2. Il Professore

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Siamo rientrati in classe da qualche minuto quando il professore nuovo fa il suo ingresso: spalanca la porta di fretta, si affretta a raggiungere la cattedra e ci deposita una borsa a postina nera con un disegno che non riesco a decifrare stampato sopra.

«Buongiorno» ci saluta, con un leggero ansito nella voce «Scusate per il ritardo, ma devo ancora imparare bene a giostrarmi in questo labirinto.»

Inizio a osservarlo, studiandolo.

Deve avere circa quarantacinque anni e sembra leggermente più basso di me, di un paio di centimetri al massimo: nonostante i folti capelli neri siano corti, si intuisce che sono ricci; il viso quadrato è quasi in contrasto con le labbra carnose; gli occhi sono piccoli, ma sembrano comunque abbastanza luminosi; la voce è pacata e chiara.

Nel complesso, sembra un tipo a posto.

«Bene» esordisce, sedendosi su uno spigolo esterno della cattedra «Sono Andrea Rodari, sono il vostro nuovo professore di italiano e latino e sono una vera sega a memorizzare i nomi.»

«Ma... Ha detto "sega"?» chiede Ester a mezza voce, stupita.

«Bella domanda, ce lo stiamo chiedendo tutti in sala» commenta con sarcasmo Clarissa: in effetti una buona fetta di classe sta bisbigliando o ha un'aria sorpresa.

Il professore ridacchia.

«Sì, dico le parolacce» ammette, allargando le braccia in segno di resa «Le usiamo tutti, no? E comunque "sega" in altri contesti è un attrezzo per tagliare il legno, con un'impugnatura e una parte dentellata, non l'atto impuro a cui avete subito pensato. Birboni sporcaccioni!»

Ridacchiamo tutti. Ha saputo come rompere il ghiaccio in neanche cinque minuti, un plauso a lui.

«Dai, provo a fare l'appello: ve l'ho detto, sono una frana -vi piace di più frana?- a ricordare i nomi, quindi state certi che per un po' vi chiamerò "Tu" o con qualche soprannome scrauso. Non offendetevi, per favore.»

Prende il registro di classe e lo osserva per qualche secondo, storcendo la bocca in una smorfia di concentrazione.

«Mi sa che abbiamo perso entrambe la scommessa» mi fa presente Ester «Come la mettiamo?»

Scrollo le spalle: «E va be', sarà per la prossima volta.»

«Baglioni Rossella!» ci interrompe il professore, cercando la mia compagna con lo sguardo «Per caso...»

«Non sono parente del cantautore» premette lei con un sorriso cortese e il tono di chi l'ha ripetuto troppo spesso, abbassando la mano. Il professore ride.

«Capisco cosa intendi. Per inciso, io non sono parente di Gianni Rodari» ci spiega, riprendendo l'appello «Quindi, Baglioni è quella un po' dark... Oh, ragazzi!» riprende a ridere, notando la reazione della classe «Sto solo cercando di memorizzarvi un minimo! Cercate di mettervi nei miei panni, ho quattro classi, devo pur ricordare qualche punto saliente. Comunque, dicevamo... Barolo Erika!» chiama: una delle ragazze in prima fila alza pronta la mano.

«Barolo, quella nel primo banco con l'aria sveglia...» borbotta lui «Bordoni Ester! Ti puoi alzare in piedi, che sei là nell'angolo e non ti vedo, per favore? Ok, Bordoni è la rossa... Cammareri Melissa!»

Mi alzo a mia volta, sorridendo e incrociando per la prima volta lo sguardo diretto del professore: è intenso, vivace e profondo, a differenza di Santoro che sembrava un pesce sul banco del mercato.

«Cammareri, la Barbie...»

«No, prof, la prego!» mi lamento, ridacchiando «Tutto ma non Barbie!»

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