Capitolo 18 - Roma-

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Giovedi 14.49

L'aria di Roma la sento subito, la respiro appena scendo dal treno. Aria di casa, aria di famiglia, di amici, della mia vita di prima. Mi sento cittadino del mondo da sempre, ma tornare a casa ha sempre un sapore dolce. Il casino di Termini è sempre uguale, gli assembramenti di gente ai treni, il passeggio per lo shopping nella galleria dei negozi, i gruppetti di sbandati buttati per terra negli angoli, l'odore di piscio dei muri vicino ai binari... C'è il sole a Roma, come quasi sempre. Qui è già primavera e non vedo l'ora di potermela godere un po'. A volte mi mancano le gite con gli amici storici, le domeniche sui colli con qualche ex, le corse in motorino fino al mare, le discoteche d'estate, le giornate in cui non andavo a scuola e si cazzeggiava per il centro, facendo i cretini con le turiste carine. Avrei voglia di prendere un autobus del cazzo e girare per la città senza meta e senza tempo, guardarmi intorno e riassaporare un po' di vita normale. La casa discografica però ha mandato una macchina a prendermi: c'è il solito ragazzo, Luca, detto lo smilzo, anche se stavolta la macchina è una smart. Mi metto a ridere vedendola e chiedo allo smilzo se stanno risparmiando sui mie trasporti: lui ride con me. -Aò, Damià, se sò incazzati parecchio quando hanno scoperto che sul treno con gli altri non c'eri!- mi avvisa. Io faccio spallucce e gli rispondo serafico –E a me che cazzo ne frega?- mentre gli lancio la sacca, sperando trovi un posto dove metterla, in quello spazio minuscolo. Il traffico romano è come sempre un casino ma lo smilzo è un tipo a posto, mettiamo su musica a palla, finestrini abbassati e cantiamo a squarciagola, come due scemi. Un gruppo di suore straniere, in abito bianco, si gira a guardarci e io mando baci con la mano. -Damià, senti, c'è mio cuggi che vuole diventare un rapper. C'ha 13 anni però spacca, ti giuro. Te posso mannà qualcosa da sentì?- Gli rispondo col pollice verso l'alto: speriamo non sia il solito adolescente in crisi ormonale. I sanpietrini del centro fanno traballare la smart e mi viene da scrivere qualcosa anche su questo, così tiro fuori il blocco e la penna dalla giacca. Stavolta scrivo in verde e poi annuso: profumo di mela verde! Lo smilzo mi guarda perplesso ma poi ci facciamo una risata. -E' un regalo di una fan- gli spiego. -Ahhhhh. Stavo a pensà male, Damià-. -Tranquillo, smilzo, sono sempre sulla stessa sponda- e gli strizzo l'occhio.

Giovedi 19.57

Abbiamo provato quasi tutti i pezzi del concerto, ci resta solo da definire qualche particolare e da provare la canzone nuova, Limits. Domani mattina dobbiamo tornare qui a finire le prove, poi nel pomeriggio trucco e parrucco e poi si aprirà il sipario. Il posto è abbastanza grande, del genere che piace a me. E' un capannone, ex industriale, recuperato: è una specie di mix tra un club ed un centro sociale. Il palco è abbastanza piccolo e stiamo decidendo bene come posizionarci per avere ciascuno il proprio spazio. Manterremo la formazione classica : Ethan dietro, al centro, il Cobra alla mia destra e la Queen alla mia sinistra. Io giocherò un po' con tutti, a seconda del pezzo. Alla fine di Chosen mi lascerò scivolare sul pubblico, ci saranno comunque quelli della sicurezza pronti a tirarmi su, nel caso venissi trattenuto. Ci saranno anche amici e parenti, compreso mio nonno, il Grande David, a cui ho riservato una sedia in un punto cieco del palco, in modo che ci possa vedere ma senza rischiare di soffocare nel casino del parterre. E ho intenzione di cominciare la serata con una sua giacca, di velluto nero, a cui ho fatto applicare delle catenelle con dei pendaglini, per renderla più rock. Continuo ad attingere ai bauli che tiene in cantina, trovando sempre nuove meraviglie: è sempre stato uno stiloso il nonno, un dongiovanni, anche se la nonna poi lo aveva saputo trattenere. Una storia d'amore d'altri tempi, vissuta con passione ma anche col terrore negli anni del fascismo, essendo entrambi ebrei. Uno dei pezzi che sto sistemando proprio in questi giorni parl di loro e della loro storia: è una canzone molto poetica, spero di non commuovermi quando finalmente portò cantarla davanti al pubblico.

Giovedi 23.09

Io e i ragazzi abbiamo cenato in un'osteria non lontana dal posto del concerto e poi ci siamo fatti portare a casa di Vic: suo papà e la sister ci hanno preparato una bottiglia e dei calici per festeggiare il ritorno a casa e così abbiamo brindato tutti insieme. Poi ci siamo chiusi in camera di Vic per parlare un po' e definire i dettagli di domani. Siamo un po' stanchi ma anche tremendamente eccitati, non vediamo l'ora di fare casino, qui, a casa nostra. Io esco sul balcone a fumarmi una sigaretta col Cobra: fuma anche lui da tempo ma non vuole farsi vedere, non ho ben capito perché. Stasera lo vedo un po' strano ma poi penso che ci sarà Anna che lo aspetta e che non vedrà l'ora di raggiungerla. – Aò, Cobra, quando vai da Anna?- gli chiedo a bruciapelo. Ovviamente arrossisce. -L'ho sentita poco fa, finisco la sigaretta e chiamo un taxy- mi dice con l'espressione di uno che se la vuole filare. -Non dirle niente di Limits, eh. Deve esse nà sorpresa Cobra, hai capito??- -Ah Damià- mi risponde sbuffando col suo fare da adolescente scocciato- la devi finì di scassare il cazzo, lo so che non devo parlà-. -Eh non te incazzà Cobra, dai. Va beh che poi ci pensa Anna a farte rilassà- e, sapendo che sta per mandarmi a cagare, mi giro verso il panorama: una notte romana, piena di stelle. Abbiamo suonato decide di volte su questo balcone, ci abbiamo girato anche più di un video, quando non avevamo soldi per altre location. Da qui si gode una vista stupenda su Roma, migliaia di lucine nel buio. Mi prende l'impulso romantico e mi faccio un selfie con, alle spalle, questa stellata romana. Cerco il numero di Bea e gliela invio.

Ti regalo un pezzo di cielo romano. E la Stella che lo illumina!

Vic mi raggiunge e sbircia quello che ho appena scritto. -A Princess! sei sempre a solita megalomane!- dice, prendendomi in giro. Io le sorrido e poi la abbraccio. Quando la lascio, lei si gira e si appoggia al balcone a guardare la notte. La abbraccio di nuovo, da dietro. Vic è minuta, quando la abbracci quasi hai paura di farle male. Lei tiene le mia mani con le sue e stiamo in silenzio a goderci l'emozione di essere a casa.

Adoro Vic, l'ho già detto?

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora