Andrea non si tira per nulla indietro: anzi, si avvicina ancora di più verso di me, cingendomi la schiena, la nuca, ovunque riesca ad arrivare considerata la differenza di altezza.
Senza perdersi in cerimonie, inizia a farsi strada con la lingua, nonostante i denti da vampiro che rendono più difficoltoso il tutto: lo accolgo, sbalordita e frastornata da quella fortuna così grande che mi è stata concessa, senza più consapevolezza di tutto ciò che mi circonda a parte le braccia di Andrea, investita dall'odore di alcol, fumo, cibo e chissà che altro che sprigiona la sua bocca, così distante dal vago aroma di menta di Valerio, carico, forte, penetrante.
Inizio ad accarezzargli il viso con foga, avida di scoprirne i dettagli: lascio scorrere le mani sui capelli piastrati, attorcigliando un ciuffo sul dito e dispiacendomi di non poter saggiare i suoi ricci, scivolo verso le orecchie, il collo, come un cieco quando esamina chi ha davanti e cerca di costruirne un'immagine definita. Non so neanche dove stia andando la mia lingua, troppo bramosa di toccarlo il più possibile: scivolo lungo le spalle, il petto, lasciando che le mie mani si avventurino attraverso l'apertura della camicia, impazzita.
Ho caldo, troppo caldo. Sento il cuore indirizzare sangue ai miei palmi, alle mie guance, al mio petto, le mie gambe sono malferme, mentre il mio basso ventre spilla come non mai.
Lui mi accarezza la schiena con mani malferme, come se non sapesse con esattezza come muoversi, talvolta scende fino al fondoschiena, ma risale di corsa, come se bruciasse, forse timoroso di mancarmi di rispetto.
"Un gentiluomo anche da ubriaco, insomma."
La vibrazione del cellulare mi riporta alla realtà in maniera troppo brusca. Mi separo da Andrea con violenza, ansimando e realizzando solo ora che potrei avere il trucco tanto rovinato da fargli comprendere la mia identità, mentre la maschera di pizzo sta per scivolarmi via dal viso.
L'eccitazione cede il passo al panico, ma lui non sembra avermi riconosciuta: gli sorrido un'ultima volta, gli soffio un ultimo bacio e mi allontano con lo sfumare della canzone verso il guardaroba, recuperando in tempi brevi il cappotto e uscendo.
L'aria fredda di inizio novembre mi prende a schiaffi, ma in questo momento la trovo un toccasana: respiro a fondo mentre il mio cuore si placa pian piano, il sangue torna al suo solito ritmo e le mie gambe smettono di tremare.
"Ho baciato Andrea."
Quel pensiero si pianta nel mio cervello e picchia come un martello pneumatico, ripetendosi all'infinito e mettendomi addosso voglia di ridere, urlare e bestemmiare tutte insieme, al punto tale che inizio a ridere, mi abbandono lungo il muro esterno della discoteca e mi siedo sul marciapiede, togliendomi la maschera e tirando fuori dalla pochette uno specchio: considerato quanto ho sudato e quanto io e Andrea ci abbiamo dato dentro, anche se per pochi secondi, il mio trucco è pressoché intatto.
Meglio: Ester non farà domande scomode a cui non saprei rispondere.
«Sei sbronza o cosa?»
Alzo lo sguardo.
Ester è decisamente più malconcia: il trucco è parzialmente colato, le morbide onde dei suoi capelli scarmigliate e il vestito ha il fondo calpestato e nero. Sorrido.
«No, no, solo un po' di male ai piedi» mento «Bella serata, eh?»
«Altroché!» si illumina di entusiasmo «Non so da dove ti sia uscita l'idea di andare in discoteca, ma è stata geniale. Dovremmo andarci più spesso, non credi?»
Alzo le spalle: «Sì, può darsi.»
«"Può darsi"?» ripete con una risata divertita, porgendomi la mano per aiutarmi a rialzarmi dal marciapiede «Che razza di risposta è? Secondo me non sei del tutto lucida.»

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Hamartia
Teen Fiction[COMPLETA] Melissa Cammareri ha tutto ciò che un'adolescente possa desiderare: bellezza peculiare, ottimi voti a scuola, una compagnia di amici fidati e un ragazzo innamorato di lei al suo fianco. La sua vita sembra procedere senza difficoltà lungo...