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Non ho mai fumato così tanto in vita mia.
Mia mamma, che ha sempre tollerato il mio vizio, ha iniziato ad annusarmi le mani e i vestiti come un cane da tartufi e mi ha spiegato per quello che mi sembra già un innumerevole quantitativo di volte che l'esagerazione può solo farmi male, che capisce che la maturità sia per me un motivo di stress, ma che non posso compromettere la mia salute a lungo termine e che devo levarmi quel ghigno strafottente ogni volta che mi fa il predicozzo.
Io cerco solo di concentrarmi sull'arrivo delle vacanze pasquali.
Ester ha provato a scusarsi in ogni modo ma mai senza sincera convinzione, fino a quando ha deciso di gettare la spugna e ha iniziato a evitarmi con educazione; Clarissa l'ho perdonata quasi subito, pur restando consapevole di quanto abbia detto a sua volta di me e Andrea l'ultima sera della gita.
Quello che mi stressa di più, però, è che finora non sono riuscita a perdonare me stessa per come ho trattato Paolo.
Che ora, a due settimane dal ritorno a casa, si sta impunemente sedendo vicino a me, che sto continuando a fumare come una ciminiera, e mi porge una confezione di KitKat.
«Pensi di non parlarmi più fino alla fine dell'anno scolastico?» azzarda, senza smettere di sventolarmi il cioccolato sotto il naso. Abbasso lo sguardo, senza riuscire a sopportare la sua vista.
«Sono stata una stronza, Paolo» ammetto, più amareggiata di quanto immaginassi, «e non ho davvero le parole per chiederti scusa. Ho preferito uscire di scena, è molto semplice.»
Paolo sospira, come se volesse recuperare il bandolo dei propri pensieri.
«Mel, non ti dirò una bugia: sei stata davvero ingrata. Nei miei confronti, nei confronti del professor Rodari...»
«Paolo, ti prego, non metterci di mezzo Andrea, non sai come mi sono sentita e» la voce, infame, mi si rompe in gola, «come mi sento tutt'ora a riguardo, quindi ti prego...»
«Sono la persona che conosce meglio la situazione al di fuori di te e del professore. Perché così devi chiamarlo, amica mia, non ha senso che continui a usare la forma di confidenza e a chiamarlo per nome.»
«Mi sta tenendo a distanza» pigolo, affranta.
Da quando siamo tornati, gli atteggiamenti che sembrava dedicarmi fino ad ora sono spariti del tutto, non lo vedo mai nel porticato durante l'intervallo e mi saluta con gelo.
«Mel...» sospira Paolo. Ormai lo conosco abbastanza da sapere che sta temporeggiando per cercare le parole migliori per dirmi qualcosa che mi risulterà di sicuro sgradevole.
«Dai, parla, tanto peggio di come sono stata l'ultimo giorno di gita non starò di sicuro» sputo, aspirando una boccata vorace di sigaretta.
«Mangia questo invece di riempirti i polmoni di catrame» mi consiglia, ficcandomi il KitKat in mano con voluta malagrazia. «E non rifilarmi scuse che riguardano un eventuale accumulo adiposo del cioccolato sul tuo culo, perché non ti crederei.»
Pesto il mozzicone con vigore e scarto il cioccolato di malavoglia: «Non è che stai cercando di rabbonirmi, fenomeno?» lo imbecco con sarcasmo. In risposta, lui fa spallucce: «Può essere.»
Stacco una barretta e la mastico vorace, senza neanche assaporarla.
«Cosa stavi cercando di dirmi, prima?» lo invito.
«Che non puoi dargli torto.»
Mi volto di scatto, fulminandolo con lo sguardo: in risposta, mi lancia un'occhiata di sfida.
«Mel, ti prego, vorresti dire che non fa bene? Siamo onesti, hai travisato qualsiasi cosa facesse, è ovvio che adesso sia più cauto.»
«No, non è ovvio proprio per niente!» sbotto in risposta, livida.
«Mangia.»
«Sei forse il nuovo Christian Grey? "Devi mangiare, Anastasia"» lo sfotto, ricevendo in risposta un'alzata di sopracciglio.
«Hai letto quella porcheria? Ti prego, avevo stima di te.»
«No, non l'ho letta, ti pare? Io leggo solo i libri che mi consiglia And... Il professore.»
Non so da dove mi sia uscita.
Paolo mi sta guardando sbigottito, e sono abbastanza sicura di avere la stessa espressione dipinta in volto.
Sto agendo troppo spesso d'istinto e senza sapere nemmeno io cosa stia combinando, e temo che sia il caso di iniziare a preoccuparmene.
Ma, considerato che il ghigno di Paolo si sta pian piano trasformando in una risata, credo che inizierò a farlo domani.
«Allora è proprio vero che il cioccolato fa bene!» esclama lui. «Hai fatto una battuta! Non ti sentivo fare una battuta da...»
«Dalla morte di Fred Weasley?»
«Melissa, e che cazzo, proprio ora che si era alleggerita l'atmosfera! A proposito, in che Casa sei stata smistata?»
Sorrido imbarazzata: «Sai che non ho mai fatto lo smistamento?»
Paolo scrolla teatralmente il capo: «Disonore... Io, per inciso, sono Tassorosso.»
«Non avevo dubbi» commento, iniziando a godermi il sapore del cioccolato e la croccantezza del wafer. «Guardati! Hai sempre un orecchio per ascoltarmi, mi hai perdonata anche se sono una stronza e mi stai tenendo buona con il cioccolato.»
Sospiro.
«Ma perché non ci siamo innamorati io e te?» Domando a bruciapelo, osservandolo. «Saremmo stati perfetti.»
Paolo fa spallucce.
«Ma io e te siamo innamorati: tu del professore di italiano e io della tutor dell'università.»
Sorride spontaneamente, abbassando un pochino la testa. Io sorrido a mia volta, incoraggiante.
«E questa che storia è?»
«Una che non ha un lieto fine» mi zittisce, asciutto, cambiando subito espressione. «L'ho conosciuta l'anno scorso, al salone dello studente: bella, con uno sguardo fiero, la schiena dritta, insomma, un colpo di fulmine. L'ho trovata su Facebook, le ho scritto con mille scuse ma niente, per lei sono solo una potenziale matricola spaurita che le ronza intorno di tanto in tanto.»
Stavolta, a sospirare è lui. Poi si volta verso di me e sorride.
«E quando mi è giunta voce che c'era una tizia che sbavava dietro a Rodari ho pensato che potessimo essere piuttosto affini. Non sapevo chi fosse, ma l'ho intuito quando ti ho vista prendere il muro a capocciate, perché lo farei volentieri anch'io.»
Ridiamo entrambi, amari.
«L'amore è una grassa stronzata» sentenzia poi lui. «Mi dispiace, ho provato ad essere comprensivo con te, con me, ma è ovvio: l'amore è una grassa stronzata» ribadisce, serio.
«In gita avevi detto che era una scoreggia» gli ricordo.
«È molto vestita, mettiamola così. E pensare che mi innamorerò tante volte fino ad avere una tizia al mio fianco per tutta la vita mi sembra... una condanna.»
«Una condanna!» Gli faccio eco, convinta. «Cazzo, sì, l'amore è una condanna!»
"L'amore è una condanna..."
Senza alcun preavviso, il mio cervello viene bombardato da una serie di nozioni che mi hanno riversato addosso negli ultimi cinque anni con la promessa di un'utilità futura: non so se fosse questa, ma per il momento me ne sto.
Mi alzo di soprassalto, mentre la campanella che segnala la fine dell'intervallo inizia a strillare: Paolo mi osserva perplesso.
«Mi hai dato un'idea. Poi ti spiego» minimizzo, correndo su per le scale per precipitarmi in classe e mettere tutto nero su bianco prima che mi sfugga di mente.
All'altezza del mezzanino, incontro Andrea.
Le nozioni dal cervello spariscono per un momento, le gambe si inchiodano, il fiato si accorcia come al solito.
«Professore...» riesco solo a dire.
«Ciao, nin» mi saluta frettoloso, laconico. «Scusa, sono di corsa» si giustifica, oltrepassandomi con la sua dannata tracolla in spalla e tre registri in mano. Lo osservo senza riuscire a dissimulare la delusione. Poi, quando vedo rientrare Paolo, mi torna in mente la ragione per cui stavo rientrando in classe e riprendo a correre.

Purtroppo, temo proprio che gli aggiornamenti saranno una volta ogni due settimane: ristrutturare casa propria è un lavoro sporchissimo, ma qualcuno deve pur scegliere le piastrelle del bagno e  i colori dei battiscopa

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Purtroppo, temo proprio che gli aggiornamenti saranno una volta ogni due settimane: ristrutturare casa propria è un lavoro sporchissimo, ma qualcuno deve pur scegliere le piastrelle del bagno e  i colori dei battiscopa.

(vi dico solo che ho passato tre ore di orologio, TRE, a scegliere dove mettere le prese. LE PRESEEEEH)

Comunque sia, non disperati: l'epopea di Melissa e Andrea è a pochissimi capitoli dalla fine, ho scritto il finale, mi resta solo capire come arrivarci: poi, se il Prodigioso ci assiste, sarà tutto pronto per una frizzantissima revisione.

Che idea avete per il finale? Cosa pensate che andrà ad accadere? No, perché io dall'idea iniziale ho proprio cambiato registro!

Fatemi sapere, che vi leggo sempre con giuoia!

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