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«Abbiamo deciso di farvi una sorpresa!» squittisce la Orsi con un sorriso tirato ed eccessivo: il pullman che ci sta scarrozzando da due giorni è parcheggiato fuori dall'albergo con le quattro frecce attivate, il motore acceso e i portelloni spalancati, nonostante ci abbia riportati alla base a malapena due ore fa. Andrea sorride soddisfatto, facendoci cenno di salire senza voler proseguire il discorso.

«Del tipo?» azzarda Yuri, un ragazzo dell'altra classe: la Orsi ridacchia stridula.

«Come ha detto la professoressa Orsi, una sorpresa» minimizza Andrea, senza smettere di sorridere. «Siamo abbastanza sicuri che vi piacerà.»

Mi guardo intorno, rilevando ben poco entusiasmo da parte dei miei compagni: sebbene sia bassa stagione, Lloret De Mar offre un sacco di negozi carini, locali economici e discoteche che iniziano a pompare musica presto, i giorni sono pochi e toglierci un'occasione per goderceli è snervante.

«Non vi sembra un po' da stronzi aver fatto guidare Paco fino a qui per due ore di pausa?» domando appena saliamo in pullman alle mie amiche e a Paolo, ormai abbonato al sedile vicino a me: le occhiate che ci lanciano ogni tanto i nostri compagni di classe non sembrano infastidirlo, e a me neppure toccano, tanto sono presa a osservare il più possibile Andrea.

«Paco?» intercetta la mia domanda Andrea, divertito: ridacchio, nervosa.

«L'abbiamo soprannominato così...» mi giustifico, in improvviso imbarazzo, temendo di muovermi su un campo minato. «Ha la faccia da Paco.»

«Io volevo chiamarlo Miguel» si intromette Ester con irritante disinvoltura, «ma a Clary ricordava troppo il protagonista...»

Andrea le fa segno di tacere.

«Ti prego, non mi ricordare l'esistenza di "Coco".»

«Ma che ha questo film di tanto orribile?»

«Nulla, Ester, è un film meraviglioso. Ma sono un uomo di quarantacinque anni compiuti un mese fa e ci ho pianto pure l'acqua del battesimo con tanto di singhiozzi molto poco virili.»

Non riesco a fare a meno di ridacchiare, intenerita, immaginando Andrea seduto su un divano al buio, mentre si asciuga i lucciconi agli occhi e si soffia il naso con una versione di latino.

«Cosa ridi?» mi intercetta subito, indispettito.

«Ah, l'ha fatto anche con me» mi copre subito Paolo -promemoria per me: controllare il prezzo del marmo quando torno a casa e commissionare una statua equestre che lo raffiguri- «questa ragazza con la faccia d'angelo ha la sensibilità di una zuppiera.»

«Baglioni!» si fa strada la voce della Orsi: Rossella alza la mano, esitando un momento.

«Barolo!»

«Si parte» annuncia Andrea, sorridendo con aria furbetta, divertito dal segreto che lui e la Orsi custodiscono. «Finisce lei, faccio l'appello e andiamo.»

«Idee su dove finiremo?» indaga Clarissa appena Andrea si allontana. Suggeriamo idee più o meno deliranti per tutto il viaggio e ne ridiamo tanto che, quando il pullman si ferma, ci sembra sia passato molto meno tempo rispetto al solito.

Scendiamo, ci dividiamo per classe e osserviamo i nostri professori, che senza una parola fanno cenno di seguirli, ignorando del tutto qualsiasi domanda venga posta.

«Guarda come sono complici!» tuba Ester, canzonatoria. «Sembrano due bambini che condividono lo stesso diario segreto, che carucci.»

«Vuoi dire che secondo te la Orsi ha tentato l'affondo durante la gita?» la interroga Clarissa.

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