3. Valerio

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A volte mi chiedo come si possa considerare Valerio un ragazzo anonimo. Ordinario, certo, ma anonimo non me lo sembra proprio.

Lo vedo subito spiccare in mezzo alla fiumana di gente che sta riempiendo la piazza davanti al mio istituto, con lo sguardo sicuro e fiero verso di me e il sorriso più bello del mondo.

«Amore mio!» tubo, mentre un delicato stormo di farfalle si fa strada nel mio stomaco: nonostante sia quasi un anno che ci frequentiamo, e quasi un anno che lo trovo ad aspettarmi fuori da scuola, ogni volta vederlo mi fa sentire come una bambina a Natale.

Lui mi stampa un bacio a fior di labbra, sorridendo.

«Bentornata da scuola, Mel. Clarissa, Ester, è sempre un piacere» saluta educato le mie amiche, rovistandosi nelle tasche per offrirmi una sigaretta e un accendino.

«Non dovresti incoraggiarla a fumare, sai?» lo rimprovera Ester: in certi frangenti ha idee tanto chiuse da sembrare retrograde, e fumo, alcol e droga sono in cima alla lista dei suoi tabù personali.

«A dire il vero da quando me la offre lui dopo la scuola fumo molto meno, sai?» le confido, mentre Valerio mi accende la sigaretta con un gesto fluido «Quindi non fare la rompiscatole e incassa.»

Ester alza gli occhi al cielo: «Guai a toccarti il fidanzatino, eh?»

«Guai se non lo difendesse» scherza Clarissa «Sarebbe strano se non le importasse cosa dicono di lui, no?»

«Finché nessuna tenta di portarmelo via va bene tutto» la contraddico, avvolgendo la vita di Valerio in una morsa «È mio e nessuna stronza potrà portarmelo via!»

«Tranquilla, anche se fosse tornerei da te correndo.»

«Però quando fate i mielosi in questo modo siete insopportabili» si lamenta Ester con una smorfia disgustata «Va be', innamoratini, io vado a prendere il bus che se lo perdo sono rovinata.»

«Mi accodo» taglia corto Clarissa, salutandoci con la mano: Valerio mi prende il viso tra le dita con un gesto dolce e deciso che amo moltissimo.

«Allora, com'è stato 'sto rientro dalle vacanze?»

Alzo le spalle: «Non male. Abbiamo un professore nuovo.»

Solleva le sopracciglia con aria sorpresa: «Ma va'? A metà anno?»

«Santoro è andato in pensione.»

«A metà quadrimestre? Idea geniale» commenta con sarcasmo «Com'è quello nuovo?»

«Sembra uno a posto» minimizzo «Oggi si è limitato a fare l'appello, farsi conoscere e organizzare gli orari. Oh, eccolo!» lo intercetto con lo sguardo «Quello che sta salendo sulla moto blu!»

Valerio si guarda un momento intorno, poi strizza gli occhi per mettere meglio a fuoco il soggetto: «Ma è mica Rodini, Rodari, un nome simile?»

«Rodari, sì!» esclamo «Lo conosci?»

Valerio inizia a ridere, senza che io ne capisca la ragione.

«L'ha avuto Jacopo per un anno, è un pazzo!»

Corruccio la fronte: «A me sembra simpatico.»

«No, ma è pazzo in senso buono» si affretta a correggersi lui «Li ha anche portati in gita e si è anche bevuto delle birre con loro, una sera sono rimasti a chiacchierare fino a boh, le due, le tre, è easy.»

Scoppio a ridere: «"Easy"? Da quando in qua ficchi parole inglesi nei tuoi discorsi?»

Ride anche lui: «Scusa, è che sto studiando con altri tre o quattro e lo dicono spesso, allora mi sono adeguato.»

«Com'è la sessione?»

Valerio è al primo anno di università: all'inizio temevo che la cosa potesse portarlo via da me, ma per ora sembra in grado di conciliare studio e vita sentimentale.

«Non è così drammatica, sai?» mi spiega «Rispetto ai ritmi del liceo mi sto trovando meglio, spero che vada tutto bene, sono fiducioso.»

«Quando hai il primo esame?» mi informo, buttando via la sigaretta: ne avrò aspirate a malapena due boccate, ma Valerio cattura tanto la mia attenzione che quel mucchietto di tabacco non mi interessa più.

«Giovedì.»

Mi porto le mani alla bocca: «Questo giovedì? Dovresti studiare invece di venirmi a prendere, razza di scriteriato!»

Lui ride, buttando il capo all'indietro: «Si tratta di pranzare insieme, non di passare il pomeriggio a guardare le nuvole. Anzi, potremmo sbrigarci, per favore? Ho una fame pazzesca.»

Non gli rispondo nemmeno, allungando il passo verso il suo vecchio motorino bianco.

«Ciao, bella!»

L'abbraccio di Serena, la mamma di Valerio, mi avvolge con affetto «Come stai? Com'è stato il rientro?» mi imbecca subito appena scioglie la presa. Sorrido.

«Non è stato male» ammetto «Nel senso, nulla di traumatico.»

Non riesco a concentrarmi sulla conversazione, rapita dal profumo di cibo: «Cos'è questo odore meraviglioso?»

«Ti ho fatto il ragù» spiega lei divertita «So che ti piace e mi sembrava bello fartelo per il rientro.»

«Grazie, eh!» commenta Valerio ironico, ricevendo in risposta un'occhiata bonaria.

«Tu cerca di portare a casa un bel voto giovedì, poi ne parliamo. Mangiamo?» taglia corto, dirigendosi verso la cucina, dove ci stanno aspettando il papà e il fratello maggiore di Valerio.

Un'altra cosa che amo di lui è la sua famiglia.

I miei hanno divorziato quando ero piccola e mia mamma è la classica donna in carriera: ha due palle grosse come angurie e ci metterei la firma a diventare come lei, ma tra il lavoro e la naturale serietà insita nel suo carattere a volte mi sembra di essere la protagonista di un teen movie americano, lasciata a se stessa per la devozione al lavoro. La veracità e il calore della famiglia di Valerio sono come una ventata di aria fresca, per me.

Corro subito a dare il cinque a Jacopo e a salutare Benedetto, prendendo quello che ormai è il mio solito posto.


Ok, mi rendo conto che sono stata piuttosto sbrigativa qui, ma giuro che i capitoli si allungheranno in futuro!

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Ok, mi rendo conto che sono stata piuttosto sbrigativa qui, ma giuro che i capitoli si allungheranno in futuro!

Non so che dire se non, come sempre, di commentare :3

Baci e caramelline per tutti ❤

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