianca, ripiegato ordinatamente in quattro, stavolta con una grafia elegante e ordinata.
Mi accomodo meglio sullo spigolo, scoprendomi con le lacrime agli occhi già dalle prime righe. Poi, terminata la lettura, mi asciugo gli occhi e mi accorgo del cellulare che vibra con insistenza: Paolo mi domanda se posso accompagnarlo a vedere i risultati dell'esame, e per poco non scoppio a ridere.
«Sono già a scuola. Non ti spoilero niente.»
«Quanto sei stronza!» Si lamenta, stizzito. «Va be', un quarto d'ora e arrivo, anche se sarà il quarto d'ora peggiore della mia vita.»
Sorrido sotto i baffi mentre lo saluto: ripongo il foglio nella busta, mi alzo con calma dall'angolo e lancio un ultimo sguardo alla mia classe, consapevole che stavolta si tratta di un addio.

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Hamartia
Novela Juvenil[COMPLETA] Melissa Cammareri ha tutto ciò che un'adolescente possa desiderare: bellezza peculiare, ottimi voti a scuola, una compagnia di amici fidati e un ragazzo innamorato di lei al suo fianco. La sua vita sembra procedere senza difficoltà lungo...