Guardo il mio biglietto aereo con disappunto: siamo stati sistemati secondo uno sterile ordine alfabetico, e giusto perché la sfiga mi perseguita, non sono neanche vicino a Ester.
«Ragazzi, per piacere,» pigola la Orsi con aria preoccupata, guardandosi intorno con aria nervosa, «non allontanatevi troppo, non posso fare l'appello quando chiamano per l'imbarco, quindi vi prego, agite in modo responsabile!»
«Gesù...» si lascia sfuggire Clarissa, incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo. «Manco fossimo in terza elementare e stessimo andando allo zoo.»
«Un mio amico mi ha detto che una volta in gita gli ha telefonato quattro volte nel giro di dieci minuti perché era in ritardo» racconta Nicola, serio.
«Ma va, non dire cazzate.»
«Ross, ti giuro.»
«Confermo» chiude il discorso Elisa, facendo un palloncino con la gomma da masticare e gonfiandolo fino a che non scoppia, «il suo compagno di stanza è un mio vecchio compagno delle medie, l'ha raccontata anche a me.»
«Ma dai, chi è?»
Decido di ignorarli e di concentrarmi su Andrea, che sta annuendo con aria grave a tutto quello che sta vomitando un'agitatissima Orsi: mi chiedo se la stia ascoltando davvero o abbia la testa altrove e anche lui non veda l'ora che quella lagna si interrompa.
Poi, lo vedo tirare fuori l'orologio da taschino.
«Visto che le informazioni sull'imbarco sono previste tra mezz'ora, direi che potete avere ancora una ventina di minuti di libera uscita: impostate un timer sul cellulare, approfittate per andare in bagno, fumare, fare qualsiasi cosa vi venga in mente, e tra venti minuti esatti farvi trovare qui, disposti in due file ordinate in modo da poter fare un appello veloce e partire all'arrembaggio. Mi rivolgo soprattutto alle ragazze: per favore, niente borse, borsine, borsettine, c'è un solo bagaglio a mano, quindi non rallentate tutto con quindici tracolle.»
«Carta d'identità e carta d'imbarco alla mano, mi raccomando!» conclude la Orsi, stridula, quando ormai la massa si è dispersa.
«Duty free?» suggerisce Ester, scrollando le spalle. «Ho visto una palette di Anastasia Beverly Hills bellissima, quasi quasi...»
«Non mi sembra una grande idea iniziare a spendere ancora prima di arrivare a destinazione e rischiare di perdersi l'ultima serata in discoteca perché hai speso tutto in trucchi» le fa presente Clarissa con aria saggia. «Io faccio un'ultima telefonata a Tommy, spero possa uscire un attimo dall'aula...»
«Mel?»
«Vado in bagno e ti raggiungo» bluffo, aspettando che si allontani per avvicinarmi ad Andrea e cercare di captare qualche scampolo di discorso tra lui e la Orsi.
Missione che fallisce appena mi avvicino, perché quella megera mi punta subito.
«Cammareri, ci sono problemi?»
Scrollo le spalle: «No prof, perché?»
«Be', insomma: i tuoi compagni si sono sparpagliati per l'aeroporto, mentre tu sei qui con i tuoi professori, mi sembra abbastanza strano.»
Andrea alza una mano: «Mi permetti un momento?»
Senza darle tempo di replicare mi prende sottobraccio e ci allontaniamo dall'arpia.
"Dio, non ho mai creduto in te, ma se la situazione rimane così per tutta la gita ti giuro che appena torno in Italia vado a messa tutte le domeniche e faccio tutti i sacramenti."
«Melissa, ascolta» esordisce, sciogliendo la presa e allontanandosi da me, e io non riesco a nascondergli un'espressione di disappunto. «So che ho trent'anni in più di te e forse parlarti come se fossimo pari è un errore, ma in quanto tuo docente preferisco essere onesto e dirti qualsiasi cosa che io ritenga che possa farti bene, d'accordo?»
Oh, cazzo.
Da quando abbiamo saputo la destinazione della gita, e da quando ho avuto l'ennesima, chiara conferma che Andrea ha capito che sono innamorata di lui e che mi ricambia, ho immaginato il momento della sua confessione in ogni maniera possibile: nell'acquario di Barcellona, aiutato dalla scarsa illuminazione; davanti alle fontane danzanti di Montjuic, con in sottofondo un pezzo della "Turandot" o della "Tosca"; sotto la Sagrada Familia, come la coppia che aveva visto Clarissa.
Di certo, non in aeroporto.
«Certo, professore, mi dica tutto.»
Prende fiato.
«Tu sai che io so di questo sentimento che provi.»
Stupido cuore che ha iniziato a pompare sangue all'impazzata, vedi di mollarci che mi pulsano le orecchie e rischio di non sentire cosa dice!
«E sono anche abbastanza sicuro che possa nascere qualcosa entro la fine dell'anno scolastico, senza dubbio.»
Non dovevo fare colazione: ho lo stomaco ritorto come un gomitolo e tanto sverrò comunque.
«Però non credo che sia l'idea migliore, dopo cinque anni con i tuoi compagni, non degnarli più di considerazione perché devi stare sempre nelle vicinanze di Paolo, ecco.»
Nelle mie orecchie il tamburo del mio cuore lascia spazio allo stesso rumore di risucchio che fa la cassa del water dopo aver tirato lo sciacquone.
«Capisco che la cosa ti secchi, ma ti assicuro che te lo dico per il tuo bene. Poi sei maggiorenne e vaccinata, quindi libera di gestire la tua vita come meglio credi.»
«Professore, non voglio risultare irrispettosa, ma come mai è convinto che io sia innamorata di Paolo?» non riesco a fare a meno di domandare: questa finta storia da alibi di ferro si sta trasformando in una persecuzione. «Le ho già spiegato che è un amico.»
Andrea mi risponde con un verso che non vuol dire nulla.
«È questione di una serie di fattori inspiegabili a voce: come avete iniziato a cercarvi nell'intervallo, come sorridi quando siete insieme, io ogni volta che scendo nel porticato o sono in corridoio e vi vedo state ridendo! Ora, scusa la brutalità, ma ti lascio che vado a fare una commissione» taglia il discorso, senza più darmi possibilità di replica.
In compenso, alle mie spalle spunta il signor Alibi Di Ferro.
«La pianti di fare la ruffiana?»
Alzo gli occhi al cielo e mi volto verso di lui con espressione seccata: «Paolo, non sto facendo la ruffiana. Mi è venuto a parlare lui.»
Devo riconoscergli un pregio bellissimo: quando capisce che non è il momento di chiacchierare, si allontana con un'alzata di spalle e non tenta neanche di trovare una scusa.
Mi dirigo al duty free, dove Ester mi corre incontro con foga esagerata, sventolandomi sotto il naso due palette di ombretti.
«Mel, ho bisogno di uno spareggio, quindi scegli con saggezza, mi raccomando.»
Mi convinco che i veri problemi della vita siano quelli, con l'augurio che in quest'ottica riesca a godermi di più la gita.

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Hamartia
Teen Fiction[COMPLETA] Melissa Cammareri ha tutto ciò che un'adolescente possa desiderare: bellezza peculiare, ottimi voti a scuola, una compagnia di amici fidati e un ragazzo innamorato di lei al suo fianco. La sua vita sembra procedere senza difficoltà lungo...