19. Sospetti

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«Quanto ha bevuto?» si informa subito, prendendola di peso e trascinandola in bagno, mentre l'odore acre del vomito si mischia a quello delle canne, creando un miscuglio che mi dà subito la nausea «E per quale cazzo di motivo era sdraiata, svestita e nessuno ha fatto niente?»

«Prof, ma che ne so!» strilla Arianna in preda all'isteria «Gli ubriachi sono strani!»

«Ma anche voi, se sapete che regge poco e niente perché le permettete di esagerare!» continua a strillare Rodari, mentre ficca la testa di Elisa nel water con malagrazia.

«Ma è la prima volta che viene con noi, è stata bocciata l'anno scorso, non la conoscevamo, scusi!» si unisce all'isteria Adele.

«Va be', va be', meno male che c'ero io, altrimenti finiva come Jimi Hendrix 'sta poveretta» minimizza, stringendo in una coda di cavallo la chioma bionda di lei.

«Qualcuno mi può portare una giacca?» urla «Una maglia, un asciugamano, qualcosa, è mezza nuda, dai!»

Senza chiedere il permesso al diretto interessato mi fiondo sulla giacca di Nicola, porgendola al professore che la appoggia con un gesto secco sulle spalle di Elisa.

«Ve la intendete, eh?»

Mi volto, incerta se Ester si stia rivolgendo a me e intercettando il suo sorriso sornione: sollevo un sopracciglio, perplessa.

«Cosa?»

«No, dico, tu e Rodari» prosegue, dandomi un buffetto e ridacchiando «Ce ne siamo accorte, io e Clarissa, di come ve la raccontavate.»

«Sì» si intromette lei «Eh, Cammareri, Cammareri, abbiamo capito perché tutti quei bei voti di italiano!» mi stuzzica, divertita.

Le punto una mano contro, cercando di dissimulare l'imbarazzo che sta per salirmi alle guance: «Ma la smetta, Faccini, che i suoi voti sono migliori dei miei!»

«Liberate un letto, per cortesia!» ci zittisce Rodari con voce cupa, mentre sorregge Elisa con una stretta vigorosa sotto alle sue spalle. Appena si alzano tutti dal letto di Nicola, Rodari ce la adagia su e si siede accanto a lei, osservandole il volto con intensità.

Osservo la scena con distacco, mentre l'invidia mi riempie lo stomaco e risale fino alla gola, alla lingua, al cervello: riesco a sentirla, aspra, pungermi le papille, mentre il mio professore le chiude addosso la giacca di Nicola, le sistema una ciocca di capelli dietro le orecchie e le domanda come stia con voce grave e preoccupata. Dal canto suo, Elisa sembra non capire quanta fortuna le abbia concesso il fato, e biascica qualcosa di poco comprensibile.

«E allora vai in camera» sento la voce di Rodari che, pur essendo rigida, tradisce calore e preoccupazione, e che mi colma ancora più la bocca di quel saporaccio. Lei, in risposta, mugola con palese fastidio, mulinando le mani per scacciarlo.

«Non regge niente, eh» sento borbottare Arianna verso Elia, che fa spallucce: «Magra com'è, la cosa non mi stupisce affatto. Prof» alza la voce «Se non se la sente di muoversi può dormire qui. Le assicuro che sia io e che Nicola non le torceremo un capello.»

«Sì, ma uno di voi dovrebbe cambiare stanza e andare per forza con altre ragazze, che potrebbero essere infastidite, allora dovrebbe tornare qui e dividere il letto con lei, e come se non bastasse se la Orsi lo scopre apriti cielo. Poi dovremmo pulire quella chiazza di vomito, in un modo o nell'altro. No, tutto troppo complicato. Qual è la sua stanza lo sa qualcuno?»

«La 112» bofonchia Adele con palese fastidio «È la stessa mia, se serve vi accompagno.»

«Mi faresti un favore» risponde lui grato «Ma tra un po', in modo che si riprenda un minimo.»

Cala un silenzio breve, rotto dalla voce infastidita di Nicola: «Va be', abbiamo capito. Ragazzi, è stato bello finché è durato, bacini bacetti a tutti. Grazie per aver rovinato la serata, Elisa» conclude con aperto disprezzo, gettandole addosso uno sguardo in tralice.

Non riesco a trattenere un commento a bassa voce.

«Non potrei essere più d'accordo.»

«Hai detto qualcosa?» si informa Clarissa. Alzo lo sguardo con noncuranza, ripeto quanto ho mormorato e ricevo in risposta un'alzata di sopracciglia.

«Ma se stavi per andartene. Neanche ti piace bere.»

Mi sento con le spalle al muro, ma recupero in breve tempo: «Si era creata una bella atmosfera, dai!»

Clarissa storce la bocca in una smorfia di scarsa convinzione per pochi secondi, poi alza le spalle: «Va be', torniamo in camera?»

«Subito!» le dà manforte Ester, dirigendosi ad ampie falcate verso la porta. Valuto se proporre a Rodari di dargli una mano a trasportare Elisa in camera, ma dopo la frecciata delle mie amiche preferisco evitare per non destare ulteriori sospetti.

«'notte ragazzi, 'notte prof!» taglia corto Ester aprendo la porta e incamminandosi lungo il corridoio, seguita da Clarissa che borbotta un saluto appena udibile. Mi concedo gli ultimi secondi che ho a disposizione per guardare Rodari, sempre concentrato sulla mia compagna, del tutto ignaro del mio sguardo fisso su di lui.

«Ciao ragazzi» saluto, spostando lo sguardo controvoglia sui miei compagni, che ricambiano con scarso entusiasmo. Poi mi volto nuovamente verso di lui, e non trattengo un sorriso.

«Buonanotte, professore.»

Alza una mano in risposta, senza smettere di osservare Elisa: «'notte Nin.»

Mi chiudo la porta alle spalle e getto un'occhiata veloce al corridoio: deserto.

Mi appoggio un momento al muro vicino alla porta: «Nin», ripeto. Poi lo ripeto una seconda volta, prolungando quelle tre lettere all'inverosimile, godendomi il doppio battito della lingua sul palato mentre il mio cervello recupera, in maniera automatica, il celebre incipit di "Lolita" di Nabokov.

«Lo-li-ta» salmodio «Ni-n.»

Sorrido ancora, e riprendo a camminare lungo il corridoio, accorgendomi solo ora di quanto l'aria si sia fatta più leggera e respirabile senza gli odori di vomito e canne.

~*~*~*~

Quando noto Valerio dal finestrino del pullman sento un macigno cascarmi sullo stomaco: a maggior ragione quando mi rendo conto che, giustamente, è accigliato e scuro in volto.

Ciononostante, appena inizio a scendere lo vedo farsi strada in mezzo alla folla di amici e genitori e corrermi incontro con un sorriso ampio e gioioso: «Bentornata, amore mio!»

Sorrido senza più convinzione: «Che bello, sei riuscito a venire» commento, quasi in imbarazzo.

«Te l'avevo promesso: ti sei divertita? Com'è Verona?»

Per quanto cerchi di mantenere un tono affabile, mi rendo conto subito di quanto stia fingendo a sua volta e di quanto la situazione risulti tesa per entrambi.

«Dobbiamo parlare» sputo in un fiato, sapendo quanto siano fastidiose e spiacevoli quelle due parole. Valerio, da parte sua, non dà cenno di scomporsi.

«Dammi la valigia. La carico in macchina, ci sediamo e parliamo.»

Siamo ormai agli sgoccioli della prima parte, e mi sa che adesso saranno verdure per diabetici! Cosa vi aspettate dalla chiacchierata con Valerio?

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Siamo ormai agli sgoccioli della prima parte, e mi sa che adesso saranno verdure per diabetici! Cosa vi aspettate dalla chiacchierata con Valerio?

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